Mentre in Italia prosegue il confronto tra governo e parti sociali per una riforma orgenica del sistema pensionistico, in Francia il presidente macron ha forzato la mano con una legge che alza di due anni l’età pensionabile, scatenando un’ondata di proteste che sta paralizzando il paese e la capitale Parigi in particolare.
Di necessità virtù
Dalla vicenda francese possiamo capire ciò che vale praticamente per tutta Europa, e per l’Italia in particolare: l’età media avanza, i pensionati sono in numero semore maggiore rispetto ai lavoratori, i giovani non hanno una continuità occupazionale e contributiva sufficiente, e di conseguenza ogni tipo di riforma sul tema non può che essere penalizzante. Macron ha scelto di accettare l’impopolarità pur si far passare l’innalzamento dell’età contributiva. Una scelta coraggiosa, facilitata però dal fatto che il Presidente non sarà ricandidabile alle prossime elezioni. Perché in caso contrario, con tutta probabilità, nemmeno lui avrebbe seguito il saggio detto secondo cui “il primo obiettivo di un capo di governo è fare delle cose per cui non sarà rieletto”. Altri tempi.
Riforma improcrastinabile
“Non mi fa piacere fare questa riforma, non avrei voluto farla”. A dichiararlo nella sua intervista in diretta televisiva è stato il presidente francese Emmanuel Macron, che ha definito la riforma delle pensioni “non un lusso, non un piacere, ma una necessità, è nell’interesse superiore della nazione”. “La riforma è molto difficile” ha rimarcato, e a una domanda ha risposto: “Non vivo di rimpianti, ma di volontà e tenacia”.
L’auspicio del presidente francese è che la riforma “entri in vigore entro la fine dell’anno”. “Mi dispiace – ha aggiunto – che nessun sindacato abbia proposto un compromesso”.
Impopolarità
Poi, insistendo nel corso della sua intervista sulla necessità della riforma delle pensioni, malgrado l’impopolarità del provvedimento, Macron ha sottolineato: “Tra i sondaggi a breve termine e l’interesse superiore della nazione, scelgo quest’ultimo“.
Il presidente ha scandito il “no alla violenza estrema usata per aggredire i funzionari eletti, no all’uso della violenza senza regole”. “Non possiamo accettare né faziosi né fazioni”, ha affermato, esprimendo rispetto per il dissenso espresso nelle manifestazioni organizzate dai sindacati “nella calma”.
Macron ha inoltre osservato che “molta della rabbia che è stata espressa non riguarda solo le pensioni e voglio tornarci e poterne parlare. Ma il nostro sistema oggi lo dobbiamo riformare e quindi lo faccio per senso di responsabilità, nell’interesse generale”.
Pugno duro anti-insurrezipone
Poi ha però citato recenti episodi in cui la contestazione ha sfiorato la volontà di golpe: “Gli Usa hanno vissuto quello che abbiamo visto a Capitol Hill, il Brasile ha vissuto quello che ha vissuto. Allora vi dico molto chiaramente che non si possono accettare fazioni né faziosi. Non tollereremo alcuna insurrezione”.