La Bce ha recentemente mantenuto invariati i tassi di interesse, dopo otto tagli consecutivi. Tuttavia, c’è chi chiede di ridurli ancora, alla luce dell’accordo sui dazi raggiunto con gli Usa. È il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, che propone di tagliare il costo del denaro come è stato fatto durante l’emergenza Covid: “Il dollaro si è svalutato di circa il 17%, più di quanto sono i dazi al 15%”.
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La proposta di Tajani
Il ministro lo ha proposto ieri alla Farnesina davanti agli imprenditori; oltre ad aver avanzato la richiesta di un aumento del fondo per il credito alle Pmi, ha chiesto un intervento della Banca centrale europea per ridurre i tassi di interesse. Tajani chiede un taglio dei tassi dall’attuale 2% fino allo 0,5%, per interrompere la fase di rafforzamento dell’euro contro il dollaro. Sotto la spinta dell’amministrazione Usa, il rapporto di cambio dollaro-euro può arrivare fino a 1,25%.
Secondo Tajani, il nodo è il rapporto euro-dollaro, con quest’ultimo che negli ultimi mesi si è notevolmente svalutato. “Il rapporto euro-dollaro sarà il fronte su cui dovremo impegnarci tutti se vogliamo garantire la competitività delle nostre imprese”, ha spiegato il ministro. La decisione, ovviamente, spetta alla Bce; tuttavia, l’Italia intende inviare segnali in tal senso. Suggerisco con garbo: dare un consiglio non significa ledere l’indipendenza”, ha aggiunto il vicepremier.
Una delle proposte è il quantitative easing, ovvero l’acquisto da parte della Bce di titoli di Stato di diversi Paesi dell’Ue, per aumentare la liquidità in circolazione. Una linea accettata anche dal ministro per gli affari europei Tommaso Foti, che afferma che l’Europa dovrebbe intervenire sulla quotazione euro-dollaro perché “l’euro così forte può penalizzare le esportazioni molto più dei dazi”.
C’è chi vuole un’altra pausa
Ma la Banca centrale europea non ha fretta di abbassare nuovamente il costo del denaro e per giustificare un taglio dei tassi già a settembre servirebbe un cambiamento economico inaspettato. Lo ha detto il banchiere centrale slovacco Peter Kazimir, che ha affermato:
Per quanto riguarda i dati in arrivo, non mi aspetto nulla di significativo che spinga ad agire già in settembre. Sarebbero necessari segnali chiari di un tracollo nel mercato del lavoro per indurmi ad agire in tal senso.
Le parole di Kazimir sono in linea con quanto riferito da alcune fonti che davano per improbabile un taglio a settembre, dato che la banca ha già dimezzato i tassi al 2% da giugno 2024. L’accordo commerciale tra Ue e Usa ha ridotto l’incertezza per le imprese, ma resta da valutare l’impatto sui prezzi, che restano la priorità della Bce.
La Bce taglierà a settembre? Cosa si sa
È difficile prevedere cosa potrà accadere. In due mesi molte cose possono cambiare, e i segnali evocati da Kazimir potrebbero anche manifestarsi, vista la complessa situazione macroeconomica.
Stando alle previsioni dei mercati, a settembre ci sarebbe una probabilità del 50% che l’Eurotower decida di applicare un ulteriore taglio dei tassi. Secondo Unicredit, nella prossima riunione potrebbe avvenire un ultimo taglio per il 2025 di 25 punti base, scendendo fino a quota 1,75%. Bank of America e Barclays, invece, prevedono due ulteriori interventi della Bce entro la fine dell’anno, che porterebbero i tassi all’1,5%.