Il governo sta procedendo con calma sulla riforma del sistema pensionistico, rallentando dopo la seconda applicazione di Quota 103. Tuttavia, l’obiettivo di una riforma completa non è stato accantonato e Palazzo Chigi intende realizzarla entro la fine della legislatura. La struttura futura del sistema pensionistico italiano richiederà ulteriore tempo per essere delineata, ma una prima indicazione è emersa durante la conferenza stampa di inizio anno condotta da Giorgia Meloni, che ha sottolineato l’importanza di costruire la sostenibilità del sistema previdenziale con equilibrio, perseguendo un modello uniforme per tutti i cittadini.
Quanto pesano le pensioni e i piani per cambiare la riforma
La scelta predominante nella riforma dovrebbe essere l’adozione estensiva del metodo contributivo per i pensionamenti anticipati, accompagnata da una maggiore protezione previdenziale per i giovani e un sostegno alla previdenza integrativa. Tuttavia, la limitata disponibilità di risorse pubbliche ha finora impedito nuove agevolazioni per quest’ultima.
Il recente rapporto della Ragioneria generale dello Stato sulla previdenza ha affermato che entro il 2040 la spesa per le pensioni rappresenterà il 17% del PIL, indicando un trend di crescita più accentuato rispetto al presente. Il bilancio preventivo 2024 dell’INPS evidenzia già una significativa spesa per le prestazioni pensionistiche, che ammonta a 310,7 miliardi di euro, con un incremento del 5,19% rispetto al 2023. Queste proiezioni preoccupanti sono sotto l’attenzione di Bruxelles, e il governo insiste sulla necessità di garantire la sostenibilità del sistema previdenziale, cercando un equilibrio delicato.
Giorgia Meloni ha enfatizzato l’importanza di coinvolgere le parti sociali nell’affrontare la questione della previdenza. Mentre la Cisl ha accolto positivamente questo invito, Cgil e Uil sembrano esprimere una certa sfiducia verso il governo, basata sulle precedenti dichiarazioni di Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, che hanno lamentato la mancanza di risposte soddisfacenti nei confronti degli incontri tecnici dell’anno scorso.
Come si va in pensione anticipata nel 2024
Come spiega Demografica di Adnkronos, i modi per uscire dal lavoro prima quest’anno sono 3, e tutti hanno subito delle restrizioni o di calcolo o di età anagrafica:
- nuova Quota 103: presenta delle penalizzazioni per chi sceglie di usufruirne, a partire dal ricalcolo contributivo dell’assegno, meno corposo del calcolo retributivo
- nuova Opzione donna: aumentano di 1 anno i requisiti di uscita anticipata. A 61 anni e non più 60 senza figli, a 60 anni e non più 59 con un figlio, a 59 anni e non più 58 con 2 o più figli
- nuova Ape sociale: aumenta di 5 mesi l’età necessaria per l’uscita anticipata, che passa da 63 anni a 63 anni e 5 mesi.
Quante persone andranno in pensione anticipata nel 2024
Come spiega ancora Demografica di Adnkronos, secondo le previsioni dei tecnici del governo, le scelte sul nuovo impianto pensionistico nel 2024 produrranno quasi un pareggio tra le nuove uscite anticipate con Quota 103 in forma contributiva, meno conveniente rispetto a quella retributiva, precedentemente prevista, e quelle con Ape sociale e Opzione donna, tanto che dalla nuova Quota 103 sono attesi solo 2.300 accessi in più degli altri canali.
Secondo le stime, nel 2024 saranno 14.700 lavoratori che usufruiranno dell’Ape sociale, di cui 12.500 uomini e 2.200 donne, per le quali resta Opzione donna. Saranno invece 17mila quelli che lasceranno il lavoro con la nuova Quota 103, ora vincolati al ricalcolo contributivo dell’assegno e a un tetto pari a 4 volte il trattamento minimo: numeri decisamente inferiori rispetto al passato.
Uscite anticipate con il contributivo
Per il futuro, per quanto riguarda i pensionamenti anticipati, la riforma prenderà spunto dalle misure temporanee incluse nella legge di bilancio del dicembre 2023. Queste misure vincolano al metodo contributivo tutti i canali di uscita anticipata, eccetto l’Ape sociale, fungendo da ammortizzatore, e che ha visto un aumento della soglia anagrafica. L’obbligo contributivo diventerà la norma per i pensionamenti anticipati, cercando uniformità.
La riforma non si limiterà ai lavoratori interamente contributivi, ma avrà uno sguardo particolare verso i giovani lavoratori. Dopo gli accessi agevolati alla pensione di vecchiaia introdotti nella recente manovra, il governo cercherà di rendere più attraente la previdenza integrativa, specialmente per gli under 35, sfruttando nuove agevolazioni fiscali rimaste in sospeso nella legge di bilancio 2024 a causa delle limitate risorse pubbliche disponibili.
L’incognita 2025
La Lega continua a sostenere l’adozione di Quota 41, che permetterebbe la possibilità di pensionamento dopo 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Questa proposta sarà oggetto di ulteriori discussioni con le parti sociali. Tuttavia, la Lega sembra non opporsi all’obbligo contributivo anche per Quota 41.
I tempi per la riforma potrebbero prolungarsi, con indicazioni più chiare che potrebbero emergere dal prossimo Documento di Economia e Finanza atteso ad aprile. Nel caso di un ritardo verso la fine della legislatura, il governo sarà chiamato a gestire l’incognita del 2025, decidendo se confermare Quota 103 nell’attuale formato o passare a Quota 104, già contemplata nelle prime bozze della legge di bilancio 2024.