Nel panorama dell’agroalimentare italiano, le certificazioni DOP (Denominazione di Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta) rappresentano due importanti strumenti di tutela e valorizzazione dei prodotti tipici. Ma quali sono le reali differenze tra queste denominazioni e cosa garantiscono al consumatore?
La distinzione tra i due marchi risiede principalmente nel grado di legame che il prodotto ha con il territorio e nelle regole a cui deve attenersi per ottenere la certificazione. Vediamo nel dettaglio cosa cambia.
Indice
Il significato di DOP
Il marchio DOP, acronimo di Denominazione di Origine Protetta, se assegnato a un alimento o a un vino garantisce che ogni fase della produzione di quel prodotto, dalla raccolta o allevamento delle materie prime fino alla trasformazione e al confezionamento, avviene all’interno di una specifica area geografica.
Per ottenere questa certificazione, il prodotto deve rispettare quanto stabilito e indicato dal disciplinare approvato dall’Unione Europea, che ne garantisce autenticità e qualità.
Un esempio di prodotto DOP è il Pecorino Toscano, un formaggio che viene prodotto esclusivamente in Toscana, utilizzando latte di pecora proveniente da allevamenti locali.
Anche il metodo di lavorazione segue regole precise, stabilite dal disciplinare, che prevedono tempi di maturazione specifici e tecniche tradizionali di produzione.
Il significato di IGP
Il marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta) è invece una certificazione meno restrittiva rispetto alla DOP, ma comunque garanzia di qualità.
Per ottenere l’IGP, infatti, basta che almeno una delle fasi di produzione, trasformazione o elaborazione avviene nella zona geografica di riferimento.
Per esempio, il Lardo di Colonnata con certificazione IGP garantisce che almeno una fase della produzione avvenga nella zona geografica di riferimento (il borgo di Colonnata, in Toscana, dove viene lavorato per diversi mesi all’interno di vasche di marmo, strofinato con sale marino e aromatizzato con spezie ed erbe aromatiche locali, come rosmarino e aglio).
Tuttavia, a differenza di un prodotto DOP, la materia prima – il grasso suino – può provenire anche da allevamenti esterni alla Toscana, purché rispetti i requisiti di qualità previsti dal disciplinare.
DOP vs IGP: le differenze
La differenza principale tra prodotti DOP e IGP riguarda quindi il legame con il territorio garantito dalla certificazione.
Per quanto riguarda l’origine delle materie prime:
- i prodotti a marchio DOP devono provenire interamente dalla zona geografica indicata,
- i prodotti a marchio IGP possono arrivare anche da altre aree, ma almeno una fase della produzione deve avvenire nel territorio specifico;
Per quanto riguarda il processo produttivo:
- per i prodotti DOP tutte le fasi, dalla produzione alla trasformazione e al confezionamento, devono svolgersi nella zona geografica di riferimento;
- per i prodotti IGP basta che solo una parte del processo avvenga nell’area indicata, mentre alcune fasi possono essere realizzate altrove.
Quindi:
- la certificazione DOP offre una protezione più rigida e garantisce un legame più forte con il territorio;
- la certificazione IGP permette una maggiore elasticità, pur assicurando che il prodotto conservi la sua tipicità e la qualità certificata.
Regolamenti e tutela
Entrambe le certificazioni sono riconosciute dall’Unione Europea e tutelate dai regolamenti Ue, che impongono rigidi controlli di qualità.
Inoltre, i prodotti DOP e IGP sono soggetti a disciplinari di produzione e possono essere verificati solo da organismi di controllo indipendenti.
Sia la DOP che l’IGP sono certificazioni sottoposte a rigorosi controlli.
Una delle principali funzioni di queste denominazioni è la protezione dalle imitazioni e dalle frodi.
Il mercato globale è spesso invaso da falsi Made in Italy e dal cibo contraffatto che richiamano nomi famosi della tradizione italiana senza rispettarne le caratteristiche autentiche.
Queste certificazioni, quindi, hanno un duplice scopo, ovvero tutelare i consumatori e le imprese del comparto dalla concorrenza sleale.