Ci troviamo in un momento storico di enorme instabilità politica in tutto il mondo, e la Francia non è esente. Emmanuel Macron non perde tempo e risponde alla crisi politica con mosse decise e inattese. Dopo il crollo del governo Barnier, il presidente ha annunciato un piano che punta a tenere la Francia in piedi, spazzando via le ipotesi di dimissioni. Sul tavolo ci sono una “legge speciale” per garantire la gestione dello Stato e un nuovo esecutivo che punta a includere le diverse anime politiche disposte a collaborare.
In questo senso, l’Italia sorprende e si prende la sua rivincita: per la prima volta dopo anni (dal governo Berlusconi IV, 2008-2011), il governo resta saldo e supera i due anni di mandato. Con una durata media storica di appena 14 mesi, il traguardo dell’esecutivo Meloni è quasi un record. E l’ironia arriva direttamente dalla prima pagina dell’Avvenire, che commenta la crisi politica francese con il titolo Crisi à l’italienne. Questa volta, però, le turbolenze sono tutte a Parigi, mentre Roma “si gode” un’insolita pausa dall’instabilità.
Macron, una legge speciale per evitare lo stallo
La priorità, secondo Macron, è mettere un freno all’incertezza (e prova anche a frenare l’impennata dello Spread). Una legge temporanea sarà presentata a dicembre per assicurare che le decisioni economiche della finanziaria 2024 restino operative anche nel 2025. “Questa legge, temporanea, consentirà, come previsto dalla Costituzione, la continuità dei servizi pubblici e la vita del Paese”, ha dichiarato. Con questo strumento, Macron intende evitare il blocco amministrativo e scongiurare lo spettro di uno shutdown all’americana, ventilato da alcune opposizioni.
Un governo trasversale per uscire dall’angolo
Sul fronte politico, Macron ha promesso di nominare un nuovo premier “nei prossimi giorni” con un mandato preciso: costruire un governo in grado di reggersi su un sostegno trasversale. L’idea è quella di formare una squadra capace di dialogare con tutte le forze disposte ad evitare una mozione di sfiducia, garantendo così stabilità a una nazione in piena turbolenza.
Macron lo chiama “governo di interesse generale”, una formula che ha già scatenato discussioni accese nei salotti televisivi. In molti intravedono in questo progetto un tentativo di dar vita a un esecutivo tecnico, ridotto nei numeri ma sostenuto da una coalizione più ampia.
Le accuse gridano al “fronte antirepubblicano”
Nel suo discorso, Macron non ha risparmiato stoccate agli avversari politici, accusando le opposizioni di aver creato un’alleanza “antirepubblicana”. L’inedita convergenza tra estrema destra ed estrema sinistra (cosa però non troppo sorprendente visto che si tratta di estremismi), secondo il presidente, non avrebbe altro obiettivo se non quello di destabilizzare il Paese e preparare il terreno per le prossime elezioni presidenziali. “Pensano soltanto a una cosa, alle presidenziali. Le vogliono preparare, le vogliono provocare e anticipare”, ha detto.
Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, ha replicato duramente: “La sfiducia non è antirepubblicana, è prevista dalla Costituzione”. Uno scontro che conferma quanto i rapporti tra maggioranza e opposizioni siano ormai irrimediabilmente logorati.
Autocritica e riconoscimenti
In un raro momento di autocritica, Macron ha ammesso che lo scioglimento del Parlamento non è stato compreso fino in fondo e si è assunto parte della responsabilità per la situazione attuale. Tuttavia, non ha esitato a elogiare Michel Barnier per il lavoro svolto come premier in questi due mesi, definendolo un esempio di solerzia: “Grazie per il lavoro compiuto per il nostro Paese, per la sua dedizione e la sua combattività”, ha affermato.
Macron non si dimette
Macron nel suo discorso ha voluto rassicurare prima tutti i francesi: il suo mandato continuerà fino al 2027. “Il mandato che voi mi avete democraticamente affidato è un mandato di 5 anni e io l’eserciterò pienamente, fino al suo termine”, ha dichiarato. Restano 30 mesi per attuare un’agenda politica che, nei piani del presidente, deve riportare stabilità e fiducia in un Paese che sta affrontando una delle sue fasi più delicate.