Potremmo aver assistito a uno step cruciale nella storia del conflitto tra Russia e Ucraina, o semplicemente a una nuova mossa tattica che non porterà modifiche sostanziali nello scacchiere geopolitico.
Il presidente russo Vladimir Putin è intervenuto in videoconferenza al vertice virtuale del G20, organizzato dall’India. Ha apertamente parlato di pace, senza però far mancare un netto e duro attacco a Kiev, riferendosi nello specifico a Zelensky.
La Russia chiede la pace
Vladimir Putin parla di tragedia che deve avere fine, per il bene dei popoli. Da comprendere quali possano essere i termini per un accordo, tentato in passato ma con zero risultati, anche se lasciano poche speranze le parole rivolte a Zelensky.
In collegamento streaming ha dichiarato: “La Russia è pronta ai colloqui, perché occorre mettere fine alla tragedia in Ucraina”. Una mossa politica che, di fatto, evidenzia l’importanza della resistenza di Kiev, che ha di fatto stupito il mondo. Il conflitto è proseguito ben oltre le aspettative di Putin, che ora è pronto a un confronto ma di certo non a perdere il proprio peso su scala nazionale e internazionale.
Conosciamo bene le giustificazioni che il governo russo ha addotto per l’attacco all’Ucraina. Non c’è dunque alcun passo indietro, ideologicamente parlando, in queste parole di Putin. La versione dei fatti che ha proposto al G20 è molto chiara: è Kiev a non voler parlare di pace.
“Il Cremlino non ha mai rifiutato i colloqui di pace”. L’ostacolo cardine sarebbe rappresentato da una legge varata dal governo Zelensky, che vieterebbe i negoziati con l’attuale esecutivo russo.
Per quanto sul fronte propagandistico le parole di Putin abbiano un netto peso, è difficile pensare che questo sia un reale step in avanti, concreto, in direzione di una pace risolutiva. In tal senso sarà molto importante l’influenza di altri Paesi, Stati Uniti in primis.
Gli elementi di cui tener conto sono svariati, e in cima alla lista troviamo le elezioni presidenziali in Ucraina, previste per marzo 2024. Indicando Zelensky come solo ostacolo, risulta chiaro come Putin abbia dato il via alla sua campagna elettorale a distanza.
Il decreto di Zelensky
Considerando il supporto ricevuto, è difficile pensare che Kiev possa chiudere le porte a priori, anche se tutto ciò suona come una mera strategia politica. Dinanzi a una minima chance di porre fine alla strage in atto, saranno necessarie delle valutazioni su differenti fronti.
“L’Ucraina ha annunciato pubblicamente che si sarebbe ritirata dal processo negoziale. – ha ribadito Putin – È stato inoltre firmato un decreto del capo dello Stato che vita tali negoziati”. Il riferimento, in questo caso, è a una legge varata a ottobre 2022.
Poco più di un anno fa, il presidente ucraino ha ratificato la decisione del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale. Ciò a fronte dell’evidente incomunicabilità in seguito ai primi colloqui: “Affermata l’impossibilità di intrecciare negoziati con il presidente della Federazione russa Putin”. Al tempo stesso, si evidenziava la necessità di rafforzare la capacità difensiva dell’Ucraina.
Nel frattempo Zelensky parla di negoziati, ma in riferimento all’Unione europea. Il riferimento è alla possibile adesione dell’Ucraina: “Vorrei che il tutto si basasse su fatti concreti. Non ci aspettiamo regali e capiamo che si tratta di un processo di merito. Abbiamo però rispettato le 7 raccomandazioni al 100%. Questa decisione sarebbe importante per il nostro popolo. Se non saremo uniti, daremo un’extra vittoria a Putin”.