Prezzi del vino italiano crollano a causa dei dazi USA, cantine perdono 61 milioni in un solo mese

Pressione sul vino italiano negli USA: i produttori assorbono i dazi di Trump, sacrificando i margini. Il paradosso dei prezzi al ribasso

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

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Il vino italiano, tra i prodotti Made in Italy più esportati in America, oggi si trova sotto pressione come non mai a causa dei nuovi dazi introdotti dal presidente Donald Trump, che stanno colpendo duramente le nostre cantine, costrette a sacrificare i margini per restare competitive.

Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio di Unione Italiana Vini (Uiv), solo a luglio le aziende italiane hanno già perso 61 milioni di dollari. 

Prezzi del vino italiano giù del 13,5%: chi paga davvero i dazi

Il dato più significativo che riguarda il prezzo medio del vino italiano importato negli Usa è che, in un solo anno, è sceso da 6,52 a 5,64 dollari al litro, con un calo del 13,5%. Un andamento che non trova giustificazione nei normali equilibri di mercato. Anzi, paradossalmente, il deprezzamento del dollaro avrebbe dovuto rendere i prodotti europei più appetibili.

La realtà è un’altra e a pagare il costo dei dazi sono le stesse imprese italiane. Lo conferma Lamberto Frescobaldi, presidente di Uiv: “Il vino esce dalle cantine a prezzi inferiori, segno che molte aziende stanno assorbendo integralmente l’impatto dei dazi per restare sul mercato”.

Italia seconda solo alla Francia nella “classifica dei dazi”

Secondo l’analisi Uiv, dall’introduzione delle nuove tariffe a fine luglio l’Italia ha già accumulato 61 milioni di dollari di dazi, pari a circa un terzo del totale pagato per i vini esteri. Peggio è andata solo alla Francia, con 62,5 milioni, mentre la Spagna resta molto più indietro.

Un primato che racconta l’importanza del vino italiano sul mercato statunitense, ma anche la sua vulnerabilità di fronte a scelte politiche e commerciali che rischiano di azzerare anni di investimenti. Così, le cantine italiane vendono a meno, ma i consumatori americani pagano di più.

Il paradosso dei prezzi negli scaffali americani

Se i prezzi all’ingrosso calano, quelli sugli scaffali americani spesso aumentano. Frescobaldi denuncia, infatti, un’anomalia evidente: “Molti dei rincari registrati nei punti vendita riguardano stock importati prima dell’entrata in vigore dei dazi. Si tratta di speculazioni ingiustificate che danneggiano sia i produttori italiani che i partner statunitensi”.

Di fronte a un quadro tanto complesso e a una distorsione che mette in crisi la fiducia tra produttori e distributori, Uiv chiede una reazione coordinata tra pubblico e privato. L’idea è di lanciare dal 2026 una campagna promozionale straordinaria, con focus iniziale proprio sugli Stati Uniti, ma senza trascurare mercati emergenti come Regno Unito, Canada e Brasile.

L’obiettivo non è solo difendere le quote di mercato, ma riaffermare l’identità e il valore del vino italiano, puntando su qualità, unicità e capacità di raccontare i territori. Questa crisi dimostra infatti, secondo gli esperti, quanto il settore vitivinicolo, pur essendo un pilastro dell’export agroalimentare italiano, resti esposto alle decisioni geopolitiche di Paesi terzi. Per questo motivo non può limitarsi a subire le dinamiche del mercato e ha bisogno di maggiori tutele.

Investire in strategie di lungo periodo, diversificare i mercati e rafforzare la comunicazione del valore aggiunto sono scelte non più rinviabili. Soprattutto se si vuole difendere un settore così importante e strategico per l’economia e il lavoro.