Pensioni, premi per chi resta a lavoro: il piano del Governo

Nella Legge di Bilancio dovrebbero trovare spazio anche i provvedimenti per sostituire Quota 102

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Pubblicato: 3 Novembre 2022 09:42

Prende forma la proposta del governo sulla decontribuzione per incentivare i lavoratori in possesso dei requisiti di pensionamento a rimanere al lavoro. Una sorta di “premio” per chi rinvia la pensione, con una busta paga maggiorata di un terzo per evitare nuove fughe soprattutto dal pubblico impiego, medici in primis.

Un premio per chi rinvia l’uscita dal lavoro

La misura dovrebbe trovare spazio già nella Legge di Bilancio dove dovrebbe trovare spazio anche i provvedimenti per sostituire Quota 102, magari con una versione rivista (62 o 63 anni d’età e 41 di versamenti). Requisiti minimi richiesti per accedere alla pensione che, anche se in più di un caso differiscono tra le varie categorie, diventerebbero la soglia oltre la quale scatterebbe l’incentivo.

Nessuna soglia rigida

L’ipotesi allo studio per favorire il posticipo dei pensionamenti però non prevederebbe una soglia rigida di 63 anni per beneficiare dell’incentivo. La soglia effettiva sarebbe rappresentata dai requisiti minimi previsti per l’accesso alla pensione fissati per le singole categorie che sarebbero interessate dal meccanismo di decontribuzione. Attualmente, ad esempio, una parte della platea dei medici può optare per l’uscita dal lavoro anche con 62 anni d’età e 35 di contribuzione oppure con 42 anni di versamenti (riscatti inclusi) a prescindere dall’età anagrafica.

La Platea

Nelle intenzioni del governo – e in particolare della Lega che si è fatto promotore dell’intervento – il bonus per ritardare i pensionamenti dovrebbe essere garantito a vasto raggio: se non proprio per tutti, almeno per la maggior parte dei lavoratori. Ma resta sul tavolo l’ipotesi di incentivi limitati ad alcune categorie, privilegiando quelle con sofferenze d’organico e quei settori del pubblico che a causa dell’elevato numero di uscite registrate negli anni di Quota 100 seguite a una lunga fase di blocco del turn over, presenta molte aree con vuoti di personale, non ancora colmati dall’operazione “concorsi pubblici”. Se approvato il nuovo meccanismo con i premi scatterebbe in ogni caso sul fronte della sanità per evitare che la presenza dei medici nelle strutture ospedaliere si riduca ulteriormente.

Il precedente

L’ultima volta che si è fatto ricorso a un sistema di premi per disincentivare il pensionamento è stata nel 2004, con il bonus Maroni. Quell’anno venne introdotto il sistema di incentivi sulla scia della riforma previdenziale. Un sistema che dovrebbe essere replicato anche se con alcune non trascurabili differenze, soprattutto per quel che riguarda i requisiti maturati. All’epoca chi andava in pensione essendo in possesso di 40 anni di contribuzione poteva continuare a lavorare aggiungendo alla retribuzione tutti i contributi previdenziali.