Se ne parla ormai da 70 anni, ma nonostante le prospettive positive, in Italia il mercato dell’intelligenza artificiale resta meno sviluppato rispetto agli altri Paesi più industrializzati. Big data, elevate capacità computazionali, algoritmi più performanti permetterebbero – e permettono per chi già li utilizza – un impiego diffuso, capace di incidere nella vita quotidiana di imprese e individui in maniera ancora più profonda rispetto alle innovazioni precedenti. Le potenzialità sono straordinarie, eppure l’IA nel Belpaese rimane ancora scarsamente utilizzata dalle imprese, in particolare quelle più piccole.
Secondo Anitec-Assinform, l’Associazione che in Confindustria raggruppa le aziende ICT, in Italia il mercato dell’intelligenza artificiale ha raggiunto nel 2022 un volume di circa 422 milioni di euro, facendo segnare un +21,9%, ed è previsto che l’AI raggiunga i 700 milioni nel 2025, con un tasso di crescita medio annuo del 22%.
Intelligenza artificiale e PMI: la situazione in Italia
Ciononostante, secondo quanto evidenziano i dati ISTAT 2021, solo il 6,2% delle imprese con almeno 10 dipendenti ha dichiarato di utilizzare sistemi di IA, contro una media nell’Unione europea dell’8%; in particolare, la percentuale di PMI si attesta al 5,3%, contro il 24,3% delle grandi imprese.
Sorprende, invece, il Mezzogiorno, che, contrariamente alle aspettative, si dimostra in linea con l’UE27: 7,6% contro il 7,9%. Inferiore alla media invece la percentuale di imprese che organizzano corsi di formazione per sviluppare o aggiornare le competenze ICT dei propri dipendenti: 12% circa nel Mezzogiorno, rispetto a una media del 15,5% in tutta Italia.
Ciò che emerge ormai con forza, per il mondo imprenditoriale italiano, è che l’intelligenza artificiale, insieme ad altri abilitatori del mercato – i cosiddetti Digital Enabler – come ad esempio Cybersecurity, Big Data e Cloud, sarà un elemento di traino imprescindibile e incredibilmente impattante per lo sviluppo del mercato digitale italiano. Per questo è fondamentale avere una visione strategica che consenta di accelerare e potenziare gli investimenti delle imprese, rafforzare le competenze digitali dalla scuola al mondo del lavoro e acquisire maggiore consapevolezza e conoscenza delle potenzialità dell’IA.
Questo lo scenario presentato a Bari in occasione della seconda tappa del ciclo di incontri “Intelligenza artificiale e PMI: esperienze da un futuro presente”, organizzato da Piccola Industria Confindustria e Anitec-Assinform, con Confindustria Puglia, Confindustria Basilicata e Confindustria Bari Bat e in collaborazione con la rete dei Digital Innovation Hub. Un roadshow che in due anni toccherà tutte le regioni italiane, con l’obiettivo proprio di sensibilizzare e informare le piccole imprese associate a Confindustria sulle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, grazie a case study e testimonianze dirette.
Oggi la competizione a livello globale si gioca sulla capacità di adottare le nuove tecnologie. “Il percorso che stiamo compiendo non è solo un percorso di diffusione dell’intelligenza artificiale, ma di ascolto delle piccole imprese che la vorrebbero applicare – ha sottolineato Paolo Errico, Vice Presidente Piccola Industria Confindustria per Innovazione e Transizione Digitale. “Raccogliamo i casi di successo e ancor di più le difficoltà che incontrano, perché la trasformazione digitale è prima di tutto una strategia fatta di piccoli passi nel presente”.
Come investire nell’intelligenza artificiale e quanto conviene
In questi anni, come ha spiegato Maria Rita Fiasco, Vice Presidente Anitec-Assinform e founder di Gruppo Pragma, società della holding Ebano leader nella formazione digitale alle imprese, il gruppo di lavoro sull’intelligenza artificiale di Anitec-Assinform ha lanciato diverse iniziative per attirare l’attenzione di imprese e istituzioni su questa tecnologia: dalla redazione di paper di approfondimento a seminari tematici fino agli incontri con stakeholder istituzionali. Sul sito ufficiale è anche stata lanciata una sezione dedicata all’IA per raccontare casi aziendali e condividere contributi sulle potenzialità offerte da questa tecnologia a ogni settore industriale.
L’IA sta trasformando il nostro modo di lavorare e avrà un impatto sempre più profondo sulle competenze richieste dal mercato del lavoro. Da un lato la diffusione di applicazioni intelligenti, di tipo “no code” o “copilot” ad esempio, semplificherà lo sviluppo di soluzioni digitali rendendo quest’attività più accessibile a molti lavoratori, dall’altro – prosegue Fiasco – le skills, più o meno specialistiche, legate al funzionamento di un sistema di IA diventeranno esponenzialmente più importanti: nelle grandi aziende come nelle piccole e medie imprese.
ChatGPT e intelligenza artificiale: i 20 lavori a rischio
Perché le PMI devono investire adesso nell’IA
“Il momento attuale e le opportunità del PNRR devono essere sfruttati per stimolare gli investimenti delle PMI, spingere l’innovazione, recuperare punti di produttività, rafforzare le filiere industriali al fine di consolidare la leadership industriale italiana nel mondo”.
Le PMI, che rappresentano il 99% delle imprese italiane, costituiscono l’ossatura del sistema produttivo e la loro crescita nel digitale vuole dire impulso e innovazione diffusa in tutto il sistema.
“L’intelligenza artificiale è un alleato prezioso per le imprese di tutte le dimensioni: è una tecnologia dall’enorme potenziale che valorizza e utilizza la conoscenza e i dati di cui le aziende dispongono per rendere più efficienti e sicuri i processi produttivi e stimolare lo sviluppo di prodotti evoluti. Con questa iniziativa e con le tante che abbiamo in cantiere, vogliamo far in modo che le PMI possano toccare con mano i vantaggi e le opportunità che derivano dall’utilizzo dell’IA, grazie alla viva voce di colleghi imprenditori e manager che hanno già avviato progetti di digitalizzazione evoluta. Dobbiamo stimolare la curiosità delle aziende, favorire la cultura dell’innovazione condividendo che l’IA non è una soluzione per il futuro, ma una concreta opportunità del presente”.
Inoltre, la digitalizzazione ha anche uno stretto legame con la sostenibilità. “Gli obiettivi che ci prefiggiamo in termini di efficientamento energetico, riduzione degli sprechi e impatto ambientale delle produzioni possono ricevere un contributo molto rilevante da tecnologie digitali come l’intelligenza artificiale” aggiunge Teresa Caradonna, Vice Presidente Piccola Industria Confindustria per ESG e Valore Sostenibile e Presidente Piccola Industria Confindustria Puglia.
“L’esperienza, i dati e gli studi presentati oggi delineano un quadro molto chiaro: la trasformazione digitale non si fa con i macchinari, ma con le persone e le competenze – ha commentato Antonio Braia, Vice Presidente Piccola Industria Confindustria per Capitale Umano e Formazione e Presidente Piccola Industria Confindustria Basilicata. “Come sistema Paese dobbiamo chiederci cosa insegnare ai nostri figli, perché la digitalizzazione sia sempre di più un’opportunità per vincere le sfide della competitività e ridurre anche i rischi – ambientali, sociali ed economici – e aumentare i benefici, anche per le zone d’Italia oggi più in difficoltà”.