Pensioni troppo basse, quelle integrative sono la soluzione: chi può permettersele?

Per compensare gli assegni troppo bassi erogati dall'Inps, gli italiani devono ricorrere ai fondi pensione. Ma è una soluzione sostenibile?

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Redazione

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Tra i vari punti della Manovra finanziaria che preoccupano i contribuenti c’è l’ennesima stretta sulle pensioni. Il Governo non è riuscito neanche questa volta a disinnescare la legge Fornero e ha contestualmente eliminato alcuni scivoli pensionistici, lasciando solo Quota 103 e Opzione Donna come alternative anticipate. Intanto l’età pensionabile aumenterà dal 2027, anche se con ritmi ridotti rispetto alle simulazioni e all’adeguamento alla speranza di vista.

Il sistema previdenziale non sta facendo altro che riprodurre le disuguaglianze economiche che ci sono oggi su salari e tassazione, con l’allarme sul futuro che arriva da associazioni di settore e professionisti. La soluzione sarebbero i fondi pensione privati. Ma non tutti gli italiani possono permettersi l’integrazione.

Quanto spende l’Italia per le pensioni

Il presidente di Assofondipensione Giovanni Maggi, in apertura dell’evento Il valore del dialogo dell’11 novembre, ha lanciato un allarme accorato partendo dai dati sul mondo dell’occupazione in Italia. Il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati negli ‘70 era 4 a 1 oggi è peggiorato drasticamente (1,4 a 1).

L’Italia sta usando le tasse e il debito pubblico per dare sostentamento economico a chi non è più in età da lavoro.

Secondo i dati della Ragioneria generale dello Stato, la spesa pensionistica supera il 16% del Pil: tradotto in numeri significa un esborso da parte dell’Inps di circa 300 miliardi di euro. Oggi la macchina regge ancora, ma il sistema a piramide non è più sostenibile.

Donne e nuovi pensionati i più poveri

Ha la certezza di avere una pensione molto povera chi oggi ha stipendi più bassi in media:

  • chi è entrato nel mondo del lavoro dopo il 1996 (con il sistema contributivo);
  • le donne.

Con quasi assoluta certezza interromperanno il servizio dopo i 67 anni per anzianità.

Inoltre, bisogna considerare che:

  • le persone occupabili dalla fine degli anni ‘90 hanno avuto contrattualizzazioni discontinue e mediamente più povere rispetto alla generazione precedente;
  • molte donne donne che sono anche madri di famiglia hanno lavorato (e lavorano) saltuariamente e part-time.

Di queste categorie, che comprendono almeno 13 milioni di persone, solo il 30% sta facendo qualcosa per evitare di trascorrere la propria vecchiaia in povertà e lavorando.

Pensione integrativa: quanto si accumula in 30 anni

Tutti i giovani lavoratori dovrebbero pensare a una pensione integrativa, in modo da accumulare nel tempo un capitale che andrà a sommarsi ai contributi Inps versati negli anni.

Se di uno stipendio medio di 1.500 euro si mettessero da parte anche solo 100 euro al mese a partire dai 30 anni, si andrebbero ad aggiungere circa 400 euro alla pensione di 800.

L’Osservatorio Moneyfarm spiega che un 30enne che sottoscrive oggi un fondo pensione può riuscire ad accumulare fino a 131mila euro scegliendo un’opzione ad alto rischio. Il tempo è dunque determinante: chi inizia prima, va da sé, accantona più denaro.

C’è da dire poi che i contributi accumulati in sistemi alternativi sono deducibili fino a 5.164 euro all’anno, versare una pensione integrativa avrà come effetto secondario anche quello di alleggerire la pressione fiscale. Tradotto: i fondi pensione fanno risparmiare sull’Irpef.

La pensione integrativa è un privilegio di pochi?

Lo Stato non può più garantire un reddito adeguato a far fronte alle necessità della vecchiaia. Ognuno dovrà pensarci da sé. Ma quante sono le persone che possono mettere da parte 100 euro al mese per 30 anni?

Secondo le più recenti stime dell’Istat, circa 6,2 milioni di lavoratori dipendenti guadagnano stipendi reali meno di 1.500 euro netti al mese.

Se per loro è difficile fare fronte alle spese quotidiane, soprattutto a causa dell’inflazione, risulta davvero difficile pensare che possano pianificare una strategia per garantirsi una vecchiaia al sicuro dalla povertà.

Non basta dunque creare un piano B in attesa che le istituzioni mettano mano al sistema previdenziale pubblico: in Italia bisogna alzare i redditi reali per garantire un futuro migliore ai contribuenti.