Un rapporto della Cgil ha dimostrato come, per una persona che prende un salario nella media dei lavoratori dipendenti, a partire dal 2030 diventerà fondamentalmente impossibile ottenere la pensione anticipata contributiva. Questa opzione permette di smettere di lavorare a 64 anni, a patto di aver versato almeno 20 anni di contributi, ma prevede anche un requisito economico che sta aumentando rapidamente.
Il sindacato ha duramente criticato il Governo, accusando la premier Giorgia Meloni di non aver mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale sul superamento della legge Fornero e, al contrario, di aver solo ridotto le opzioni di flessibilità per l’uscita dal lavoro.
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Come funziona la pensione anticipata contributiva
La pensione anticipata contributiva è una norma introdotta nel 2012 dalla legge Fornero. Permette di andare in pensione in anticipo rispetto alla soglia stabilita dalla legge stessa, 67 anni di età, a patto che si rispettino alcuni requisiti:
- 64 anni di età, che aumentano all’aumentare dell’aspettativa di vita;
- 20 anni di contributi versati;
- aver maturato una pensione pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale.
L’assegno pensionistico che si ottiene se si sceglie di andare in pensione con questa opzione è calcolato interamente con il metodo contributivo, anche per gli anni lavorati prima del 1995. L’importo della pensione quindi rischia di essere molto più basso rispetto a quello che si avrebbe aspettando i 67 anni.
La pensione anticipata contributiva è però, in prospettiva, interessante per i lavoratori che non hanno nessun anno lavorato prima del 1995. Per loro, infatti, il calcolo sarebbe comunque contributivo, quindi non ci sarebbero particolari tagli sull’assegno rispetto alla pensione tradizionale a 67 anni.
Perché dal 2030 sarà impossibile andare in pensione a 64 anni
Un rapporto della Cgil spiega però che, a partire dal 2030, la pensione anticipata contributiva potrebbe diventare irraggiungibile per moltissimi lavoratori. Il problema è il requisito economico, quello che prevede che il lavoratore debba aver maturato un assegno pari a 2,8 volte quello sociale. Questo requisito sta aumentando molto rapidamente:
| Anno | Assegno da maturare per andare in pensione a 64 anni |
| 2012 | 1.168,44 euro |
| 2022 | 1.309,42 euro |
| 2025 | 1.616,07 euro |
| 2030 (previsione) | 1.811,78 euro |
Il motivo di questo aumento è che l’assegno sociale, come tutte le pensioni, si rivaluta ogni anno a seconda dell’inflazione. Tra il 2022 e il 2025 l’aumento dei prezzi è stato molto alto, quindi anche questa rivalutazione ha accelerato. Come conseguenza indiretta, la soglia minima da maturare per andare in pensione a 64 anni è aumentata.
Il problema, denuncia il sindacato, è che i salari non stanno tenendo il passo dell’inflazione. L’Italia ha un problema di lungo corso con la crescita delle retribuzioni. La conseguenza, secondo la Cgil, è che a partire dal 2030 un dipendente con una retribuzione media nel settore privato (23.700 euro all’anno) non sarà più in grado di maturare il requisito economico necessario per la pensione anticipata contributiva.
Le critiche della Cgil a Governo
Il Governo è consapevole di questo problema e ha proposto una soluzione: permettere ai lavoratori di aggiungere il Tfr al montante contributivo (la somma di tutti i contributi versati), per raggiungere il requisito economico necessario ad andare in pensione a 64 anni. La Cgil ha però stroncato questa opzione, tramite le parole della segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione:
Il Tfr è salario differito, parte integrante della retribuzione: utilizzarlo in questo modo significa intaccare diritti certi senza risolvere nulla.
Ghiglione ha poi duramente criticato l’esecutivo, accusandolo di non aver mantenuto le promesse elettorali sulle pensioni:
Il Governo aveva promesso il superamento della legge Fornero ma nei fatti non solo ha azzerato la flessibilità in uscita, ha addirittura aggravato una legge che continua a evocare solo negli slogan. Anziché eliminare soglie impossibili le ha alzate, e adesso vorrebbe trovare soluzioni.