Helmut Kohl, perché fu il padre della riunificazione tedesca

Qual è stata la rilevanza di Helmut Kohl nel percorso che ha portato la Germania dall'essere divisa a quella che è oggi: criticato e osteggiato, è oggi ricordato come un cancelliere coraggioso

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Nel 2017 è deceduto Helmut Kohl, ex cancelliere tedesco passato alla storia per aver gestito la riunificazione della Germania. In carica dal 1982 al 1998, è stato proprio durante la sua cancelleria che è sparita la divisione tra Germania Ovest e Germania Est. Un processo politico e societario storico, che di seguito affrontiamo nel dettaglio.

Dalla riunificazione alla crisi

Se Helmut Kohl viene definito il padre della riunificazione tedesca è per sottolineare la sua grande battaglia. Si ritrovò infatti quasi del tutto isolato nel seguire questo percorso impervio. Faccia a faccia contro la realpolitik degli altri leader d’Europa, in primis Mikhail Gorbaciov.

Contrastato e contestato anche da membri del suo stesso partito, ha schierato tutto il proprio pragmatismo, mostrandosi testardo nel perseguire la propria visione per le Germanie. In carica per ben sedici anni, è stato il cancelliere più longevo dai lontani tempi di Otto von Bismarck. In qualche modo, però, fu proprio la riunificazione tedesca a spingere il suo mandato verso la conclusione. Lo scotto da pagare per aver fatto la storia.

Sostenuto da pochi a livello internazionale, come detto, venne elogiato da George Bush, padre, che lo definì il più grande leader europeo della seconda metà del ventesimo secolo. Cruciale la sua alleanza con la Francia, fianco a fianco con Mitterand. Ciò aprì le porte all’integrazione europea della Germania, gettando le basi per la strada futura che il Paese avrebbe seguito.

Come detto, è stato un uomo molto testardo e certo delle proprie convinzioni. Un chiaro esempio è dato dal contrasto con Karl Otto Poehl, presidente della Bundesbank. Questi si dimise in seguito alla scelta del cancelliere di imporre il cambio alla pari tra il marco dell’Ovest e quello dell’Est. Due gli obiettivi da raggiungere, secondo la sua visione. Da una parte mirava a rafforzare il senso di unità e dall’altra voleva bloccare il processo di migrazione da un lato all’altro. Le conseguenze economiche sono però state molto pesanti, con il costo della riunificazione decisamente aumentato, con un gap economico tra le due sezioni che soltanto nel corso degli anni Duemila è andato riducendosi.

Le dimissioni

Oggi la Germania ricorda Helmut Kohl con affetto e rispetto, ma è servito del tempo, molto, per riconoscergli quanto dovuto. Un percorso lento, non facilitato di certo dal modo in cui le dimissioni dell’ex cancelliere sono giunte.

Nel 1998 ha ceduto il passo alla coalizione di Gerhard Schroeder, alle prese con la condizione di “malato d’Europa” nella quale si trovava la Germania al tempo. Kohl ha poi dovuto fronteggiare lo scandalo dei fondi neri per la Cdu. Ammesse le proprie colpe, nel 2000 è stato costretto a dimettersi dall’incarico di presidente onorario del partito.

Ha però proseguito a gestire le cose a modo suo, con la ben nota testardaggine. Non ha infatti mai rivelato i nomi dei donatori dei fondi illegali, spiegando d’aver dato la sua parola d’onore. Ad allontanarlo definitivamente dal suo regno è stata una giovane Angela Merkel, che Kohl era solito definire das Maedchen, ovvero “ragazzina”, sottovalutandola.

È stata lei a far fuori il mentore e oscurare il suo presunto delfino, Schaeuble. Il rapporto tra i due non si è mai ricucito ma, alla sua morte, l’ex cancelliera lo ha così definito: “Un grande tedesco e un grande europeo. Una fortuna per la Germania”.