Aumento dell’età pensionabile verso lo stop, il piano del Governo

Meloni vuole fermare l’aumento automatico delle pensioni per il biennio 27/28, una mossa che divide tra chi teme squilibri nei conti e chi pensa ai lavoratori con carriere precarie

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

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Si parla già, nei corridoi di Palazzo Chigi, della prossima Legge di bilancio prevista per il prossimo autunno. Più precisamente, il focus è ora puntato sulla possibile sospensione dell’incremento automatico di tre mesi dei requisiti per la pensione previsto nel 2027.

La misura, frutto di un meccanismo introdotto anni fa per garantire la sostenibilità del sistema in un Paese che invecchia (ricordiamo che il 24,3% degli italiani è over 65), è già indicata nelle stime Istat e nelle tabelle della Ragioneria generale dello Stato.

Il governo Meloni, però, sembra intenzionato a disinnescare l’aumento, una scelta che l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) considera rischiosa.

Pensioni 2027, i numeri dell’Istat e cosa cambia davvero

Il sistema prevede un aggiornamento ogni due anni dei requisiti in base all’aspettativa di vita calcolata dall’Istat. Per il biennio 2027-2028 sono previsti aumenti automatici già inclusi nelle previsioni ufficiali. Le modifiche riguardano:

  • pensione di vecchiaia – da 67 anni a 67 anni e 3 mesi;
  • pensione anticipata per uomini – da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 1 mese di contributi;
  • pensione anticipata per donne –  da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e 1 mese di contributi.

Questo meccanismo serve a tenere sotto controllo la spesa previdenziale nel medio e lungo periodo.

Le intenzioni del governo Meloni

Il ministro Giancarlo Giorgetti e il sottosegretario Claudio Durigon hanno detto che la sospensione dell’automatismo sarà uno dei cardini della prossima Manovra autunnale. Il ragionamento è semplice (e anche politico): il governo vuole evitare che le regole per andare in pensione diventino ancora più rigide in un mercato del lavoro fatto di carriere spesso instabili e discontinue.

Bisognerebbe però chiarire un aspetto: lo stop riguarderà solo la pensione di vecchiaia o anche quella anticipata? Per ora si sa solo che l’età minima per la pensione resterà a 67 anni e che la misura, se confermata, scatterà dal 1° gennaio 2027 per almeno due anni.

La posizione dell’Ufficio parlamentare di bilancio

Lo stop all’automatismo preoccupa in molti. La presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio Lilia Cavallari rimane dubbiosa. Ha infatti sottolineato:

“È importante che venga mantenuto l’adeguamento automatico all’aspettativa di vita dei requisiti anagrafici e contributivi minimi per l’accesso al pensionamento al fine di attenuare l’aumento dell’indice di dipendenza dei pensionati ed evitare che le pensioni risultino troppo basse, con conseguenti pressioni sugli istituti assistenziali”.

Durigon invece non ha fatto giri pindarici: “Bloccheremo l’aumento nel 2027, lo sterilizzeremo”.

Una sospensione simile fu già applicata nel 2019 per i lavoratori gravosi e le pensioni anticipate, con effetti estesi fino a fine 2026. Lo scenario potrebbe ripetersi, eventualmente accompagnato da vincoli come finestre mobili per ridurre l’impatto sui conti pubblici. La presidente ha poi detto:

“La presenza di meccanismi di aggiustamento automatico capaci di definire ex ante e in maniera trasparente la ripartizione dei rischi demografici ed economici tra le generazioni attive e quelle in pensione appare preferibile rispetto a interventi ex post e di tipo discrezionale”.

Questi strumenti, aggiunge, “si sono rivelati centrali, e lo saranno sempre di più in futuro, nell’assicurare il controllo della dinamica del rapporto tra spesa pensionistica e Pil”. La logica di fondo è che, senza questi correttivi, aumenterebbe il divario tra lavoratori e pensionati e la sostenibilità del sistema sarebbe più fragile.

Il problema dell’adeguatezza delle pensioni future: l’analisi dell’Upb

Oltre al nodo dei conti pubblici, l’Upb sottolinea anche il rischio di pensioni inadeguate per i giovani e i lavoratori con carriere instabili.

“L’aggancio automatico dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita ha implicazioni importanti anche dal punto di vista dell’adeguatezza delle prestazioni previdenziali”. L’ufficio rileva che “le prestazioni future saranno comparabili con quelle attuali solo se il mercato del lavoro sarà in grado di assicurare carriere lunghe, continuative e ben remunerate”.

La scelta di sospendere l’automatismo, pur comprensibile nel breve termine per ragioni sociali, rischia, secondo l’Upb, di aggravare squilibri già profondi in un’Italia sempre più anziana.