Affitti brevi, via libera alla banca dati unica: sperimentazione dal 3 giugno

Passi in avanti per il programma del ministero del Turismo: si procede con la banca dati unica e la Puglia avvierà la sperimentazione

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Via libera alla banca dati unica sugli affitti brevi, con il ministero del Turismo che mira alla pubblicazione del provvedimento sul Cin (Codice identificativo nazionale) entro il 1° settembre. Scatteranno poi 60 giorni dalla pubblicazione del testo, prima di vedere in vigore ufficialmente il nuovo sistema. Da allora saranno applicabili anche le multe del caso.

Banca dati nazionale

Il piano del ministero del Turismo mira a una maggiore trasparenza per gli utenti ma, soprattutto, a ottenere uno strumento chiave per la lotta al sommerso. L’Italia ha ampiamente abbracciato il sistema degli affitti brevi e, con differenti volumi, ciò vale per tutte le Regioni. C’è tutta l’intenzione ora di effettuare controlli a tappetto a caccia di irregolarità.

Giovedì 30 maggio è giunto il parere favorevole della Conferenza Stato-Regioni sullo schema di decreto relativo all’interoperabilità della banca dati nazionale delle strutture ricettive e degli immobili in locazione breve e per finalità turistica (Bdsr). In varie forme, si tratta di qualcosa di già tentato in precedenza da altri governi. Quello di Giorgia Meloni riesce, dunque, a porre la parola fine a questo processo bloccato da anni.

Nel mirino ci sono oltre 500mila affitti. Sono tante infatti le abitazioni che, stando ai dati Aigab, in tutt’Italia vengono pubblicizzate per gli affitti brevi. Dovranno tutte dotarsi di un Codice identificativo nazionale (Cin). Prima di arrivare a ciò, però, ci sarà una fase intermedia necessaria.

Oggi le Regioni vantano già una propria banca dati. In questi mesi si svilupperà, dunque, l’interoperabilità tra differenti software, al fine di ottenere una banca dati unica nazionale.

La novità è che il processo sperimentale verrà lanciato immediatamente. La prima Regione sarà la Puglia, a partire dalle ore 9.00 di lunedì 3 giugno 2024. La piattaforma sarà attivata poi anche per le altre Regioni e Province autonome, secondo tempi comunicati nel corso delle settimane dal ministero di Daniela Santanché. Ecco il suo pensiero:

“Con questa piattaforma, basata sul modello di interoperabilità, dotiamo finalmente il sistema ricettivo e l’industria turistica di uno strumento di contrasto all’abusivismo, così come di tutela del consumatore”.

Settembre 2024

Scendendo nel dettaglio del concetto di interoperabilità, nella prima fase le Regioni saranno chiamate a inviare alla banca dati nazionale i dati minimi necessari per poter identificare una struttura.

Questo è di fatto il passo base per la strutturazione dell’archivio nazionale. Le Regioni potranno trasmettere inoltre, a corredo, anche ulteriori dati. Un flusso di informazioni che andrà a comporre il sistema voluto dal ministero.

Un primo step, in seguito al quale i titolari delle strutture potranno accedere alla piattaforma, identificandosi via Spid, per poi visualizzare le strutture connesse al codice fiscale. Ciò al fine di ottenere il Cin e anche integrare eventuali dati mancanti.

Tramite tale procedura si potrà inoltre effettuare la richiesta da zero, ma non solo. Si pretende che i titolari che non riescano a individuare la propria struttura nella banca dati unica, e dunque il proprio Cin, segnalino l’anomalia attraverso una procedura prevista dal sistema.

Come detto, il provvedimento sarà pubblicato entro il 1° settembre. Se fosse questa la data confermata, dal 1° novembre scatterebbero le sanzioni. Chiunque proponga in locazione una struttura priva di Codice identificativo nazionale rischierà una sanzione tra 800 e 8000mila euro. Chi invece non userà il Codice all’interno degli annunci rischierà una sanzione tra 500 e 5000 euro. A ciò si aggiungerà anche l’obbligo per i rilevatori di gas combustibili e monossido di carbonio, oltre a degli estintori portatili. Ciò in riferimento a chi esercita l’attività turistica in forma imprenditoriale, che andrà incontro a un massimo di 6mila euro di sanzione.