Gli stipendi medi degli italiani dopo la pandemia sono risaliti un po’, ma la distanza rispetto ad altri Paesi europei con economie equiparabili come Francia e la Germania è aumentata ancora di più. Il salario medio per un lavoratore in Italia è tornato sotto i livelli del 2019, in media 29.440 euro, circa 15mila euro in meno di un tedesco e 10mila rispetto a un francese, ma inferiore anche al livello medio dell’Eurozona di 37.400 euro.
Stipendi bassi, quanto guadagnano gli italiani rispetto all’Europa: lo studio
Secondo uno studio realizzato dalla “Fondazione Di Vittorio” della Cgil, in confronto al 2019 l’Italia registra un -0,6%, quasi come in Spagna dove gli stipendi in media più bassi rispetto al nostro Paese, 27.404 euro, -0,7% rispetto a tre anni fa.
Ma mentre, sempre in confronto agli stipendi rilevati prima del Covid-19, la media dell’Eurozona viaggia su un +2,4%, Germania e Francia segnano rispettivamente del +2,3% e del +2%.
Il livello dei salari in Germania è infatti di 44.468 euro, mentre in Francia oggi si guadagna in media 40.170 euro, un divario che si è allargato con l’Italia rispettivamente di 2mila e di mille euro.
Il calo percepito in busta paga dai lavoratori del nostro Paese non è però una novità, in quanto segue una tendenza che va avanti da trent’anni: dal 1990 al 2020 sono diminuiti del 2,9% mentre quelli di Francia e Germania decollavano oltre il 30%.
Stipendi bassi, quanto guadagnano gli italiani rispetto all’Europa: lavori qualificati e precarietà
Secondo lo studio curato dall’economista Nicolò Giangrande, la differenza con le maggiori economie europee si concretizza però anche nella presenza nel mercato del lavoro italiano di più personale poco qualificati e di contro meno professioni più qualificate: nel 2021 l’Italia ha registrato una quota di dirigenti (1,4%) e di professioni intellettuali e scientifiche (13,6%) molto lontane Francia (rispettivamente 5,6% e 23,4%) e Germania (3,3% e 20,7%).
D’altra parte, con il 13%, dietro solo al 14% della Spagna, la percentuale di professioni non qualificate è tra le più alte d’Europa, quasi il doppio della Germania (7,7%) e oltre tre punti sopra la Francia (9,8%).
Sul fronte della precarietà nel continente l’Italia non ha invece eguali: l’anno scorso la quota di lavoratori con contratto di lavoro subordinato a termine sul totale dei lavoratori dipendenti, ha raggiunto in Italia il 16,6% e tra questi occupati a termine la percentuale di occupati a part-time involontario ha raggiunto il 62,8%.
Percentuale superiore alla Spagna (53,4%), ma separata da un abisso rispetto alla media del 23,3% dell’Eurozona, oltre che di Francia (28,3%) e Germania (7,1%). Già in un nostro precedente articolo abbiamo parlato del livello medio di salario minimo nei Paesi europei.
Stipendi bassi, quanto guadagnano gli italiani rispetto all’Europa: gli aumenti
Numeri che possono apparire in controtendenza rispetto all’elaborazione dei dati dell’Istat che, come ogni anno, ha rivisto l’indice dell’inflazione “Ipca” che imprese e sindacati, utilizzano come base di partenza nel rinnovare i contratti: secondo l’Istituto statistico gli stipendi di quasi 7 milioni di lavoratori dipendenti del settore privato aumenteranno almeno del 4,7%.
Un calcolo contestato dalle sigle sindacali perché l’indice, sgravato dai rincari di non solo di gas, ma anche di petrolio (la classifica dei paesi europei che dipendono di più da quest’ultimo), era dello 0,8% un anno fa e si è sempre mantenuto molto basso dal 2009 (quando è stato concordato dalle stesse parti sociali) fino a pochi mesi fa, poco prima che si materializzasse la grande ondata di inflazione che l’ha fatto aumentare di quasi sei volte.