Fare la spesa in Italia è diventato sempre più costoso, e non si tratta di un’impressione: i dati lo confermano. Secondo le rilevazioni diffuse da Assoutenti il 16 settembre 2025 e confermate dall’Istat, i prezzi dei beni alimentari e delle bevande analcoliche hanno registrato ad agosto un incremento medio del +4% su base annua, con punte molto più alte per alcuni prodotti essenziali.
Tradotto in termini concreti, significa che ogni famiglia italiana con due figli spenderà in media 366 euro in più all’anno solo per acquistare cibo e bevande. Su scala nazionale, l’aggravio si traduce in 6,5 miliardi di euro in più sottratti ai bilanci delle famiglie.
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Cosa costa di più oggi e quali sono i rincari
L’aumento medio del 4% non rende appieno la dimensione del fenomeno, perché alcuni prodotti registrano rincari a doppia cifra, in alcuni casi sorprendenti.
Per esempio, secondo i dati riportati:
- il burro è salito del 15,1%;
- i pomodori del 13,6%;
- il cioccolato del 12,6%;
- la frutta fresca dell’8,8%, con punte del 14,8% per pesche e nettarine;
- le uova del 7%.
- la carne bovina del 6,8%;
- i formaggi e i latticini del 6,6%.
Ancora più preoccupanti i rincari di prodotti come il caffè (+22,6%) e il cacao (+24,5%).
Perché aumentano i prezzi
Per comprendere il quadro, occorre guardare alle cause. La corsa dei prezzi alimentari in Italia non è un fenomeno isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di instabilità economica e geopolitica. Oggi produrre, trasportare e conservare il cibo costa di più.
Nonostante i prezzi dell’energia si siano ridotti rispetto ai picchi del 2022, rimangono sensibilmente più alti rispetto al periodo precedente alla crisi.
Questo si traduce in costi maggiori per ogni anello della catena produttiva, dalla logistica alla refrigerazione, che inevitabilmente si scaricano sul consumatore finale.
Anche il cambiamento climatico gioca un ruolo cruciale. Eventi climatici estremi come siccità, grandinate violente o ondate di calore, compromettono i raccolti agricoli. La riduzione della disponibilità di frutta e verdura, per esempio, spinge i prezzi in alto.
Infine, non è da escludere l’effetto delle speculazioni. In alcuni casi, i rincari sembrano superare quanto giustificato dai soli aumenti dei costi di produzione e di energia.
Il peso effettivo sulle famiglie
Il dato dei 366 euro annui in più per famiglia è solo una media. Per i nuclei con più figli o con redditi medio-bassi, l’effetto è molto più pesante.
In un Paese dove la spesa alimentare assorbe già una quota significativa del budget familiare – in media oltre il 20% del reddito disponibile – la crescita dei prezzi rischia di innescare conseguenze rilevanti, come la riduzione dei consumi.
Molti consumatori rinunciano a prodotti considerati fino a poco fa quotidiani, come carne bovina o il pesce fresco, a favore di alimenti più economici.
Per questo l’aumento del costo del carrello aggrava le disuguaglianze e i redditi più bassi subiscono una penalizzazione maggiore, con il rischio di malnutrizione o squilibri alimentari.
Si tratta di una questione non solo economica ma sociale, perché la spesa alimentare è l’indicatore più immediato del benessere di una società e quella che oggi appare come una semplice “stangata” sul carrello rischia di trasformarsi in una crisi sociale di lungo periodo.