In Ucraina non combattono soltanto cittadini ucraini e russi. D’accordo, non è una novità, ma la provenienza di mercenari, volontari e soldati dice molto dell’aspetto mondiale di questa guerra. A partire dalla diffusione del sentimento anti-occidentale nel cosiddetto Sud Globale, fino ad arrivare alla sempre più ampia “rete oscura” sviluppata da Cina, Russia e Iran con annessi satelliti o aspiranti tali.
Oltre ai già noti nordcoreani, che secondo il Pentagono non si possono dire con certezza presenti in Ucraina, tra le fila russe combattono anche altre etnie e nazionalità. L’ultima rivelazione in tal senso riguarda combattenti provenienti dallo Yemen, ma anche da India e Nepal. E oltre.
Coi russi combattono mercenari yemeniti legati agli Houthi
Qualche settimana fa a fare notizia era l’invio di soldati da parte della Corea del Nord per rinforzare i reparti russi nel Donbass e consentire loro di “fare esperienza” su un campo di battaglia che di fatto non avevano mai sperimentato. In queste ore gli Usa si sono affannati ad accendere riflettori e dubbi su questa faccenda, dopo giorni di condanna al regime di Kim Jong-un. Il perché è presto detto: il primario intento di Washington è stemperare ogni ulteriore tensione internazionale attorno al conflitto d’Ucraina, evitando dunque di ammettere un coinvolgimento diretto di altri nemici. Come la Corea del Nord, per l’appunto. Una fase preparatoria necessaria al rush verso gli auspicati negoziati che la subentrante presidenza di Donald Trump vuole fregiarsi di aver raggiunto.
Di fatto, però, i soldati nordcoreani sul terreno russo-ucraino ci sono, eccome. Come i mercanari yemeniti reclutati da Mosca attraverso la rete di cooperazione costruita con l’Iran, patron delle milizie Houthi. Secondo il Financial Times, diversi addestratori si sono recati in Russia dallo Yemen per poi fornire centinaia di combattenti contro Kiev, nell’ambito di un’operazione “piena di ombre che evidenzia i crescenti legami fra il Cremlino e i ribelli sciiti”. Le reclute yemenite giunte nella Federazione hanno ricevuto la promessa di un impiego ad alto salario e persino della cittadinanza russa. Una volta arrivati con l’aiuto di una società legata agli Houthi, sono stati però arruolati con la forza nell’esercito moscovita e inviati nei reparti operativi in Ucraina. Il quotidiano statunitense ha definito l’operazione come “un occulto traffico” di esseri umani. Un modus operandi tristemente noto, con cui il Cremlino ha già inviato al fronte centinaia di migliaia di giovani appartenenti alle minoranze etniche e religiose del suo vasto impero.
Mosca invia al fronte combattenti da Asia e Africa (reclutati sui social)
La tattica russa di reclutare soldati dal cosiddetto Sud Globale, offrendo incentivi che vanno oltre la semplice buona paga, è in atto fin dall’inizio dell’invasione su larga scala del febbraio 2022. Oltre che dalla Corea del Nord (e dall’Europa, tra Bielorussia e Armenia e volontari anche da Stati Ue), tra le truppe di Mosca vengono arruolati anche altri asiatici. Principalmente dai territori ex sovietici: dal Kirghizistan al Tagikistan, al Kazakistan. Ma anche da India, Nepal e Sri Lanka. La procedura con cui vengono cooptati è grossomodo la stessa per tutti: si firma un contratto con il Ministero della Difesa russo dopo un passaparola azionato da agenti filorussi e spammato dagli esperti informatici al servizio di Mosca sul deep web o su social come Telegram. Anche la promessa è più o meno sempre la stessa: se si presta servizio militare per un anno – senza però menzione di essere inviati in prima linea al fronte, come poi avviene – il futuro soldato e la sua famiglia avrebbero ricevuto la cittadinanza russa e molti soldi. Dove per “molti” si intende “molti più di quanti ne guadagnerebbero mai nel loro Paese d’origine”.
L’agenzia di stampa Bloomberg, citando funzionari europei, ha affermato che il Cremlino ha costretto migliaia di lavoratori migranti e studenti stranieri ad arruolarsi nell’esercito russo per combattere contro l’Ucraina. A questi individui sarebbe stato detto che i loro visti non sarebbero più stati rinnovati se si fossero rifiutati di prestare servizio. Come riportato da Al Jazeera già a marzo 2022, la Russia avrebbe reclutato combattenti anche in Siria, dove Mosca è presente e forte da oltre un decennio. Altre decine di volontari formali provengono da Libia e Repubblica Centrafricana. Un certo numero di ex studenti africani sono stati reclutati dal Gruppo Wagner dopo aver ricevuto condanne penali mentre erano in Russia. Alcune fonti segnalano perfino militari sudamericani, provenienti da Cuba e Brasile.
