Come cambiano gli orari delle visite fiscali per malattia

Una sentenza del Tar del Lazio ha dichiarato incostituzionale la disparità fra settore pubblico e privato. I giudici amministrativi costringono così il legislatore a riscrivere la riforma Madia

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 5 Novembre 2023 18:00

Stabilire fasce di reperibilità differenziate per dipendenti pubblici e per dipendenti privati è incostituzionale. Parola del Tar del Lazio che è intervenuto per dirimere un ricorso avanzato sulla materia dalla Uilpa Pp, il sindacato della polizia penitenziaria.

Visite fiscali: la sentenza del Tar del Lazio cambia tutto

Attualmente la fascia per i controlli per i dipendenti in malattia nel settore pubblico va dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00 con obbligo di reperibilità anche nei giorni non lavorativi e festivi, mentre per i dipendenti privati la fascia di reperibilità va dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 17:00 alle 19:00.

Secondo i giudici del tribunale amministrativo questa differenziazione “ha determinato una disparità di trattamento del tutto ingiustificata fra i dipendenti pubblici e quelli del settore privato”.

Violato il principio costituzionale di uguaglianza

Il Tar ritiene che “un evento come la malattia non può essere trattato diversamente a seconda del rapporto di lavoro intrattenuto dal personale che ne viene colpito. Ne è quindi derivata la violazione dell’art. 3 della Costituzione, non essendo rispettato il principio di uguaglianza”.

Secondo l’articolo 3 della Costituzione “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

“Il mantenimento delle differenziate fasce orarie, – si legge ancora nella sentenza del Tar del Lazio – con una durata complessiva, per il settore pubblico, quasi doppia rispetto a quella del settore privato (7 ore a fronte di 4 nell’arco di una giornata) è indicativo anche di uno sviamento di potere. Tali controlli ripetuti, associati a una restrizione delle ipotesi di esclusione dall’obbligo di rispettarle, sembrano piuttosto diretti a dissuadere dal ricorso al congedo per malattia, in contrasto con la tutela sancita dalla Carta costituzionale dall’art. 32“, secondo il quale “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Cosa succede adesso

Il ricorso di fronte al Tar del Lazio è stato adito nel 2018 dal sindacato Uilpa Pp in opposizione al decreto ministeriale n. 206 del 2017, meglio noto come ‘decreto Madia’, il quale disciplina le fasce orarie di reperibilità e le modalità con cui devono effettuarsi le visite di controllo nei confronti dei dipendenti pubblici che si assentano dal lavoro per malattia.
“A volte bisogna attendere diversi anni, come in questo caso, ma nonostante tutto si trova un giudice a Berlino”, ha dichiarato Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria. “Noi lo abbiamo trovato presso il Tar del Lazio, che ha accolto integralmente le nostre tesi, e ha annullato ‘in parte qua’ il decreto ministeriale Madia-Poletti, ministri dell’allora governo Gentiloni. Non solo, ma il Tar ha anche precisato che stante l’effetto conformativo riconosciuto alla sentenza, nell’adozione del nuovo decreto non potrà non tenersi conto di quanto statuito con la decisione in parola”, aggiunge De Fazio.

Ora il decreto dovrà essere riscritto e armonizzato alle indicazioni giurisprudenziali: si riscriveranno gli orari di reperibilità per i dipendenti, sia pubblici che privati, così come gli orari delle esenzioni per malattia e infortunio sul lavoro.