Elezioni regionali in Puglia, Campania e Veneto: chi vince nei sondaggi

I sondaggi delineano tre scenari distinti nelle regioni al voto: centrosinistra avanti in Puglia e Campania, centrodestra dominante in Veneto

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

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L’attesa per le elezioni regionali sta per finire e per tre regioni strategiche per la politica italiana è tempo di andare alle urne: i cittadini di Puglia, Campania e Veneto dovranno eleggere i nuovi presidenti di regione e rinnovare i rispettivi Consigli regionali.

Le elezioni si terranno domenica 23 novembre (dalle 7 alle 23) e lunedì 24 novembre (dalle 7 alle 15) per tutte e tre le regioni. Un voto che arriva alla fine di una campagna intensa e polarizzata e che, secondo i sondaggi pubblicati prima del silenzio elettorale, presenta tendenze molto diverse nei tre territori: dalla larga riconferma del centrosinistra in Puglia, alla sfida più combattuta in Campania, fino al dominio del centrodestra in Veneto.

Puglia, Decaro nettamente avanti in una regione stabile per il centrosinistra

In Puglia si prepara la successione a Michele Emiliano, che conclude due mandati consecutivi alla guida della regione. La corsa è a quattro, ma i sondaggi convergono su un risultato chiaro: Antonio Decaro, ex sindaco di Bari ed eurodeputato, sostenuto da centrosinistra, M5S e AVS, è ampiamente in testa, seguito da Luigi Lobuono del centrodestra. Le ultime rilevazioni disponibili mostrano un vantaggio a doppia cifra, superiore ai 25 punti percentuali:

  • BiDiMedia: Decaro 61,7% – Lobuono 37%;
  • Ipsos: 63,8% – 33,1%;
  • Noto: 65% – 33%;
  • SWG: Decaro 61-65% – Lobuono 33-37%.

Gli altri candidati, Ada Donno e Sabino Mangano, restano marginali tra l’1% e il 3%. La Puglia si conferma così una regione solida per il centrosinistra, almeno sul piano delle intenzioni di voto.

Campania, Fico in vantaggio, ma con un elettorato poco mobilitato

Scenario diverso in Campania, dove sei candidati si contendono la presidenza, anche se la sfida reale è tra Roberto Fico per il centrosinistra e Edmondo Cirielli per il centrodestra. Prima dello stop ai sondaggi, imposto per legge negli ultimi 15 giorni prima del voto, tutte le rilevazioni attribuivano a Fico un vantaggio stabile, ma non insormontabile: Fico non scenderebbe mai sotto il 53%, mentre Cirielli si muoverebbe tra il 41% e il 46%.

  • Ipsos Doxa fotografa un 53% contro 42,5%;
  • Tecnè dà Fico tra il 49% e il 53% e Cirielli tra il 42,5% e il 46,5%.

La variabile più rilevante, però, è l’affluenza stimata, oscillante tra il 45% e il 50%. Gli indecisi, fra il 15% e il 20%, rappresentano poi una quota potenzialmente decisiva in caso di flussi dell’ultimo minuto o di una mobilitazione finale trainata dai leader nazionali.

Nei rapporti interni alle coalizioni emergono dettagli significativi: nel campo Fico il Pd risulta primo partito (19,5%), seguito dal M5S (10,1%), mentre nel centrodestra Fratelli d’Italia e Forza Italia si contendono la leadership, con la Lega più staccata.

Veneto, Stefani dominatore e la sfida interna Lega–Fratelli d’Italia

In Veneto, regione ormai da anni saldamente orientata verso il centrodestra, la fine dei tre mandati di Luca Zaia apre una fase nuova ma apparentemente senza scossoni. Secondo tutti i principali sondaggi, Alberto Stefani, sostenuto da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, viaggia verso una vittoria ampia.

Le stime lo collocano tra il 62,8% e il 64,5%. Il candidato del centrosinistra, Giovanni Manildo, si ferma tra il 26,8% e il 32,6%, mentre gli altri tre sfidanti restano sotto il 6%.

Interessante, però, il quadro dei partiti. Le rilevazioni segnalano un testa a testa tra Lega e Fratelli d’Italia, entrambe intorno al 23-24%, con Forza Italia stabile sopra l’8%. Un equilibrio delicato, che si intreccia con la presenza del “fattore Vannacci”: il movimento dell’ex-generale “Il Mondo al Contrario”, pur formalmente interno al perimetro leghista, sta mobilitando un elettorato identitario che potrebbe influenzare i rapporti di forza interni al centrodestra regionale.