Esonero contributi Inps fino 50mila euro per parità dei sessi in azienda

Sgravio Inps e certificazione di parità di genere: chi può ottenerlo, come fare domanda e quali sono le scadenze

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

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Una legge pubblicata qualche anno fa ha introdotto una interessante misura per i datori di lavoro privati, che investono concretamente nella parità tra uomini e donne all’interno dell’organizzazione aziendale. Come è noto, il tema è oggi molto sentito e trova tutela anzitutto nelle norme dell’Unione europea.

Anche in Italia il legislatore si è attivato per contrastare possibili rischi di discriminazione di genere sul lavoro. Al fine di incentivare le aziende a comportamenti “virtuosi”, prevede un esonero contributivo in presenza di specifiche condizioni.

Nel recente messaggio n. 3804, Inps ha spiegato che è all’avvio la nuova campagna di acquisizione delle domande per l’agevolazione e, di seguito, ne parleremo chiarendo che cosa i datori di lavoro debbono sapere in proposito.

Misura dello sgravio contributivo e requisito di accesso

Nel corso degli anni, l’ente previdenziale ha dettagliato modalità, requisiti e tempistiche di accesso al beneficio in oggetto. Con il citato messaggio di pochi giorni fa, Inps ha dato le istruzioni operative per le certificazioni conseguite entro il 31 dicembre 2025.

Il codice delle pari opportunità uomo donna, di cui al d. lgs. 198/2006, è stato aggiornato dalla legge n. 162 del 2021 e prevede, oggi, un esonero contributivo con le seguenti caratteristiche:

  • un taglio della contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro fino all’1%;
  • l’applicazione dell’agevolazione entro il massimale di 50mila euro annui, per ciascun beneficiario;
  • l’attribuzione del relativo diritto alle sole aziende, che conseguono la Certificazione della parità di genere;
  • il beneficio è riconosciuto per l’intera durata della Certificazione, pari a tre anni (con rinnovo).

Alle posizioni contributive delle imprese ammesse è attribuito il codice di autorizzazione (CA) 4R, avente il significato di “Azienda autorizzata all’esonero di cui all’art. 5 della legge n. 162/2021”. Questo codice è essenziale perché consente al datore la materiale fruizione dello sgravio, dal primo mese di validità della Certificazione e per tutta la durata dei 36 mesi.

Cos’è la Certificazione della parità di genere

La Certificazione della parità di genere è stata introdotta dall’art. 46-bis del Codice sopra citato e, sostanzialmente, è un documento che comprova l’adozione di politiche e misure concrete per ridurre il divario di genere in ufficio.

Nel dettaglio, la Certificazione è rilasciata soltanto da Organismi di certificazione accreditati e che, quindi, aderiscono a quanto previsto dal regolamento comunitario 765/2008. Nel messaggio n. 3804, per completezza e per agevolare aziende e datori di lavoro, Inps riporta anche il link all’elenco di questi Organismi.

Inoltre, per essere valida, ogni Certificazione deve riportare il marchio UNI e quello dell’Ente di accreditamento.

Attenzione perché la sola presentazione del Rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile (art. 46 del Codice delle pari opportunità), anche se effettuata volontariamente, non dà diritto allo sgravio contributivo in oggetto.

Come presentare domanda e che cosa indicare

Mancano ancora pochi giorni alla fine del 2025 e le aziende, alle prese con le scadenze di fine anno, potrebbero domandarsi se c’è ancora tempo disponibile per ottenere lo sgravio 2026. La risposta è affermativa, ma con una precisazione. La Certificazione parità di genere, se non già conseguita, deve esserlo entro fine anno. E, ai fini dell’ammissibilità, fa fede esclusivamente la data di rilascio del documento.

L’azienda deve fare domanda di accesso all’agevolazione entro il 30 aprile del prossimo anno, tramite il Portale delle Agevolazioni (ex DiResCo) sul sito web dell’Inps. L’interessato utilizza il modulo online denominato “SGRAVIO PAR_GEN” e seleziona il 2025 come anno di riferimento.

In particolare, il modulo web di istanza richiede all’utente l’inserimento delle seguenti informazioni:

  • dati identificativi del datore di lavoro;
  • matricola Inps e codice fiscale;
  • retribuzione media mensile globale stimata riferita al periodo di validità della Certificazione;
  • aliquota contributiva datoriale media stimata;
  • forza aziendale media stimata nel periodo di validità della Certificazione;
  • dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, con conferma del possesso della Certificazione, identificativo alfanumerico del certificato e denominazione dell’Organismo accreditato, data di emissione e periodo di validità del documento.

Cos’è la retribuzione media mensile globale e perché è fondamentale

Uno degli errori più frequenti riguarda la retribuzione media mensile globale, che è un elemento essenziale della domanda. Ecco perché Inps tiene a precisare che non è la retribuzione media di un singolo lavoratore, ma la somma o cumulo complessivo di tutte le retribuzioni mensili medie versate (o da versare) a tutti i dipendenti, nel periodo di validità della Certificazione di parità di genere.

Un breve esempio pratico serve a capire meglio. Pensiamo a un azienda con 50 lavoratori e in cui, per ciascuno, sia versata una retribuzione media mensile di 2mila euro. Ebbene, ai fini della procedura per lo sgravio, la retribuzione media mensile globale è da intendersi pari a 100mila euro, e non 2mila. Inoltre, l’importo indicato incide direttamente sulla quantificazione dell’esonero contributivo.

Che cosa succede dopo l’invio della domanda

L’ente previdenziale chiarisce anche quali sono i passi successivi all’inoltro della richiesta di sgravio contributivo. Ebbene, la domanda resta nello stato “trasmessa” e, con una specifica procedura, la valutazione avverrà soltanto dopo il 30 aprile 2026 — termine ultimo per l’invio.

Al termine delle verifiche, Inps comunicherà l’esatto ammontare dell’esonero spettante, direttamente nel modulo online. Come detto, l’ente può riconoscere un esonero fino all’1% dei contributi datoriali indicati in domanda. Parallelamente, il Dipartimento per le Pari opportunità fornisce a Inps l’elenco dei datori di lavoro effettivamente certificati. E, se la certificazione non rispetta i requisiti normativi, la domanda non sarà accolta.

Inoltre, ricordiamo che il beneficio in oggetto è concesso nel limite di 50 milioni di euro annui complessivi. Perciò, se le risorse non si riveleranno sufficienti, l’esonero sarà ridotto proporzionalmente per tutti.

Domande già presentate negli anni precedenti

Nel messaggio Inps n. 3804, si precisano anche le conseguenze per chi abbia già presentato domanda in precedenti campagne e sia ancora in possesso della certificazione. Le aziende, che abbiano già visto accogliere la loro istanza, non devono rifarla online. L’esonero è già riconosciuto per tutto il periodo di validità.

Se però il datore ha indicato dati errati e ha ottenuto un importo ridotto, può rinunciare allo sgravio già riconosciuto e presentare una nuova domanda nella campagna in corso.

Concludendo, l’esonero contributivo per la Certificazione della parità di genere rappresenta una misura concreta di sostegno alle imprese che investono in equità, inclusione e qualità del lavoro subordinato. Tuttavia, come visto, l’accesso al beneficio richiede molta attenzione nella Certificazione, precisione nella compilazione della domanda e il rispetto rigoroso delle scadenze. E non va confuso con il precedente bonus ad aziende e professionisti.

Una corretta gestione d’impresa può tradursi in un risparmio contributivo significativo, fino a 50.000 euro l’anno, senza rinunciare alla piena conformità normativa.