La guerra d’Ucraina si decide sul mare: cosa sta succedendo

Quella tra Russia e Ucraina è sempre più una guerra dei porti, in cui la flotta di Mosca accusa grandi difficoltà. Kiev punta a riconquistare la Crimea. Esplode il giallo dell'ammiraglio Sokolov

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Nella nebbia della guerra non si vede molto e quello che si vede spesso è un inganno. Funziona così, soprattutto in un conflitto ibrido come quello d’Ucraina, in cui la propaganda è l’arma più sofisticata in mano ai due schieramenti contrapposti. Una cosa, però sembra più certa di altre: Kiev sta attaccando e mettendo in difficoltà Mosca.

La controffensiva ucraina si concentra sui porti del Mar Nero controllati dai russi, con un obiettivo primario: riconquistare la Crimea. L’esercito di resistenza afferma di aver ucciso 34 ufficiali nemici, tra cui l’ammiraglio della flotta russa Viktor Sokolov. Il Cremlino smentisce, mostrando l’alto ufficiale in videocollegamento. Ecco come sta andando la guerra in mare e come potrebbe finire (intanto la nuova Polonia stravolge l’Europa).

Il giallo sull’uccisione dell’ammiraglio Sokolov

Partiamo proprio dal giallo Sokolov, che tanto giallo non è. Non foss’altro perché Mosca ha mostrato la faccia del comandante della Flotta del Mar Nero pubblicando il video di una riunione di alti ufficiali, dopo le notizie sulla sua uccisione rivendicata dagli ucraini durante il massiccio attacco missilistico sferrato venerdì su Sebastopoli. Sokolov viene mostrato mentre ascolta un discorso del ministro della Difesa, Sergej Shoigu.

Anche sul sito del Cremlino, che riassume i punti salienti del vertice, si vede l’ammiraglio in una delle foto a corredo della notizia. L’intelligence ucraina ha replicata di “stare controllando” l’attendibilità dell’informazione, mentre la quasi onnisciente intelligence britannica preferisce astenersi. Senza escludere, ovviamente, che il Sokolov apparso in video sia “falso” e che il Cremlino nasconda la sua morte, un eventuale durissimo colpo per la catena di comando russa in una fase delicatissima della guerra, in cui si decide gran parte degli esiti futuri (col conflitto che si allarga anche ad altri Paesi).

Londra riferisce soltanto di una “ridotta capacità della flotta russa” nel Mar Nero, segno inequivocabile che gli attacchi ucraini sono andati a segno, indebolendo il fronte nemico. La strategia bellica di Kiev è sempre più tendente verso una sorta di più ampio shoot and scoot: moltiplicare le azioni di controffensiva e disturbo mirando a fiaccare il morale e la tenuta militare degli avversari, piuttosto che impegnarsi massicciamente con uomini e mezzi nello sfondamento del fronte sud-orientale e nella riconquista del territorio.

Come sta andando la guerra nel Mar Nero

Un cosa è certa: l’Ucraina vuole liberare il Mar Nero dalla presenza russa. Un obiettivo a dir poco ambizioso, ma che il chirurgico attacco di Sebastopoli – sferrato con missili “contati” e d’avanguardia – configura come possibile. Almeno sulla carta, perché la flotta russa appare in profonda crisi di uomini e mezzi, nonché di efficacia tattica. Quello di venerdì è stato solo l’ultimo di una nutrita serie di raid ucraini diretti contro il quartier generale di Mosca in Crimea, che tuttavia conserva la capacità di pattugliare la penisola e il tratto di mare annesso. Il che significa che le autorità filorusse della Crimea sono in grado di rispondere alle aggressione con temibili missili da crociera e forze anfibie (in guerra a 5mila euro al mese: la nuova promessa della Russia).

Secondo gli analisti, però, la Russia ha ridotto “la sua capacità di continuare ad ampliare i pattugliamenti di sicurezza regionali e di imporre il blocco di fatto dei porti ucraini“. Segno evidente che i porti sono più vulnerabili. La replica russa è stata ancora una volta quella dell’azione-reazione. E a farne le spese è stata, ancora una volta, Odessa e relativo oblast. Una guerra dei porti, in cui a pagare sono soprattutto i civili e le riserve di cereali: nell’ultimo raid di Mosca è stato danneggiato un silos contenente oltre mille tonnellate di grano. Da quando aveva occupato e annesso unilateralmente la Crimea, nel 2014, Mosca non era mai stata così in difficoltà da quelle parti.