Alimenti light: attenzione a non farvi ingannare

Tra gli scaffali dei supermercati, le versioni “light” dei prodotti alimentari sono sempre più presenti: ma sono davvero più leggere? Facciamo chiarezza

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Francesca Noto

Esperta di lifestyle ed entertainment

Giornalista freelance esperta di lifestyle ed entertainment

È stato calcolato che circa il 70% dei più comuni prodotti alimentari si offre ai consumatori anche in veste “light”, ovvero alleggerita da grassi e/o zuccheri. Ossessionati dalla forma fisica, spesso troppo semplicisticamente identificata con il raggiungimento del proprio peso ideale (a volte più immaginario che realmente tale), anche gli italiani non si sottraggono alla moda del consumo di alimenti leggeri e ipocalorici. E mentre l’offerta aumenta in modo esponenziale, abbondano le definizioni ambigue e sibilline che possono trarci facilmente in inganno. Secondo la normativa europea in materia si può definire “light” solo un alimento con il 30% in meno di calorie, di grassi o zuccheri o di entrambi rispetto alla sua versione “normale”. Ma spesso la lettura dell’etichetta può rivelarci quello che contengono davvero tali alimenti.

La prima cosa da fare, per non farsi ingannare da prodotti “light” che non sono davvero tali, è controllare sia la lista degli ingredienti che la tabella nutrizionale. In questo modo, possiamo renderci conto se quel prodotto corrisponde davvero a ciò che vogliamo, confrontandolo magari con la versione “tradizionale”. Prendiamo ad esempio la dicitura “senza zuccheri”. Essa è consentita dal Regolamento Europeo solo se il prodotto in questione non contiene più di 0,5 g di zuccheri (saccarosio, fruttosio o glucosio) per 100 g o 100 ml. Quando leggiamo la dicitura “senza zuccheri aggiunti”, significa che il prodotto non contiene mono o disaccaridi aggiunti come ingredienti ulteriori. Ma l’alimento potrebbe contenere naturalmente degli zuccheri (pensate alla frutta). In tal caso, deve figurare sull’etichetta la scritta “contiene naturalmente zuccheri”. Molto spesso, dove non ci sono zuccheri vengono utilizzati dolcificanti artificiali, che dovrebbero essere consumati con moderazione. Quelli che terminano in -olo (sorbitolo, xilitolo, mannitolo ecc.) sono anche detti polialcoli, e, oltre a non essere del tutto privi di un contenuto calorico, se consumati in eccesso possono avere effetti lassativi. Poi ci sono i dolcificanti intensivi (aspartame, acesulfame ecc.), che comunque sono ancora sotto osservazione da parte delle autorità competenti (come l’Efsa, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare).

L’altra categoria di macronutrienti che viene “tagliata” negli alimenti light per limitare l’apporto calorico è naturalmente quella dei grassi. In alcuni casi, si interviene eliminando la parte grassa mediante una centrifugazione del prodotto, come avviene per il latte scremato e i suoi derivati (formaggi freschi, yogurt, ecc.). In altri casi, si può togliere il grasso e aggiungere al suo posto l’acqua, come avviene nel caso del burro light. Tuttavia, questa alterazione può causare un’instabilità nel prodotto, che, per evitare di andare a male troppo rapidamente, necessiterà di conservanti e altri additivi poco sani. Spesso, tra l’altro, eliminando i grassi si riduce parecchio anche il potere saziante dell’alimento in questione: saremo perciò portati a consumarne in maggiore quantità, vanificando l’effetto che cercavamo.

Di fatto, gli alimenti light possono essere d’aiuto in una dieta ipocalorica perché consentono di utilizzare ingredienti gratificanti (come marmellata, latte, o dolci) che permettono più facilmente di proseguire verso l’obiettivo che ci si è posti senza sgarrare. D’altro canto, il sapore non è mai quello del prodotto originale, si tende a consumarne in maggiore quantità per via del minore potere saziante (e “ingannati” dall’idea del minore apporto calorico) e spesso questi ingredienti non sono altrettanto salutari: il latte scremato, ad esempio, perde insieme al grasso il suo quantitativo di vitamine liposolubili A ed E, mentre la marmellata senza zucchero contiene spesso conservanti, in quanto lo zucchero (che viene eliminato) ha un potere battericida. Ultimo, ma non meno importante: i prodotti light, per via dell’elevata domanda, finiscono per costare circa il 10% in più rispetto ai loro corrispettivi tradizionali. Insomma, comprarli non è certo un grande affare per il consumatore.