La ragionata, più che profetica, definizione di Papa Francesco sulla “terza guerra mondiale a pezzi” appare ogni giorno più veritiera. I conflitti preesistenti in Ucraina e Medio Oriente sono rapidamente degenerati in guerre che tengono in scacco l’intero pianeta a molteplici livelli: geopolitico, energetico, economico, commerciale, sociale.
I rischi di allargamento degli eventi bellici, paventati da più parti con sempre maggiore incisività, si sono materializzati anche in Estremo Oriente. La Corea del Nord ha riversato un carico di fuoco di artiglieria vicino a due isole al confine con il territorio della Corea del Sud. La risposta di quest’ultima non si è fatta attendere.
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Cosa è successo in Corea
Le Forze Armate nordcoreane hanno sparato oltre 200 colpi nelle aree Jangsan-got dell’isola settentrionale di Baengnyeong e nel nord dell’isola di Yeonpyeong, ricevendo come risposta l’esplosione da parte di Seul di numerosi proiettili. Seul ha subito ordinato l’evacuazione preventiva dei civili dai due atolli sulla costa occidentale. L’isola sudcoreana di Yeonpyeong si trova nel Mar Giallo, a circa 12 chilometri a sud della costa della provincia nordcoreana di Hwanghae.
Non si tratta di un caso isolato: a novembre i due Stati in cui è divisa la penisola coreana si erano resi protagonisti di scontri simili, dopo la decisione di annullare l’accordo di pacificazione sottoscritto nel 2018 in cui si impegnavano a “cessare tutti gli atti ostili in ogni campo”. Un’intesa salutata all’epoca come “l’inizio di una nuova era” che avrebbe condotto alla pace permanente e alla completa denuclearizzazione, sotto l’egida della comunità internazionale. L’area odierna dello scontro fra Coree è la stessa interessata da fuoco incrociato anche nel 2010, quando Pyongyang esplose 170 proiettili di artiglieria su Yeonpyeong uccidendo quattro persone, tra cui due civili, in quello che diventò il primo attacco nordcoreano contro obiettivi non militari dai tempi della Guerra di Corea (1950-1953).
Per la Corea del Sud le raffiche di artiglieria nordcoreane sono state un “atto provocatorio”. Se Pyongyang non cesserà immediatamente gli attacchi, Seul risponderà con “azioni appropriate”. Dopo aver risposto al fuoco avversario, le truppe sudcoreane hanno mostrato i muscoli ai nordcoreani effettuando un’esercitazione con proiettili da guerra da cannoni semoventi K9.
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La Corea del Nord si prepara alla guerra e invia missili alla Russia
La nomea di essere l’unica nazione al mondo a non aver mai fatto la guerra a nessun altro Stato sembra ormai definitivamente superata per la Corea del Nord. Dopo il record di lanci di missili balistici nel Mar del Giappone – in violazione di numerose risoluzioni delle Nazioni Unite -, i test nucleari e le operazioni militari esplicite all’insegna dell’esibizione, Kim Jong-un ha ordinato una decisa accelerazione dei preparativi per una “guerra” che potrebbe “essere lanciata in qualsiasi momento” contro la Corea del Sud. L’ennesima minaccia regionale diretta agli Stati Uniti, guida di Seul ed egemoni nell’Indo-Pacifico, ormai stanchi di competere su molteplici fronti (dall’Ucraina a Israele, dall’Africa a Taiwan).
Per togliere qualsiasi dubbio ai propri avversari, il regime di Kim ha perfino inserito nella Costituzione nordcoreana il suo status di potenza nucleare e ha testato con successo l’Hwasong-18. Si tratta del missile balistico intercontinentale più potente dell’arsenale nordcoreano, in grado di raggiungere e colpire gli Stati Uniti in pochi secondi. I missili della Corea del Nord vengono anche esportati su teatri di guerra esteri, come in Ucraina. Pyongyang ha infatti inviato alla Russia una serie di vettori balistici utilizzati per la prima volta negli attacchi sferrati contro Kiev a cavallo tra 2023 e 2024. Mosca intanto cambia tattica e invita la Nato a “tradire” l’Ucraina.