Pensione anticipata, quando è possibile con 20 anni di contributi

In quali casi è possibile anticipare l’età pensionabile per uscire dal lavoro se si hanno alle spalle solo 20 anni di versamenti

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Redazione

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Pubblicato: 27 Luglio 2020 12:26

Perché il lavoratore possa ottenere la pensione di vecchiaia, oltre a richiedere il compimento dell’età pensionabile, che attualmente e sino al 31 dicembre 2022 è pari a 67 anni, l’Inps richiede normalmente il possesso di un minimo di 20 anni di contribuzione (15 anni in ipotesi molto particolari).

Pensione anticipata con 20 anni di contributi: è possibile?

È possibile richiedere la pensione anticipata con 20 anni di contributi? Con 20 anni di contributi non è possibile raggiungere la pensione anticipata ordinaria, in quanto sono richiesti 41 anni e 10 mesi di contribuzione per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini.
Nessun diritto neanche alla pensione anticipata con opzione Quota 100, che richiede un minimo di 38 anni di contributi. Per le lavoratrici, nulla di fatto anche con l’Opzione Donna, per la quale la contribuzione minima richiesta, da aver maturato entro il 31 dicembre 2019 peraltro, è pari a 35 anni.

In pensione con 20 anni di contributi: i casi

Ci sono però diverse possibilità per pensionarsi con 20 anni di contributi prima del compimento dell’età pensionabile. Il lavoratore, a seconda della categoria di appartenenza, può difatti ottenere la pensione anticipata contributiva a 64 anni, la pensione di vecchiaia anticipata per invalidità a 61 anni (l’età è pari a 56 anni per la lavoratrice), l’isopensione o l’assegno straordinario con un minimo di 60 anni e addirittura la rendita integrativa anticipata con un minimo di 57 anni. Ma procediamo con ordine.

Pensione di vecchiaia anticipata per invalidità

Per i lavoratori dipendenti del settore privato, in possesso d’invalidità pensionabile almeno pari all’80%, è possibile ottenere la pensione di vecchiaia, con 20 anni di contributi:

  •  a 56 anni di età, più l’attesa di 12 mesi di finestra, se donne;
  •  61 anni di età, più 12 mesi di finestra, se uomini.

La pensione di vecchiaia anticipata per invalidità, nel dettaglio, è un vero e proprio trattamento di vecchiaia: viene riconosciuto con un forte anticipo di età in ragione dell’invalidità accertata in capo al lavoratore. Non si tratta d’invalidità civile, però, quindi non è sufficiente che sia valutata la generica riduzione della capacità lavorativa. L’invalidità deve essere invece valutata in relazione alle specifiche attitudini, capacità e mansioni del lavoratore.

Per chi rientra in una delle cosiddette tre deroghe Amato, è possibile ottenere sia la pensione di vecchiaia, che la pensione di vecchiaia anticipata, con soli 15 anni di versamenti.

Pensione anticipata con 20 anni di contributi

Con 20 anni di contribuzione è anche possibile ottenere la pensione anticipata a 64 anni di età, se:

  • il lavoratore non ha contributi versati prima del 1996;
  • il lavoratore è in possesso di contribuzione alla data del 31 dicembre 1995, ma ha optato per il computo presso la gestione Separata (la semplice adesione all’opzione contributiva Dini non è sufficiente);
  • il trattamento risulta almeno pari a 2,8 volte l’assegno sociale, cioè almeno pari a 1.287,52 euro (valore per l’anno 2020).

Dal 2023 il requisito di età per la pensione anticipata contributiva dovrebbe salire a 64 anni e 3 mesi. I 20 anni di contribuzione devono essere considerati al netto dei contributi figurativi.

In pensione anticipata con l’isopensione

L’isopensione è uno scivolo pensionistico istituito dalla Legge Fornero nel 2012, che consente ai dipendenti di anticipare l’uscita dal lavoro sino a un massimo di 4 anni senza perdere la retribuzione. Sino al 31 dicembre 2020, è consentito un anticipo di 7 anni. Che cosa vuol dire? Significa che il lavoratore può anticipare l’età pensionabile sino a 7 anni, cioè può uscire dal lavoro con un minimo di 60 anni di età.

