Lavoro, arrivano le “scuole di mestiere”: cosa sono e per chi

Saranno percorsi formativi rivolti prioritariamente a giovani tra 15 e 29 anni che non studiano, né lavorano, né seguono percorsi di formazione.

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Emanuela Galbusera

Giornalista di attualità economica

Giornalista pubblicista, ha maturato una solida esperienza nella produzione di news e approfondimenti relativi al mondo dell’economia e del lavoro e all’attualità, con un occhio vigile su innovazione e sostenibilità.

Pubblicato: 21 Aprile 2021 09:44

Nel prossimo decreto Sostegni bis verrà costituito un fondo specifico per consentire alle Regioni di istituire scuole di mestiere nell’ambito di settori di specializzazione industriale del territorio. I percorsi saranno rivolti prioritariamente a giovani tra 15 e 29 anni che non studiano, né lavorano, né seguono percorsi formazione, i cosidetti neet, circa il 23% dei giovani italiani di quella fascia d’età.

In questo senso il ministro del Lavoro Andrea Orlando (Pd) vuole provare a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro a partire da nuovi patti territoriali. “Ho proposto di inserire nel dl Sostegni bis una norma sull’Industry academy, un intervento di politica attiva basato sul partenariato pubblico-privato mettendo in connessione il sistema produttivo e la forza lavoro disponibile attraverso lo sviluppo di servizi dedicati alla creazione di nuove opportunità di formazione”.

Scuole di mestiere, cosa sono e a chi sono rivolte

Il ministro vuole provare a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro a partire da nuovi “patti territoriali”. L’obiettivo, ha sottolineato Orlando, è “favorire percorsi formativi per le nuove generazioni e per aumentare la competitività delle imprese sostenendo i processi di cambiamento di processi produttivi e modelli organizzativi”.

Nel dettaglio, ha illustrato Orlando, verrà creato un Fondo a disposizione delle Regioni per l’istituzione di “Scuole di mestiere” nell’ambito di settori di specializzazione industriale del territorio. I percorsi saranno rivolti prioritariamente a giovani tra 15 e 29 anni che non studiano, né lavorano, né seguono percorsi formazione, i cosiddetti Neet.
Sono in questa condizione il 23% dei giovani italiani di quella fascia d’età, un record in Europa: 2 milioni.
“L’Italia è il Paese in Europa con il più alto numero di giovani in questa condizioni. A questi ragazzi è urgente dare risposte e fornire opportunità per l’inserimento nel mercato del lavoro”.

Giovani e donne la leva dello sviluppo

L’inserimento dei giovani, così come delle donne, nel mercato del lavoro in posizione di forza “non può più essere inteso come misura meramente agevolativa o residuale – ha aggiunto – ma è presupposto essenziale per il recupero del divario di produttività e competitività che ha contraddistinto l’ultimo decennio della nostra storia. Non si tratta solo di creare più opportunità di lavoro, ma di creare un lavoro che sia buono e stabile, cioè, un lavoro di qualità. Giovani e donne devono essere la leva della nostra ripartenza e del nostro sviluppo futuro, orientato all’innovazione e alla sostenibilità”.