Perché alcune città d’Italia sono invase dalle mosche

Sono svariate le ragioni per quest'invasione improvvisa di insetti. In cima c'è il clima ma non è l'unica causa: ecco quando finirà questa situazione spiacevole

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Alcune città italiane sono alle prese con un aumento considerevole del numero di mosche. Una problematica concreta e ovviamente fastidiosa, che non lascia in pace i cittadini neanche in casa. Gesti quotidiani come una passeggiata nel parco, ad esempio, sono di colpo irritanti, a dir poco.

Tutto ciò si basa su segnalazioni, considerando l’effettiva difficoltà nel conteggio degli insetti. La situazione è però sotto gli occhi di tutti, con Genova che è la città che ha evidenziato maggiormente il problema. Non si tratta però dell’unica, come dimostra il caso Torino, ma di certo quella in più evidente difficoltà.

Invasione di mosche

Centinaia di segnalazioni e soprattutto nessuna zona cittadina che pare salvarsi dall’invasione delle mosche. Sotto quest’aspetto i social sono la principale fonte d’informazione. Attraverso questi è infatti possibile rendersi conto dell’effettivo disagio dei cittadini genovesi, e non solo. Numerosi i post, così come le segnalazioni all’ufficio animali del Comune. Tutto ciò ha portato alcuni entomologi a occuparsi della questione che, come detto, sta riguardando differenti città italiane.

Tutto ciò, neanche a dirlo, è connesso al clima. Non ci ritroviamo infatti in una condizione normale, neanche a dirlo, con temperature ben al di sopra della media per il mese d’ottobre. L’autunno è alle porte ma, nel frattempo, in numerose regioni ci si reca ancora al mare. La temperatura è importante perché determina, insieme ad altre condizioni ambientali, la rapidità di sviluppo di una larva, che diventerà poi una mosca. Generalmente ciò avviene in 2-4 settimane. Da larve a pupe e, in una settimana, la metamorfosi in mosca è completata.

Numericamente parlando, in climi temperati si arriva a 12 generazioni di mosche l’anno, considerando 2-4 settimane di vita e fino a 500 uova deposte in questo lasso di tempo. Nelle aree più calde, però, le generazioni toccano quota 20. Va da sé che un clima caldo costante, che perdura da mesi e ha ormai occupato parte dell’autunno, va a generare uno stravolgimento in questo delicato ordine naturale.

Allarme mosche in città: motivi e quando passerà

L’invasione di mosche a Genova si spiega proprio così, puntando particolarmente il dito contro il gran caldo registrato. Ciò vuol dire che a breve la situazione tornerà alla normalità ma, al tempo stesso, si ha l’ennesima riprova di come il mondo stia rapidamente mutando dinanzi ai nostri occhi. Ciò che oggi è un “fastidio”, domani potrebbe trasformarsi in una problematica particolarmente grave. Intervistato da Repubblica, il docente di zoologia dell’Università di Genova, Stefano Vanin, ha spiegato quali sono le condizioni cui dare la colpa di questa situazione.

Nello specifico si parla di un mix di temperature elevate a inizio autunno, estate calda con molte precipitazioni e alto tasso di umidità. Si sono create, di fatto, le condizioni ideali per il proliferare delle mosche: “Tra alcuni giorni le temperature scenderanno, il che porterà le mosche a sparire. C’è da dire, però, che quando sono così tante, non può dipendere soltanto dalle temperature”.

Qual è dunque la ragione ulteriore di questa proliferazione fastidiosa? Lo stato di sporcizia cittadino, nello specifico rifiuti, dunque sostanze organiche in decomposizione all’aperto, ma anche ratti deceduti in seguito a processi di derattizzazione. La carne in putrefazione rappresenta infatti un pasto ghiotto per le mosche, che si nutrono anche di frutta e vegetali, preferendo quelli in decomposizione.

Gran caldo, città sempre più sporche e non solo. Come detto, questo allarme non riguarda soltanto Genova, oggi, ma soprattutto non sarà limitato soltanto a poche città nel prossimo futuro. A rischiare maggiormente sono i Comuni con ridotte aree verdi, utili per garantire le necessarie condizioni di vita per svariate specie di uccelli, e non solo, in grado di liberare la città da insetti, di cui sono ghiotti. La catena del ciclo naturale si è spezzata in un nuovo punto, dunque, e la causa ultima è ancora una volta l’uomo.