Firmato il contratto per i dirigenti degli enti locali: guadagneranno 256 euro in più

Aumenti in busta paga, maggiori tutele legali e nuove indennità: tutto sul nuovo contratto dei dirigenti degli enti locali firmato da Aran e sindacati

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

È finalmente arrivata l’intesa e la firma del nuovo contratto per i dirigenti degli enti locali per il 2019/2021 tra Aran e sindacati che sono riusciti a venire a capo dell’ultimo tassello dei rinnovi della precedente tornata che apre ora ai rinnovi per il prossimo triennio, quello 2022/2024. Soddisfazione da una parte e dell’altra, con importanti aumenti medi e arretrati in arrivo, con nuove garanzie e misure pensate per superare la “paura della firma”.

Un accordo, dice il ministro della Pa Paolo Zangrillo, che apre alle nuove trattative con fiducia, nella speranza di poter mettere prima di tutto gli interessi dei dipendenti pubblici anche in vista del nuovo triennio.

Nuovo contratto dei dirigenti degli enti locali

Nel nuovo contratto firmato da Aran e sindacati sono contenute importanti novità riguardo aumenti, arretrati, rafforzamento del patrocinio legale per superare la “paura della firma”, l’affiancamento degli anziani ai nuovi arrivati e un’indennità aggiuntiva del 30% per chi è “prestato” ad altre amministrazioni.

Insomma, una ventata di novità importanti che può lasciare tutti soddisfatti. Nello specifico l’accordo riguarda in particolare i circa 13.640 dirigenti di regioni ed enti locali, inclusi i segretari comunali e provinciali e i dirigenti del ruolo amministrativo, tecnico e professionale della sanità.

Il nuovo contratto firmato prevede un incremento medio di 256 euro per 13 mensilità, pari al 3,78%, a cui si può aggiungere un ulteriore 0,22% del monte salari per incrementare la retribuzione di risultato. E per quanto riguarda gli arretrati sono stati stimati versamenti medi di 11.200 euro.

Dai prestiti alle supplenze e patrocinio legale

Ma non solo, perché l’accordo del triennio prevede anche indennità aggiuntive per i dirigenti prestati ad altre amministrazioni. Considerate le difficoltà di assunzione, infatti, i “prestiti” verranno pagati con una indennità pari al 15% o 30% “limitatamente al periodo di sostituzione del valore economico della retribuzione di posizione prevista per la posizione dirigenziale su cui è affidato l’incarico”.

Per quanto riguarda le supplenze invece è previsto un compenso pari al 15% della retribuzione complessiva per gli incarichi di durata fino a 60 giorni e del 25% per gli incarichi di durata superiore a 60 giorni.

Interessante anche il passaggio relativo all’affiancamento dei neoassunti. L’accordo prevede che le amministrazioni debbano compilare un elenco di personale dirigenziale in servizio che abbia maturato almeno 15 anni di anzianità nell’area della dirigenza e che abbia prestato il proprio consenso “a realizzare l’affiancamento a beneficio dei nuovi assunti dell’amministrazione”. Questi si faranno da mentore che fornirà “supporto, informazioni, incoraggiamento e consiglio al personale dirigenziale neoassunto sulla vita e l’esperienza lavorativa avuta in seno all’amministrazione di appartenenza”.

Compito del mentore sarà quindi quello di contribuire “a trasferire al neoassunto la cultura e la missione dell’amministrazione, i codici e comportamenti informali esistenti”.

Per favorire il superamento della “paura della firma”, poi, viene esteso ai dirigenti degli enti locali il patrocinio della Pubblica Amministrazione nel caso in cui si venga citati in giudizio, con l’esclusione delle procedure davanti alla Corte dei Conti. In poche parole il patrocinio legale, dovuto da parte delle amministrazioni nella tutela dei propri diritti e interessi, è applicabile nei casi di apertura di procedimenti civili e penali nei confronti del dirigente, purché non sussista un conflitto di interessi.