I cittadini dell’Asia meridionale in cerca di lavoro e opportunità in Europa sono stati reclutati da russi e intermediari indiani tramite i social media. Oltre che su Telegram, su TikTok sono stati pubblicati inviti a cooptare nepalesi, indiani e cingalesi nell’esercito di Mosca. Una volta che l’interessato contatta l’account TikTok, viene collegato a un agente che gestisce un’agenzia di viaggi o simile. Hemil Mangukiya, 23enne indiano si Surat, ha ad esempio trovato lavoro come aiutante nell’esercito russo tramite un video di YouTube pubblicato da tale Faisal Khan, di base a Dubai.
Come per i traffici di esseri umani, le agenzie e gli intermediari richiedono una tariffa a chi vuole svoltare la propria vita andando a guadagnare in Russia. A un nepalese reclutato nell’ottobre 2023 è stato chiesto un compenso di 9.000 dollari e in cambio gli è stato promesso uno stipendio mensile di circa 3.000 dollari, oltre alla solita cittadinanza russa per sé e la sua famiglia.
Al fronte in cambio di soldi e cittadinanza
Chi si arruola riceve immediatamente un pagamento equivalente a 2.000 dollari (circa 1.800 euro). Gli viene inoltre promesso uno stipendio di 2.300 dollari (circa 2.100 euro) al mese, esclusi bonus e incentivi, oltre alla cittadinanza russa. In particolare da Nepal e Sri Lanka la Russia è una meta ambita per le migliori condizioni economiche e la possibilità di arricchirsi in modalità più “oscure” rispetto ai Paesi occidentali. Secondo un militare nepalese intervistato in condizione di anonimato, moltissimi chiedono e ottengono un visto di lavoro per la Russia tramite un’agenzia per l’impiego. Un’autentica fuga dal Paese d’origine e dalla crisi annessa, a sua volta acuita dalla guerra in Ucraina. questo perché i prezzi di cibo e carburante sono saliti a causa del blocco russo delle esportazioni ucraine attraverso il Mar Nero. L’intervistato nepalese ha trascorso un anno lavorando per un macellaio russo e, quando il suo visto è scaduto, è rimasto a Mosca illegalmente per un altro anno, lavorando in un ristorante. Infine, ricattato col “solito” metodo, si è arruolato nell’esercito russo.
Dopo un dispiegamento di due mesi nelle retrovie, l’uomo venne inviato nella periferia della città ucraina di Donetsk occupata dai russi. “Ho detto al comandante che volevo tornare in Sri Lanka, ma lui mi ha risposto che era impossibile e che, secondo il contratto, se fossi fuggito avrei dovuto scontare 15 anni di prigione in Russia“, ha raccontato a Dw News. Nella sua unità c’erano anche cittadini dello Sri Lanka, dell’India, del Kirghizistan e del Tagikistan. L’uomo ha detto di essere stato inviato al fronte solo una volta, per cinque giorni, dove è stato ferito e fatto prigioniero.
Non a tutti i futuri soldati viene offerta la stessa paga. Ai più disperati, che “si vendono per molto meno” come cinicamente notano i reclutatori russi, basta la promessa di appena 65 dollari al mese. Il tutto dopo ulteriori prove e sofferenze. L’arruolato viene sottoposto a un esame fisico prima di essere portato in un centro di addestramento militare nelle periferie cittadine russe, insieme a decine di altri stranieri. Appena fuori Mosca c’è una grande struttura, che è la destinazione principale dei soldati provenienti da altri Paesi. Un altro grande centro è situato a Rostov, non lontano dal Donbass conteso.
Perché la Russia ha bisogno di soldati stranieri in Ucraina?
Se proprio vogliamo ricercarli, possiamo dire che ci sono due grandi insegnamenti che la storia russa ci ha tramandato: il primo è che se la si invade ci si fa molto male; il secondo è che se il Paese viene sconfitto o umiliato all’estero, scoppia la rivoluzione all’interno. Quest’ultimo aspetto è la preoccupazione principale di Vladimir Putin e soci, ed è anche il motivo per cui il Cremlino non manda a morire troppi giovani russi nell’ormai fastidioso e tragico conflitto contro i “fratelli traditori” ucraini.
La Russia è inoltre in piena crisi demografica, anche se è nettamente superiore all’Ucraina sotto questo punto di vista. Le tensioni sociali e spirituali nelle regioni etniche e alla periferia della Federazione non consentono più al Cremlino di attingervi troppi giorni da mandare a morire in prima linea in Ucraina. Anche le prestazioni industriali non vanno come dovrebbero, con Mosca costretta a importare tecnologie e materiali dalla Cina, in cambio di cereali e carburanti a prezzo stracciato.
La questione dei soldati nordcoreani chiamati da Mosca ha fatto emergere la presunta carenza di truppe fresche russe al fronte. Niente di più retorico, fermo restando quanto abbiamo descritto qualche riga più sopra. Dal 2014 al 2019, durante la guerra nel Donbass che si è protratta fino ai giorni nostri, si registrò una prima consistente ondata di combattenti stranieri tra le fila russe. I dati parlano di oltre 17mila uomini e, secondo gli analisti, il loro numero sarebbe aumentato di molto dopo l’invasione su larga scala del febbraio 2022.