E’ dovuto intervenire il governo stesso per bocca del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti per arginare le polemiche sul ddl che riordina le prestazioni di natura assistenziale e previdenziale mettendo a rischio le pensioni di reversibilità. “È una polemica infondata – ha detto Poletti -, la proposta lascia intatti tutti i trattamenti in essere. Per il futuro non è allo studio nessun intervento sulle pensioni di reversibilità, la delega si propone il superamento di sovrapposizioni e situazioni anomale. Il governo vuole dare e non togliere”. Rilancia Tommaso Nannicini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: “Non c’è nessuna volontà politica di intervenire sulle pensioni. Sul piano tecnico, essendo la delega generale, ammette anche questa possibilità di razionalizzazione che si riferisce alle prestazioni future. È in corso un processo alle intenzioni promosso da chi finge di voler risolvere i problemi”.
La polemica
Tuttavia l’intervento ministeriale non è stato sufficiente a placare le acque, poichè il testo di legge prevede la modifica delle pensioni di reversibilità ancorandone i presupposti all’Isee. Tant’è che il presidente della XI Commissione, Cesare Damiano (Pd), incalza il Ministero: “Prendo atto di quanto dichiara il ministro Poletti, ma stando ai testi è necessario cancellare il riferimento all’intervento sulle prestazioni previdenziali per sgombrare ogni dubbio”. L’opposizione e i sindacati, dal canto loro, sono più intransigenti: “Il governo tira il sasso e poi nasconde la mano” e denuncia il danneggerebbero soprattutto le donne che nella pensione di reversibilità vedono il loro unico riconoscimento dopo essersi per anni occupate della famiglia.
Reversibilità salva
Un punto fermo in ogni caso c’è: le nuove norme non si applicano a chi già possiede la pensione di reversibilità. Nel testo definitivo uscito da Palazzo Chigi è stata infatti aggiunta una precisazione: l’applicazione dei nuovi requisiti si applicherà a quanti richiedono la prestazione dopo la data di entrata in vigore dei Dlgs. Evidentemente viene giudicata troppo rischiosa la rottura di un “patto” com’è quello che riguarda il sistema pensionistico.
Le prestazioni per cui potrebbero profilarsi in futuro nuovi criteri d’accesso, oltre alle pensioni di reversibilità, saranno anche:
- le integrazioni al minimo
- gli assegni sociali
- la maggiorazione sociale del minimo
- gli assegni per il nucleo familiare con tre o più figli minori.