Concluso il vertice a Doha, Hamas respinge le condizioni di Israele: cosa succede ora

A Doha non è stato trovato l'accordo sul controllo del corridoio Filadelfia e Netzarim. Nel comunicato finale : "Non c'è più tempo da perdere"

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Pubblicato: 16 Agosto 2024 22:00

Si sono conclusi nel pomeriggio i colloqui a Doha sulla tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi. Sul tavolo dei mediatori non è stato trovato ancora l’accordo sul controllo del corridoio Filadelfia, tra Gaza ed Egitto, e del corridoio Netzarim, attraverso il quale si prevede che gli abitanti tornino nel nord della Striscia.

Come riferiscono i media israeliani, nei prossimi giorni sono previsti nuovi colloqui al Cairo per cercare di trovare una soluzione che permetta di fermare la violenza, oltre a favorire l’arrivo di aiuti umanitari alla popolazione palestinese.

Nel comunicato finale Usa, Egitto e Qatar avvertono: “Non c’è più tempo da perdere né scuse da nessuna delle parti per ulteriori ritardi. È tempo di rilasciare gli ostaggi e i detenuti, iniziare il cessate il fuoco e attuare questo accordo”

Colloqui di Doha: manca l’accordo

Si è concluso con un nulla di fatto il vertice di 48 ore tra i mediatori di Usa, Egitto, Qatar, Israele e Hamas per una tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi. Le condizioni di Israele, incluse nella proposta dei paesi mediatori, sono state respinte da Hamas: “Non accetteremo altro che un cessate il fuoco completo”.

Secondo l’organizzazione islamica, il risultato del vertice di Doha non corrisponderebbe all’accordo sancito il 2 luglio scorso e continua a chiedere il ritiro immediato dello Stato ebraico dalla Striscia.

Israele, che spinge affinché i mediatori facciano pressing per un accordo, ha ordinato con un lancio di volantini lo sgombero di alcune zone del centro della Striscia di Gaza, designate come “safe zone” umanitarie o zone di interdizione ai combattimenti, per permettere alla popolazione di sfuggire ai lanci di razzi e ai colpi di mortaio che avrebbero come obiettivo proprio Tel Aviv.

Biden: “La tregua a Gaza non è mai stata così vicina”

In due telefonate distinte, Joe Biden ha parlato con il presidente egiziano Al Sisi e l’emiro del Qatar per discutere dei “progressi significativi rispetto a tre giorni fa” verso una tregua. A margine di una cerimonia nello Studio Ovale, il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza “non è mai stato così vicino”. La proposta presentata dagli Usa prevede una tregua “che colma le lacune rimanenti, in modo da consentire una rapida attuazione dell’accordo”.

In un incontro con un ristretto gruppo di giornalisti, un alto funzionario della Casa Bianca da Doha ha definito “le 48 ore” in Qatar “le più costruttive” per arrivare a un accordo sul cessate il fuoco, rimandando ogni discorso alla fine della settimana al Cairo. Anche l’ex presidente Donald Trump è voluto intervenire, lanciando un appello a Benjamin Netanyahu affinché ponga rapidamente fine alle ostilità. 

Intanto lunedì è previsto un incontro tra Benyamin Netanyahu e il segretario di Stato Usa Antony Blinken, come confermato anche da fonti ufficiali Usa. Quest’ultimo potrebbe arrivare in Medio Oriente sabato sera, per poi fare tappa a Doha e Il Cairo.