Impegnato nel taglio al cuneo fiscale, il governo Meloni continua a puntare sull’alleggerimento del costo del lavoro e dopo la detassazione della tredicesima valuta anche una sforbiciata alle tasse sugli aumenti salariali. Ormai sempre più lontana la promessa della ‘flat tax’, la ministra del Lavoro Marina Eliva Calderone studia un’aliquota fissa del 10% per lo scatto di stipendio di primo livello.
La detassazione degli aumenti di stipendio
L’ipotesi all’esame del Governo, destinata ad essere inserita nella Legge di bilancio, potrebbe permettere a circa 8 milioni di dipendenti di recuperare un po’ di potere d’acquisto, logorato dall’inflazione.
L’obiettivo è lo stesso della detassazione della tredicesima, sul quale l’esecutivo sta lavorando già da settimane. Come avevamo anticipato qui, il piano è di rendere l’ultima mensilità più ricca per i redditi medio-bassi già a Natale 2023.
Fino ad oggi bonus e detrazioni fiscali non possono essere applicate per legge alla tredicesima, facendo sì che le tasse sull’ultima busta paga siano sempre più elevate rispetto al resto dell’anno.
Secondo l’ipotesi portata avanti finora, al posto delle aliquote attuali, che a seconda del reddito sono al 23%, al 25%, al 35% fino al 43%, sulla tredicesima dovrebbe essere applicata un’imposta sostitutiva agevolata che andrebbe ad abbattere la tassazione dell’importo erogato in busta paga, consentendo così ai lavoratori di incassare per le Feste natalizie una somma più alta (qui avevamo spiegato il piano del Governo per rendere le tredicesime più ricche già da quest’anno).
Il taglio della tredicesima potrebbe riguardare tutti i lavoratori entro un tetto massimo di reddito di 35mila euro l’anno, ma la misura potrebbe essere estesa anche ai dipendenti che si posizionano oltre questa soglia, senza però andare ad intaccare gli importi previsti per chi sta al di sotto (qui le simulazioni degli importi con la detassazione della tredicesima).
All’interno della revisione della riforma fiscale, con il passaggio da tre a quattro gli scaglioni Irpef, sarebbe prevista anche la flat tax su straordinari sopra una determinata soglia e sui premi di produttività.
Il rinnovo dei contratti
Oltre al taglio delle tasse sugli stipendi, la ministra del Lavoro Marina Calderone ha aperto sul tavolo un altro fronte rappresentato dal rinnovo dei contratti.
Secondo i dati del Cnel, infatti, il 57% degli accordi di lavoro del settore privato risultano scaduti, ma anche nell’amministrazione pubblica incombe la questione del rinnovo contrattuale.
“La situazione internazionale purtroppo ha delle ricadute che effettivamente non ci consentono di sognare troppo – ha dichiarato il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, intervistato su Radio 24 -. Anche l’ultimo aumento dei tassi di nuovo ha dato una botta alla disponibilità di risorse quindi i margini sono veramente molto stretti”.
Per il rinnovo della contrattazione del settore pubblico, il responsabile del dicastero starebbe valutando la soluzione di un intervento come quello adottato anche nell’ultima Legge di Bilancio tramite un articolo che ha assicurato un “emolumento accessorio una tantum”, un bonus di tredici mensilità pari all’1,5% dello stipendio. Non è improbabile che anche questa volta l’esecutivo riproponga questa misura con una forbice tra i 20 e i 130 euro.