Manovra 2025, pensioni a rischio con gli sgravi sul lavoro promessi 

Banca d’Italia ha sottolineato in audizione sul Psb che gli sgravi sul lavoro promessi nella Manovra 2025 potrebbero ledere all’equilibrio del sistema delle pensioni

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Pubblicato: 7 Ottobre 2024 20:37

Mentre il governo di Giorgia Meloni lavora alla Manovra 2025, tra interventi doverosi e promesse, deve scontrarsi con i dati che rendono molto stretto lo spazio di movimento. Come sottolineato da Bankitalia nel corso dell’audizione del 7 ottobre davanti alle Commissioni bilancio di Camera e Senato, l’intenzione espressa del Piano strutturale di bilancio di rendere strutturali gli sgravi contributivi sul lavoro potrebbe mettere a serio rischio l’equilibrio del sistema delle pensioni. A questo si aggiunge la revisione al ribasso del Pil nel 2024 che, sempre secondo Banca d’Italia, si attesterà allo 0,8%.

La mancanza di equilibrio tra entrate contributive e uscite

Così come sottolineato da Sergio Nicoletti Altimari, Capo dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia, nel corso dell’audizione davanti alle Commissioni bilancio di Camera e Senato sul Piano strutturale di bilancio, “l’intenzione di rendere strutturali gli sgravi contributivi sul lavoro” richiede un maggiore grado di attenzione. “Come già sottolineato in sede di Audizione sul Def – ha detto Sergio Nicoletti Altimari – verrebbe meno a livello aggregato l’equilibrio tra entrate contributive e uscite per prestazioni che, nel medio periodo, caratterizza il nostro sistema previdenziale e ne rappresenta un punto di forza”.

Il Pil al ribasso nel 2024

Indicativo è anche quanto sottolineato da Banca d’Italia in relazione al Pil italiano atteso alla fine del 2024, che subisce una revisione al ribasso. “Nel quadro previsivo a legislazione vigente del Psb il Pil cresce dell’1,0 per cento quest’anno, dello 0,9 per cento nel prossimo e dell’1,1 per cento nel 2026 – ha detto Sergio Nicoletti Altimari – La revisione dei conti economici trimestrali pubblicata venerdì scorso dall’Istat, non inclusa nel quadro, comporterebbe una correzione meccanica al ribasso di due decimi di punto percentuale della stima per l’anno in corso”.

Gli effetti del taglio del cuneo fiscale degli aiuti alle famiglie

Quanto all’impatto che potrebbero avere alcune misure della Manovra 2025, il Capo dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia si è soffermato in particolar modo sulla stabilizzazione del taglio del cuneo fiscale e sugli aiuti alle famiglie che “dispiegheranno i loro effetti principalmente nel 2025, innalzando la crescita del Pil all’1,2%”.

“Tali effetti attesi – ha aggiunto – sono in linea di principio raggiungibili, ma una valutazione più compiuta richiede informazioni non ancora disponibili”. Altimari si riferisce, come evidente, alle risorse che permetteranno la copertura degli interventi, così come alle modalità di attuazione delle politiche che verranno messe in campo dal governo di Giorgia Meloni.

I rischi collegati al Piano strutturale di bilancio

Per il Capo dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia, malgrado “i conti in corso d’anno mostrano un andamento incoraggiante”, “il programma delineato nel Psb non è esente da rischi“. Due sono quelli prevalenti, ovvero le coperture e la mancanza di certezze.

Secondo Bankitalia, in primo luogo è necessario scongiurare il rischio che per finanziare la Manovra 2025 il piano “sfrutti il margine determinato dalle maggiori entrate ora attese per il 2024, con l’assunzione implicita che siano interamente permanenti”. In secondo luogo, andrebbe presa in maggiore considerazione l’elevata incertezza del quadro macroeconomico, dove “anche piccoli scostamenti dai piani di bilancio potrebbero rendere difficoltoso riportare il deficit sotto il 3% nel 2026”.

La richiesta di maggiori specifiche sulle riforme

Non sono mancati da parte di Banca d’Italia anche delle critiche al Piano strutturale di bilancio, specialmente rivolte alla poca chiarezza sulle riforme che il governo ha intenzione di adottare. Sergio Nicoletti Altimari in audizione ha sottolineato che “sarebbe auspicabile che il Piano fornisse un maggiore livello di dettaglio sui tempi e le modalità di attuazione”.

I dettagli forniti dal Piano, infatti, vengo giudicati “insufficienti per la valutazione complessiva degli interventi in esso prospettati, in particolare la legge quadro sulle Pmi e le misure volte al potenziamento dei mercati dei capitali. Essi dovranno basarsi su una corretta identificazione dei principali fattori che ostacolano la crescita dimensionale delle imprese, fra cui i disincentivi derivanti dal quadro normativo e dal sistema fiscale”.

“Un approccio prudente nella gestione della finanza pubblica – ha aggiunto il rappresentante di Banca d’Italia – si deve coniugare con una forte azione riformatrice e di investimento, in modo da innalzare il potenziale di crescita. Su questo fronte, il documento indica ambiti rilevanti per le prospettive future dell’economia italiana. Molto dipenderà da come le misure di riforma saranno effettivamente disegnate”.

Manovra, risorse e la non facile allocazione

Oltre Banca d’Italia, nel corso dell’audizione in Parlamento sul Piano strutturale di bilancio sono intervenuti anche tanti altri attori, quali l’Anci, l’Upi, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, il Cnel, l’Istat, l’Ufficio parlamentare di bilancio e la Corte dei Conti. Proprio quest’ultima ha sottolineato come il Psb sia molto impegnativo per le Casse dello Stato e che, dunque, saranno necessarie delle scelte non facili per l’allocazione delle risorse.

“Su molti fronti – ha detto la Corte dei Conti – si evidenziano necessità crescenti derivanti da problemi strutturali, da andamenti dei costi, dal crescere di aree di sofferenza sociale, dall’emergere di nuove sfide economiche e produttive a cui si aggiungono esigenze poste da nuove criticità legate al contesto nazionale e internazionale”.

Per l’organo che controlla e vigila in materia fiscale sulle entrate e le spese pubbliche all’interno del bilancio dello Stato, è necessario attendere il quadro programmatico che arriverà con il Dpb (Documento programmatico di bilancio) prima di offrire “piena valutazione e le implicazioni” del Psb. Già da ora, tuttavia, la Corte dei Conti sottolinea la coerenza del Piano con il nuovo Patto di stabilità europeo.

“Il Piano strutturale di bilancio offre un quadro della gestione di bilancio per il prossimo settennio che appare coerente con quanto richiesto dal nuovo Patto di stabilità europeo – ha detto la Corte dei Conti – descrivendo un percorso di graduale riduzione del debito e un più rapido rientro del disavanzo rispetto al quadro presentato nel Def dello scorso aprile”.

Istat, il Pil è stazionario

All’audizione in Parlamento ha preso parte anche l’Istat con il direttore per la contabilità, Giovanni Savio. Quest’ultimo ha sottolineato che l’Istituto nazionale di statistica non è in grado al momento di commentare gli scenari della crescita nel Psb, ma “per ora dal lato crescita del Pil siamo tornati a una fase di stato stazionario o steady state con tassi di crescita abbastanza contenuti che stentano a dimostrare la situazione di un’economia che si sviluppa in forma consistente”.

“Si sono spente – ha aggiunto – alcune cause che hanno generato, nel corso degli anni precedenti, dopo la crisi Covid, questa spinta propulsiva e quindi dobbiamo attendere che ci siano altre forze che possano incrementare questa crescita”.