Putin si ricandida alle elezioni presidenziali e punta a restare leader fino al 2030

Vincere le elezioni russe di marzo 2024 per Vladimir Putin sarà come segnare un gol a porta vuota, salvo improbabili colpi di scena legati all'andamento della guerra

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Vladimir Putin ha annunciato la sua ricandidatura alle elezioni presidenziali russe che si terranno dal 15 al 17 marzo 2024. Il capo del Cremlino, pronto a correre per il suo quinto mandato, ha dichiarato di essersi sentito obbligato a ripresentare la candidatura poiché “non c’è altra scelta”.

Putin si candida alle elezioni del 2024

Putin correrà come indipendente, ma con il sostegno del suo partito Russia Unita e di Russia Giusta. L’annuncio della ricandidatura è arrivato l’8 dicembre nel corso di una cerimonia per la Giornata degli eroi della patria. Secondo gli analisti, per il 71enne Vladimir Putin restare al potere sarà come segnare un gol a porta vuota. Il più famoso oppositore politico di Putin, Alexei Navalny, è in carcere e non potrà correre alle elezioni. Fuori dai giochi anche il nazionalista russo favorevole alla guerra Igor Girkin, che è in custodia in attesa di processo per incitamento all’estremismo. A novembre Girkin aveva dichiarato l’intenzione di candidarsi alla presidenza, anche se aveva aggiunto che nelle prossime elezioni “farsa” il nome del vincitore è già chiaro.

Altri candidati alle elezioni russe

Alla tornata elettorale si presenteranno anche altri candidati, ma gli unici che potrebbero impensierire Putin sono due: Grigory Yavlinsky (leader dell’unica forza di opposizione liberale che non è ancora stata smantellata dal Cremlino) e Boris Nadezhdin (ex deputato della Duma ed ex esponente della disciolta Unione delle Forze di Destra). Sia Yavlinsky che Nadezhdin hanno contestato la decisione di muovere guerra all’Ucraina. Salvo improbabili colpi di scena, la vittoria del presidente uscente è scontata.

Putin punta al plebiscito

Ciò che turba la serenità del leader russo è l’eventualità che uno degli altri candidati riesca a erodere abbastanza consenso da impedire una rielezione plebiscitaria. Questo sarebbe vissuto come una perdita di smalto del suo carisma personale e come un indebolimento del suo potere. Un’incognita in questo senso potrebbe essere rappresentata dall’andamento della guerra in Ucraina: un piccolo, ma agguerrito e crescente, movimento di protesta di mogli e madri di soldati al fronte contesta Putin. Il risultato elettorale che verrà raccolto fra poco più di tre mesi potrebbero essere influenzato dall’andamento del conflitto.

In caso di vittoria, Vladimir Putin rimarrebbe in sella fino al 2030 con la possibilità di ricandidarsi anche alla successiva tornata elettorale del 2036. In caso di vittoria anche a tali elezioni, Putin riuscirebbe a superare il record di 31 anni al potere di Iosif Stalin, rimasto in sella dal 1922 al 1953.

Putin comanda la Federazione russa con pugno di ferro dal 31 dicembre 1999. L’unica pausa (formale) dal potere per lui è arrivata nel maggio del 2008 quando, impossibilitato a ricandidarsi per una terza volta consecutiva, venne obbligato dalla normativa a cedere il comando al suo delfino Dmitrij Medvedev. In quel governo Putin ottenne comunque il ruolo primo ministro e vero asse del potere.

La candidatura di Putin alle prossime presidenziali, in realtà, non va considerata affatto una scelta dell’ultim’ora: nel 2020 il capo del Cremlino spinse un referendum di riforma costituzionale volto a permettergli di restare saldamente al potere senza più l’obbligo di saltare turni. Quel referendum passò con quasi l’80% dei sì.