Crisi del grano in Italia, prezzi e raccolti in calo

L'invasione del grano straniero fa crollare il prezzo di quello italiano: crollo dei prezzi e produzione mette a dura prova le imprese che operano nel settore

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 21 Marzo 2025 15:31

Il mercato del grano in Italia sta attraversando una fase critica, con un crollo dei prezzi pagati agli agricoltori e una riduzione significativa dei raccolti. A lanciare l’allarme è la Coldiretti, che punta il dico contro l’invasione di grano canadese nei mercati italiani, che sta mettendo in seria difficoltà i produttori nazionali.

L’invasione del grano straniero fa crollare il prezzo di quello italiano

Secondo un’analisi sui dati Dg Agri relativi alla campagna commerciale 2024/2025, le importazioni di grano duro dal Canada sono aumentate del 68%, raggiungendo le 392mila tonnellate tra luglio e dicembre 2024, con stime di un ulteriore incremento a inizio anno.

Questo flusso massiccio ha determinato un calo del 12% dei prezzi del grano italiano nella prima settimana di marzo, scesi a 327,50 euro a tonnellata rispetto ai 372,50 dello stesso periodo del 2023, secondo la borsa merci di Bologna.

Il problema si aggrava soprattutto se si considera che la produzione nazionale ha subito un calo del 20% a causa della siccità e dell’aumento dei costi, mentre le scorte europee stanno diminuendo.

Tuttavia, la minor disponibilità di prodotto non ha avuto un effetto positivo sui prezzi a causa della concorrenza sleale rappresentata dalle importazioni di grano trattato con sostanze vietate nell’Unione Europea.

Il Canada, ad esempio, utilizza il glifosato in pre-raccolta, una pratica proibita in Italia. Ma il problema riguarda anche il grano proveniente da Russia, Turchia e Ucraina che spesso arriva sul mercato italiano con residui di pesticidi vietati nell’Ue.

Ripercussioni anche sulle semine, Puglia e Sicilia le regioni a rischio

Come se non bastasse, la pressione esercitata dalle importazioni straniere sta avendo ripercussioni anche sulle semine: si prevede un calo delle superfici coltivate a grano duro tra il 6% e il 7%, con punte del 10% in Puglia e Sicilia, regioni chiave per la produzione nazionale.

Inoltre, la situazione rischia di peggiorare ulteriormente a causa dei dazi di Trump contro Ottawa, che potrebbe ridurre gli acquisti di cereali canadesi da parte degli Usa, spingendo ulteriori quantitativi verso il mercato europeo.

Per questo motivo la Coldiretti, da tempo impegnata nella tutela del grano italiano, ha sollecitato misure più stringenti per garantire la qualità e la salubrità del prodotto importato.

L’organizzazione agricola, in particolare, ha chiesto più controlli alle frontiere e un’armonizzazione delle regole commerciali basata sul principio di reciprocità.

Infatti, già a settembre del 2024, ha guidato una riunione a Ortigia tra le associazioni agricole dei Paesi del G7 per affrontare il problema della concorrenza sleale e della sicurezza alimentare ma, nonostante ciò, l’andamento globale del settore non sembra offrire spiragli di miglioramento.

Le stime per il futuro

Stando alle stime per il 2024/2025, gli esperti indicano una riduzione delle scorte di grano nell’Unione Europea tra il 4% e il 6%, mentre aumentano negli Stati Uniti (+8%) e in Cina (+53%).

Questo significa che l’Europa potrebbe trovarsi in una posizione di maggiore dipendenza dalle importazioni, accentuando il problema della concorrenza sleale per gli agricoltori italiani.

La battaglia per un mercato equo e trasparente, che garantisca la giusta remunerazione ai produttori italiani e la sicurezza alimentare per i consumatori, ad oggi, resta quindi aperta.