Intel licenzia 15mila dipendenti, l’urgenza è ridurre le spese: cosa sta succedendo

Intel entra in crisi. Un anno difficile sta ostacolando il piano di rilancio del CEO e a rimetterci sono 15mila dipendenti

Foto di Giorgia Bonamoneta

Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 2 Agosto 2024 12:14

Intel, il gigante statunitense dei semiconduttori, ha annunciato piani drastici di riduzione del personale e delle spese nel tentativo di riportare la propria attività su basi finanziarie stabili. Secondo giornali di settore, la decisione rappresenta l’ultimo colpo delle travagliate iniziative di rilancio. Nel lungo periodo, secondo quanto dichiarato dal CEO, gli investimenti e la ripresa non sono in pericolo (grazie anche gli aiuti statali per posizionare gli Stati Uniti in vetta al mercato dei chip), ma questo non ha salvato il lavoro dei dipendenti. Almeno non di tutti, visto che il numero dei licenziamenti è passato da 19mila a 15 mila, una magra consolazione.

Licenziamenti di massa: serve per risanare le finanze

Tra le misure di emergenza per il contenimento dei costi, Intel ha previsto un taglio del 15% della propria forza lavoro, pari a circa 15.000 posti di lavoro che saranno eliminati entro l’anno. Per rafforzare le proprie finanze indebolite, Intel ha inoltre cancellato il dividendo e annunciato un’inversione di rotta nelle sue spese in conto capitale, con investimenti quest’anno che probabilmente saranno inferiori del 20% rispetto alle previsioni.

Le azioni del produttore di chip statunitense sono crollate di oltre il 20%, superando il calo del 10% registrato dopo l’ultimo rapporto sugli utili, riflettendo un altro duro colpo al piano di rilancio.

La sfida tecnologica all’IA costa caro

Mentre la maggior parte degli analisti ha riconosciuto i meriti del CEO Pat Gelsinger nel superare le debolezze storiche della tecnologia di processo di produzione di Intel, egli ha avuto meno successo nel riconquistare le quote di mercato perse a favore della rivale AMD o nel capitalizzare la crescente domanda di chip per l’intelligenza artificiale.

“Le tendenze della seconda metà dell’anno sono più difficili di quanto avevamo previsto,” ha dichiarato Gelsinger in una nota prima di una conferenza con gli analisti. Tagliando posti di lavoro, investimenti e altri costi quest’anno, l’azienda ritiene di poter “raggiungere una chiara visione verso un modello di business sostenibile”.

Intel ha attribuito l’ultimo insuccesso in parte ai problemi di produzione legati ai suoi processori Meteor Lake, la prima generazione dei suoi chip realizzata utilizzando la nuova tecnologia sulla quale avevano puntato per il “rilancio”. Secondo diversi analisti, l’azienda non riuscirebbe a riconquistare il mercato rispetto ai suoi avversari, ormai più avanzati nel settore e quindi ben posizionati e non superabili. Il piano di rilancio non sembra dare i suoi frutti e, tra le diverse soluzioni al problema, c’è quella dell’errore dell’avversario. Intel, anche in quel caso, deve domandarsi se è in grado di emergere tra i due litiganti.

Cosa ha detto Gelsinger sulla concorrenza?

Gelsinger ha anche affermato che i clienti hanno spostato gran parte delle loro spese per i data center verso l’acquisto di chip per l’intelligenza artificiale come quelli prodotti da Nvidia, portando a una pausa nella domanda per i processori server di Intel. Le vendite della divisione data center dell’azienda sono infatti diminuite del 3% nell’ultimo trimestre.

Secondo Gelsinger non è cambiata la posizione competitiva a lungo termine di Intel e l’azienda dovrebbe iniziare a vedere benefici significativi dai suoi recenti investimenti pesanti in produzione e processi con una nuova generazione di chip che dovrebbe entrare in produzione su larga scala nel 2026.

Previsioni e timori: le opinioni di Wall Street

I tagli alle spese in conto capitale nel breve termine e le deboli previsioni per il terzo trimestre hanno suscitato preoccupazioni a Wall Street. L’idea è che Intel stia perdendo terreno rispetto a rivali come AMD e Nvidia, in un momento in cui ci si aspettava che iniziasse a mostrare i benefici dell’ondata di investimenti triennale del CEO.

Per il secondo trimestre, le entrate di Intel sono scese ancora dell’1% a 12,8 miliardi di dollari, al di sotto delle aspettative di Wall Street di 12,9 miliardi di dollari. David Zinsner, direttore finanziario, ha dichiarato che le ultime cifre riflettono “venti contrari al margine lordo” e sono “dovuti alla rapida espansione del nostro prodotto AI PC, a costi più alti del solito legati a business non core e all’impatto della capacità inutilizzata”.

Intel ha quindi riportato utili di 2 centesimi per azione, in calo rispetto ai 13 centesimi dell’anno precedente e al di sotto delle aspettative degli analisti di 10 centesimi.

I futuri investimenti: ok a supporto del governo

Per il terzo trimestre, Intel ha previsto entrate comprese tra 12,5 e 13,5 miliardi di dollari, con una perdita di 3 centesimi per azione. Wall Street aveva invece previsto un profitto di 13 centesimi per azione su entrate di circa 14,4 miliardi di dollari.

Le deboli previsioni arrivano dopo mesi che Intel ha ricevuto una promessa di 8,5 miliardi di dollari in finanziamenti diretti da Washington per aiutare a cementare la sua posizione nel settore dei semiconduttori, in un momento in cui gli Stati Uniti ne hanno fatto una battaglia anche politica.

Per questo Intel ha affermato che i suoi piani di investimento a lungo termine sono isolati dalle attuali debolezze e che i suoi sforzi per tornare a una posizione di leadership globale nella tecnologia di produzione di chip entro il prossimo anno sono ancora in corso. Una dichiarazione che al momento non ha ancora convinto gli investitori e che, come prevedibile, non ha permesso ai 15mila dipendenti di non perdere il posto di lavoro.