Al Gore: la lotta per l’ambiente del vicepresidente premio Nobel

Il percorso politico e ambientalista dell'ex vice Presidente USA Al Gore: ecco il motivo che lo ha portato a ottenere il premio Nobel per la pace

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 25 Settembre 2023 07:00

Al Gore è nato a Washington nel 1948, ed è stato il 45esimo vicepresidente degli Stati Uniti di America, in carica dal 1993 al 2001. Con una carriera politica alle spalle iniziata a soli 28 anni, nel 1992 Bill Clinton lo ha scelto come suo vice e consigliere. In seguito ha tentato la via delle Presidenziali, candidandosi contro George W. Bush, che ha avuto la meglio nelle elezioni del 2000.

Una sconfitta che ha di fatto posto fine alla sua carriera politica. In seguito si è impegnato unicamente sul fronte della lotta per la salvaguardia dell’ambiente. Per la sua dedizione nello studio dei cambiamenti climatici e nella divulgazione delle conoscenze acquisite, nel 2007 ha vinto il premio Nobel per la pace.

Una scomoda verità

Proprio nel 2007 il documentario Una scomoda verità, ormai divenuto un cult , di cui Al Gore è protagonista e autore, ha vinto il premio Oscar come miglior documentario. Acclamato anche al Sundance Film Festival e al Festival di Cannes del 2006, il film rappresenta un vero e proprio “avvertimento globale” sui rischi e le conseguenze dei mutamenti climatici causati dall’uomo. Con una lucida esposizione di fatti e dati, tratti da ricerche scientifiche verificate, Al Gore accende i riflettori su un tema attuale e spaventoso: il riscaldamento globale.

L’aumento della temperatura terrestre e delle emissioni di CO2 vengono identificati come responsabili di una serie di catastrofici eventi, destinati a verificarsi a catena, a meno che non si intervenga con azioni mirate ad invertire la rotta. Alcuni di questi fenomeni hanno già avuto luogo e offerto una previsione del futuro del pianeta. Tra questi vengono passati in rassegna, ad esempio, lo scioglimento dei ghiacci, in Antartide e in Groenlandia, e l’uragano Katrina che nel 2005 aveva colpito gli Stati Uniti provocando almeno 1836 morti e danni stimati per 81,2 miliardi di dollari, una delle peggiori catastrofi nella storia del paese.

Premio Nobel per la pace

Al Gore ha continuato così ad essere un grande comunicatore, divulgando le più aggiornate conoscenze scientifiche in materia e facendosi portavoce di un richiamo alle responsabilità individuali e collettive. Ognuno con le sue azioni quotidiane può fare la differenza, a patto che si dica la verità alla comunità globale.

Verità “scomoda” che Al Gore sostiene sia stata celata in maniera fraudolenta dalla lobby del petrolio e da alcuni mass media, impegnati a screditare la teoria scientifica del riscaldamento globale. Il premio Nobel per la pace riconosce all’ex politico il merito di aver contribuito alla divulgazione scientifica e posto le basi nell’organizzazione di una risposta condivisa al riscaldamento globale, un problema comune a tutte le nazioni, con conseguenze disastrose anche a livello economico e sociale.

La crescita economica non può prescindere dalla salute del pianeta, ma deve plasmarsi in sua funzione. Questo sembrerebbe il principale sprono ad una pace politica, nel ricercare come fine ultimo la salvaguardia del pianeta. Un tema profondamente ignorato nel corso degli ultimi anni, per poi diventare tremendamente cruciale a causa della evidenza del disastro ambientale in atto. Una condizione che ha portato in molti paesi, come ipotizzato dal Al Gore, a un nuovo corso politico.

Un chiaro esempio è rappresentato da Lula in Brasile e dalla condanna internazionale di Bolsonaro. La finestra di intervento continua però a ridursi e purtroppo la lezione del premio Nobel resta ancora inascoltata dalle destre del mondo.