Eurostat ha diffuso i dati sulla produzione di pasta in Europa. Nel 2024, in Unione europea ne sono state prodotte 6 milioni di tonnellate, per un valore di 9,1 miliardi di euro e una solida crescita rispetto al 2023. L’Italia è di gran lunga il primo Paese produttore, con 4,1 milioni di tonnellate.
Poco più della metà della pasta prodotta in Italia è destinata all’esportazione, e questo la espone alle tensioni commerciali degli ultimi mesi. Le associazioni di settore sono particolarmente preoccupate per i dazi americani che potrebbero scattare a partire dal 1° gennaio 2026.
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La classifica dei produttori di pasta in Europa
Come detto, l’Italia non è soltanto il primo produttore europeo di pasta, ma rappresenta una percentuale molto alta del totale della pasta prodotta in Ue, il 69%. Al secondo posto c’è la Spagna, che produce una frazione della pasta che ha origine dal nostro Paese:
- Italia, 4,1 milioni di tonnellate di pasta all’anno, il 69% della produzione europea;
- Spagna, 367mila tonnellate di pasta all’anno, il 6% della produzione europea;
- Germania, 290mila tonnellate di pasta all’anno, il 5% della produzione europea.
Il giro d’affari totale è stato di 9,1 miliardi di euro nel 2024, con una crescita del valore della pasta prodotta del 3% a fronte di un aumento dei volumi di produzione del 5%.

Le esportazioni di pasta dall’Italia e dall’Europa
Nel 2024 circa la metà della pasta prodotta in Europa è stata esportata al di fuori del Paese di produzione. L’Italia, in quanto primo produttore con un margine molto ampio sul secondo, è anche il primo esportatore. L’anno scorso 2,2 milioni di tonnellate di pasta hanno lasciato il nostro Paese verso altri Stati dell’Ue e del mondo. Si tratta del 77% delle esportazioni europee. La Spagna è al secondo posto, con 131mila tonnellate.
Il 55% di queste esportazioni erano dirette verso altri Paesi europei, come la Germania e la Francia, che sono i due principali importatori di pasta nell’Ue, rispettivamente a 468mila tonnellate (il 28% delle importazioni totali) e 372mila tonnellate (il 22% delle importazioni totali).

Il restante 45% delle esportazioni va al di fuori dell’Ue. Il 25% è diretto verso il Regno Unito, ma ben il 23% viene invece portato al di là dell’Atlantico, negli Stati Uniti. Proprio questa percentuale preoccupa i produttori italiani. Per il prossimo anno, infatti, c’è il rischio che gli Usa impongano dazi molto alti proprio sulle importazioni di pasta.
I dazi americani sulla pasta
La minaccia di dazi americani sulla pasta italiana non arriva, come altri dazi, da Donald Trump, ma dal Dipartimento del Commercio americano, uno dei ministeri del governo di Washington, che ha avviato un’indagine. Alcuni produttori americani di pasta sostengono che i marchi italiani facciano “dumping” nel Paese, vendano cioè i loro prodotti a prezzi inferiori a quelli di produzione, quindi in perdita, con l’obiettivo di danneggiare la concorrenza.
Solo alcuni marchi sono accusati di questa pratica e quindi non tutta la pasta subirebbe lo stesso trattamento. L’indagine si concluderà nel 2026 e quindi solo da allora sarebbero applicati gli eventuali dazi che il Dipartimento del Commercio ha stimato attorno al 107%. Le associazioni di settore e i marchi coinvolti sono preoccupati e parlano di un rischio di delocalizzazione nel Paese.