John Steinbeck: perché “Uomini e topi” è ancora attuale

Comprendere a fondo il significato di "Uomini e topi", capolavoro di John Steinbeck: analisi dell'esistenza degli ultimi a questo mondo

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Nato nel 1902, John Steinbeck è uno dei grandi scrittori della sua epoca. Premio Nobel per la Letteratura ricevuto nel 1962, sei anni prima del suo decesso. Ha lasciato dietro di sé numerosi testi dall’incredibile valore, tra i quali ancora oggi si evidenzia con forza Uomini e topi. Proviamo a spiegarne l’impatto e perché oggi andrebbe riscoperto.

Ciò che riesce a realizzare in questo volume è una sintesi. Trova infatti la propria condizione ideale in queste pagine il suo realismo poetico. Nel suo stile asciutto, racconta un episodio di vita dell’America rurale, che si erge ad allegoria universale dell’emarginazione degli ultimi. Una storia cruda, d’amicizia e pena, che lascia piovere sui suoi protagonisti un senso di tragedia alla quale nessuno può sperare di sfuggire.

Uomini e topi: la trama

Uomini e topi è un romanzo breve ma non per questo non risulti avere un impatto enorme. La trama vede come protagonisti George Milton e Lennie Small, lavoratori stagionali che vagano da un ranch all’altro, facendosi pagare (una miseria) per la propria manodopera. Siamo nell’America della Grande Depressione e i due danno l’impressione di non poter stare a questo mondo da soli.

Sono complementari, in quando George è la mente, sempre proiettato al prossimo punto da raggiungere, così come al rendere la loro vita migliore, acquistando magari un appezzamento di terreno. Lennie è invece il corpo. Il suo è un fisico portentoso, che fa la differenza in ogni ranch in cui iniziano a lavorare. La sua psiche, però, è quella di un bambino. Si lascia distrarre facilmente, ammaliato ad esempio dalla morbidezza dei topolini di campagna. Non sa però dosare la propria forza, il che trasforma le carezze in una morsa letale.

George si è fatto carico di Lennie, perché nel mondo degli uomini gli mancano le caratteristiche per restare in vita a lungo. La società è fondata su gesti primitivi e una psiche indirizzata alla prevaricazione. Il candore di Small è qualcosa di appena giustificato soltanto nei bambini. I due sono accompagnati fin da subito da un senso di tragedia incombente, che trova la sua personificazione in Curley e la sua giovane moglie, proprietari di un ranch, vera e propria rappresentazione di dominio e tentazione, in contrapposizione con la carità e l’innocenza dei protagonisti.

Il destino degli ultimi

Il mondo è davvero così tanto cambiato? La società in cui viviamo è realmente migliore? Trascorrono i decenni, eppure alcune dinamiche tornano in maniera nefasta. Circondati da tecnologia e benessere ostentato, continuiamo a vivere dominando sugli emarginati. Non c’è via di fuga dal loro destino e il sogno di un futuro diverso e migliore è spesso nient’altro che la nenia che George ripete per tranquillizzare Lennie.

Al tempo stesso, nei miraggi di libertà di Uomini e topi ritroviamo anche tanto del nostro vivere comune, di noi che vantiamo un’esistenza regolare, senza estremi positivi o negativi. Noi nel mezzo, incastrati in una terra misera, fatta spesso di umiliazione e sopportazione. Bloccati in un loop che ci vede vivere per lavorare, ammaliati però da paradisi impossibili, le cui immagini ci vengono propinate da chi, dall’alto, ci osserva come topolini.