Aumento pensioni anticipate, nuove regole per la neutralizzazione dei contributi

Una sentenza della Corte di Cassazione ha aperto alla possibilità della neutralizzazione dei contributi per i pensionati anche dopo il calcolo dell'assegno

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato: 30 Gennaio 2025 09:00

La Cassazione rimette in discussione le regole della neutralizzazione dei contributi. Lo strumento permette di escludere i periodi di contributi ritenuti penalizzanti nel calcolo dell’assegno, fino a un massimo di cinque anni.

Finora la neutralizzazione dei versamenti sfavorevoli poteva essere richiesta in contemporanea all’invio della domanda di trattamento previdenziale. Grazie alla recente sentenza della Suprema Corte, invece, l’estromissione può essere richiesta a posteriori anche dai pensionati. Una decisione che apre alla possibilità di ricevere importi più alti, perlomeno al raggiungimento dei requisiti di vecchiaia.

La sentenza della Cassazione

Con la sentenza della Cassazione n.30803 del 2024, depositata lo scorso dicembre, gli Ermellini della sezione Lavoro hanno accolto il ricorso di un contribuente che si era visto respingere dalla Corte d’Appello di Lecce la richiesta della neutralizzazione di un periodo di contributi poco vantaggioso, per ricalcolare il proprio assegno.

I giudici di Appello avevano confermato la sentenza di primo grado, decisione però cassata dalla Suprema Corte. Secondo quanto previsto dalla legge 153/1969, è stato affermato che: “la pensione di anzianità è equiparata a tutti gli effetti alla pensione di vecchiaia quando il titolare di essa compie l’età stabilita per il pensionamento di vecchiaia”. Si chiarisce così come la norma vada “intesa nel senso che al compimento dell’età pensionabile prevista per la pensione di vecchiaia diviene applicabile tutta la disciplina dettata per tale pensione“.

La neutralizzazione

La neutralizzazione è riconosciuta soltanto per i contributi successivi alla maturazione della pensione. Ciò vuol dire dopo 20 anni di versamenti in caso di trattamento di vecchiaia. Per la pensione anticipata, invece, devono essere sempre garantiti 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Inoltre possono essere estromesse un massimo di 260 settimane di contributi (5 anni) consecutive.

Il chiarimento della sentenza di Cassazione ribadisce che l’esclusione dei contributi svantaggiosi può essere richiesta solo da chi è in possesso dei requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia: 67 anni. Al tempo stesso, però, fornisce una possibilità in più per i trattamenti anticipati.

Chi si è ritirato dal lavoro prima del tempo, infatti, può chiedere il ricalcolo dell’assegno una volta raggiunto il limite di età, ricevendo un importo previdenziale maggiore.

“Il principio fondamentale che emerge dalla sentenza è che il sistema pensionistico deve rispettare e in modo equo l’intera carriera lavorativa del contribuente, evitando che periodi di contribuzione in anni con retribuzioni più basse penalizzino in maniera significativa il trattamento pensionistico” hanno spiegato gli avvocati Celeste Collovati e Massimo Leonardi al quotidiano Libero (non lo storico portale, ndr.).

“La neutralizzazione dei periodi sfavorevoli consente di ottenere un calcolo pensionistico più giusto e confacente alla realtà lavorativa del soggetto” hanno chiarito i due legali commentando la sentenza della Cassazione, “in sostanza, si allinea al principio costituzionale di uguaglianza, cercando di evitare che situazioni contingenti penalizzino un cittadino in età pensionabile”.