Non si tratta di un vero e proprio pensionamento anticipato, anche se la prestazione a cui il lavoratore ha diritto è vicina al trattamento di pensione spettante: si tratta, invece, di un’indennità a sostegno del reddito, come la disoccupazione e la mobilità.
L’isopensione non è rivolta a tutti, ma possono beneficiarne i lavoratori in esubero:

  • che sono occupati presso aziende che hanno mediamente più di 15 dipendenti;
  • ai quali manchino non più di 7 anni, 4 anni dal 2021, al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata ordinaria;
  • sono oggetto di un accordo sindacale aziendale per l’uscita volontaria degli esuberi (l’accordo deve essere stipulato dall’azienda con le organizzazioni comparativamente più rappresentative);
  • stipulano un ulteriore accordo con l’impresa, con cui acconsentono alla cessazione del rapporto di lavoro (il consenso non è necessario se è attivata una procedura di licenziamento collettivo).

Oltre all’indennità di isopensione, che viene corrisposta ogni mese, al lavoratore sono anche accreditati i contributi previdenziali sino alla data di maturazione dei requisiti per la pensione anticipata o di vecchiaia (a seconda del trattamento che il lavoratore ottiene per primo).

Assegno straordinario per il sostegno al reddito

Per i lavoratori di alcune categorie di imprese che aderiscono ai fondi bilaterali (ad oggi, si tratta delle aziende destinatarie dei fondi di Credito ordinario, Credito cooperativo, Esattoriali, Poste Italiane, Ferrovie dello Stato, imprese assicuratrici, società di assistenza e del Trentino, coinvolte in processi di ristrutturazione o riorganizzazione) può essere erogato, se previsto dagli accordi di costituzione del fondo, un assegno straordinario per il sostegno al reddito: la prestazione, chiamata anche prepensionamento, è riconosciuta nelle procedure di agevolazione all’esodo dei dipendenti.

L’assegno straordinario, come l’isopensione, può essere ottenuto dai dipendenti che maturano i requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata entro 7 anni, sino al 2020, oppure entro 4 anni, dal 2021 in poi.

Questa indennità di accompagnamento alla pensione può risultare, a seconda del fondo, pari all’importo della pensione spettante alla data di cessazione del rapporto di lavoro, compresa la quota di pensione calcolata sulla base della contribuzione mancante per il diritto alla pensione di vecchiaia.

RITA, rendita integrativa anticipata

Se il lavoratore aderisce alla previdenza complementare, con 20 anni di contribuzione obbligatoria alle spalle ed almeno 5 anni di contribuzione integrativa può ottenere una pensione aggiuntiva: si tratta della Rita, acronimo di rendita integrativa anticipata.

La rendita integrativa anticipata è una prestazione di previdenza complementare, che precede la pensione principale e ne integra l’importo: può essere liquidata sino a 10 anni prima della data di maturazione della pensione di vecchiaia principale, quindi con un minimo di 57 anni di età.

Non ne hanno però diritto tutti gli iscritti alla previdenza complementare, ma solo coloro che:

  • risultano disoccupati da almeno 24 mesi;
  • possiedono almeno 20 anni di contributi;
  • maturano entro 5 o 10 anni i requisiti per la pensione di vecchiaia.

Per la precisione, la rendita può essere richiesta con un anticipo di 10 anni rispetto alla data di maturazione dei requisiti della pensione di vecchiaia principale, nell’ipotesi in cui l’anticipo decennale sia previsto dallo statuto o dal regolamento del fondo di previdenza complementare a cui il lavoratore aderisce. La pensione integrativa è finanziata attraverso il conferimento del Tfr (trattamento di fine rapporto) al fondo di previdenza complementare e attraverso il versamento di contributi supplementari.

Prepensionamento con contratto di espansione

Un altro modo di anticipare la pensione, riservato però ai lavoratori delle aziende con oltre mille dipendenti in organico, è il prepensionamento con contratto di espansione.
Nel dettaglio, possono prepensionarsi utilizzando questo scivolo i lavoratori che si trovano a non più di 5 anni (60 mesi) dal conseguimento del diritto alla pensione di vecchiaia o anticipata.
A questi dipendenti, dietro consenso e previa conclusione di accordi di non opposizione, l’azienda deve riconoscere, a fronte della cessazione del rapporto di lavoro, un’indennità mensile di accompagnamento alla pensione. Qual è l’importo dell’indennità di prepensionamento? L’importo di questa prestazione economica deve essere commisurato alla pensione lorda maturata al momento della cessazione del contratto lavorativo.
L’indennità spetta a partire dalla risoluzione del rapporto e sino al raggiungimento della prima data utile per la pensione anticipata o di vecchiaia ordinaria; la prestazione economica può essere comprensiva della Naspi (l’indennità di disoccupazione spettante alla generalità dei lavoratori dipendenti).
Il lavoratore che beneficia del contratto di espansione, anziché pensionarsi a 67 anni, può prepensionarsi a partire dai 62 anni.

In collaborazione con Adnkronos