In pensione a 70 anni nel 2051, le stime Istat che mettono in difficoltà il governo italiano

Per l’Istat l’invecchiamento della popolazione crea uno squilibrio tra i numeri di attivi e non attivi, con il sistema pensionistico che ne risente: di questo passo nel 2051 si andrà in pensione a 70 anni. 

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Pubblicato: 8 Ottobre 2024 19:14

Nel 2051, secondo le stime dell’Istat, in Italia i lavoratori riusciranno ad andare in pensione solo al raggiungimento dei 70 anni d’età. È questo il quadro delineato dal presidente dell’Istituto, Francesco Maria Chelli, nel corso dell’audizione sul Psb davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. A causare tale prospettiva, non certo ottimistica, è “un’amplificazione dello squilibrio tra nuove e vecchie generazioni”, con il calo della natalità che comporterà “un impatto importante” sulle politiche di protezione sociale.

In Italia ci saranno sempre più anziani

L’analisi fornita dall’Istat che mette in crisi anche il governo Meloni parte da un concetto molto semplice, ovvero che l’invecchiamento sempre maggiore della popolazione italiana porterà a uno squilibrio tra nuove e vecchie generazioni che renderà più complesse le politiche di protezione sociale. Più nello specifico, l’Istituto stima che nel 2031 le persone con più di 65 anni potrebbero rappresentare il 27,7% del totale degli italiani secondo lo scenario mediano. Si va, infatti, dal 24,4% del 2023 e fino al 34,5% nel 2050.

Con questi dati, “l’impatto sulle politiche di protezione sociale sarà quindi importante, dovendo fronteggiare i fabbisogni di una quota crescente (e più longeva) di anziani”. A risentirne notevolmente è il sistema pensionistico italiano, con l’età pensionabile che arriverà per l’Istat a 70 anni nel 2051.

Le morti superano le nascite in Italia

L’Istat, attraverso la viva voce del suo presidente, non ha mancato di ricordare che, con l’invecchiamento della popolazione, i decessi in Italia superano il numero delle nascite. “Lo scenario demografico che emerge dai dati provvisori relativi ai primi sette mesi del 2024 – ha detto  Francesco Maria Chelli – non presenta inversioni di tendenza rispetto al recente passato e vede anzi amplificati gli effetti del processo demografico in corso”.

Più nello specifico, nel 2024 “le nascite sono state circa 210 mila, oltre 4 mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2023; scendono anche i decessi, nei primi sette mesi dell’anno in corso pari a 372 mila contro i 389 mila 
dell’anno precedente (-17 mila)”.

Famiglie italiane sempre più piccole

I dati Istat relativi al sempre maggiore invecchiamento della popolazione e alla bassa natalità in Italia, spingono lo stesso Istituto a dire che “in futuro si prevedono famiglie sempre più piccole e caratterizzate da una maggiore frammentazione, il cui numero medio di componenti scenderà dalle attuali 2,25 persone per famiglia a 2,18 nel 2031″.

Ad aumentare nei prossimi 7 anni saranno, più nel dettaglio, i nuclei familiari composti da una sola persona. “Si prevede un aumento di oltre 500 mila famiglie – ha detto il presidente Istat – da 26,1 milioni nel 2024 a 26,6 milioni nel 2031. Questa evoluzione dipende in gran parte dalle persone che vivono sole e che passeranno da circa 9,4 milioni nel 2024 a 9,9 milioni nel 2031”.

Il rapporto sbilanciato tra gli attivi e i non attivi

Quanto detto in precedenza conduce, per l’Istat, a una situazione di “rapporto decrescente nel tempo tra gli individui in età attiva (15-64 anni) e quelli in età non attiva (0-14 e 65 anni e più)”. “Già nel 2031 – ha aggiunto Francesco Maria Chelli – la popolazione di 15-64 anni potrebbe scendere al 61,5% del totale (54,4% nel 2050), registrando una flessione di 2 punti percentuali (oltre 9 nel 2050), evidenziando un quadro evolutivo con importanti ricadute sul mercato del lavoro e sul sistema di welfare”.

In pensione sempre più tardi

In una Paese in cui i giovani sono meno degli anziani a risentirne è anche e soprattutto il sistema pensionistico, con l’età per il pensionamento che tende ad aumentare. Proprio questi dati spingono infatti l’Istat a dire che nel 2051 si andrà in pensione a quasi 70 anni.

“Le ipotesi sulle prospettive della speranza di vita a 65 anni contemplate nello scenario mediano presagiscono una crescita importante, a legislazione vigente, dell’età al pensionamento”, ha detto Chelli aggiungendo che: “Rispetto agli attuali 67 anni, si passerebbe a 67 anni e 3 mesi dal 2027, a 67 anni e 6 mesi dal 2029 e a 67 anni e 9 mesi a decorrere dal 2031, per arrivare a 69 e 6 mesi dal 2051“.