Smart working e settimana corta per inquinare meno: il piano Meloni

Il Governo ha inviato a Bruxelles l'aggiornamento del Piano nazionale con le strategie per raggiungere gli obiettivi europei di abbattimento delle emissioni

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Il Governo Meloni vuole ridurre l’inquinamento puntando sullo smart working e la settimana corta. Lo prevede l’aggiornamento del Piano nazionale per l’Energia e il Clima, firmato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, che conta di spingere sempre più lavoratori a lavorare da casa per raggiungere gli obiettivi sull’abbattimento delle emissioni nei prossimi decenni.

I piani del Governo su lavoro e clima

Per arrivare ai traguardi sulla salvaguardia del clima concordati in Europa, il piano dell’esecutivo deve passare necessariamente attraverso un incremento della mobilità pubblica ed elettrica, ma per dare un taglio netto ai gas di scarico la strategia è quella di limitare a monte gli spostamenti che possono essere evitati (qui il caso dell’abbassamento del limite di velocità a 30 km/h a Bologna).

“Nell’ambito del settore dei trasporti occorrerà incentivare con maggiore forza misure tese a trasferire gli spostamenti dell’utenza dal trasporto privato a quello pubblico attraverso lo shift modale, ridurre la necessità di spostamento con politiche di favore per smart working e valutare la riduzione delle giornate lavorative a parità di ore lavorate”, si legge nella proposta inviata a Bruxelles (qui abbiamo parlato dei possibili rischi sulla salute provocati dallo smart working).

Si tratterebbe di una rivoluzione del mondo del lavoro, in contrasto però con le decisioni prese dal Governo Meloni in materia di lavoro agile, vista la proroga sullo smart working limitata ai soggetti fragili, dalla quale sono stati invece esclusi i genitori di figli con meno di 14 anni, come avevamo spiegato qui.

L’attuale esecutivo dovrà in qualche modo trovare una soluzione per rispettare gli obiettivi fissati dal regolamento Ue 2023/857 (Effort Sharing o ESR), che prevedono una riduzione delle emissioni di CO2 del 43,7% rispetto ai livelli del 2005 nei settori dei trasporti, residenziale, terziario, una parte dell’industria, rifiuti e agricoltura.

Per farlo, spiega il ministro Fratin, “sarà necessario avviare da subito una significativa riduzione delle emissioni pari a oltre il 30% rispetto ai livelli del 2021, da conseguirsi prevalentemente nei settori trasporti, civile e agricoltura”.

L’aggiornamento del Pniec

Nell’aggiornamento del Pniec, che dovrebbe essere approvato in via definitiva entro giugno 2024, si punta a superare quota 40% dei consumi finali lordi di energia entro il 2030 attraverso l’impiego delle sole rinnovabili, che dovranno servire a produrre il 37% di riscaldamento e raffrescamento, a coprire il 31% nei trasporti e una quota del 42% di idrogeno per gli usi dell’industria (qui abbiamo spiegato come usare in modo efficiente i condizionatori).

Un altro dei punti del piano stabilisce un esteso programma di efficientamento del parco immobiliare e di riduzione dei consumi energetici nella pubblica amministrazione, condiviso con gli enti regionali e locali. “Sarà infine importante aggiornare le misure esistenti per includere la promozione dell’efficienza energetica negli edifici del settore non residenziale privato, su cui vi è un potenziale di risparmio ancora non adeguatamente sfruttato”, si legge nel Pniec.

La nuova versione del documento inviato a Bruxelles prevede, inoltre, l’incremento del tasso di ristrutturazione degli edifici, puntando sull’elettrificazione dei consumi, i sistemi di automazione e controllo e una “massiva diffusione” degli interventi di isolamento termico.

“Per quanto riguarda il riscaldamento degli edifici sarà fondamentale sfruttare a pieno il potenziale di riduzione dei consumi offerto dalle pompe di calore come sistema principale di riscaldamento da istallare sia in corrispondenza di riqualificazioni profonde degli edifici che ad integrazione dei sistemi di distribuzione del calore vigenti”, scrivono dal Governo, assicurando a questo scopo una “riforma degli incentivi fiscali che identifichi priorità di intervento e differenzi il livello di assistenza in base all’efficacia in termini di miglioramento della prestazione energetica dell’edificio sia in termini di riduzione dei consumi che di incremento dell’utilizzo delle fonti rinnovabili”.

Il testo finale del piano sarà elaborato sulla base delle raccomandazioni della Commissione, dei risultati della consultazione avviata in ambito di valutazione ambientale strategica e una volta sentire le Regioni e il Parlamento.