Come richiedere un congedo matrimoniale e quanto dura

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Il congedo matrimoniale è stato introdotto in Italia nel 1937 per gli impiegati ed è stato esteso nel 1941 anche alla classe operaia, oggi lo prevedono tutti i contratti collettivi. Si tratta di un periodo retribuito con astensione al lavoro per il proprio matrimonio. I lavoratori in prova e quelli assunti da meno di una settimana non possono beneficiarne, è previsto anche per seconde nozze.

L’INPS ha inoltre chiarito che la Legge sulle unioni civili eguaglia le coppie di fatto a quelle unite in matrimonio, anche dal punto di vista previdenziale. Questo significa che anche una coppia omosessuale che si unisce civilmente ha diritto al congedo matrimoniale.

Quanto dura il congedo matrimoniale?

La durata prevista è di 15 giorni di calendario, quindi si devono contare anche i giorni festivi e il fine settimana; devono essere fruiti tutti consecutivamente, non è possibile suddividerli in due o più periodi differenti. I contratti nazionali del lavoro possono prevedere una durata diversa per il congedo matrimoniale, che può variare a seconda delle diverse qualifiche e del settore produttivo a cui si appartiene.

Congedo matrimoniale: quando è possibile farne richiesta

I giorni devono essere chiesti per il proprio matrimonio ed è necessario goderne immediatamente rispetto alla data di nozze o almeno in un tempo molto ravvicinato. Il permesso deve essere richiesto dal lavoratore stesso, che ha l’obbligo di indicare i giorni di congedo matrimoniale di cui ha bisogno con preavviso, che generalmente deve essere di almeno sei giorni. Il lavoratore oltretutto, una volta rientrato sul posto di lavoro, deve fornire la copia del certificato di matrimonio entro 60 giorni.

Se non si può usufruire del permesso in occasione del matrimonio, sia per motivi legati all’organizzazione che per necessità lavorative dell’azienda, allora il congedo matrimoniale può essere completato o concesso entro 30 giorni successivi alla cerimonia stessa. Un appunto è da fare, il permesso viene concesso solo ed esclusivamente per matrimonio con validità civile, non è quindi obbligatorio sposarsi in chiesa per ottenerlo.

Se capita che invece la coppia di sposi utilizzi il congedo dopo diversi mesi, se il viaggio di nozze è in programma oltre il trentesimo giorno, allora bisogna sapere che la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9150 del 6 giugno 2012 ha dichiarato che rinviare il congedo matrimoniale è possibile, l’importante è che sia legato al matrimonio e non sia scisso da esso.

Quale trattamento economico spetta chi chiede il congedo matrimoniale

L’intero periodo viene retribuito dal datore di lavoro; gli operai dipendenti da aziende industriali, artigiane o cooperative ricevono un assegno a carico dell’INPS, di importo pari a 7 giorni di lavoro. Comunque la contrattazione collettiva impone al datore l’integrazione dell’assegno al fine di garantire all’operaio la normale retribuzione per il periodo di 15 giorni.

A chi spetta il congedo matrimoniale:

  • operai;
  • lavoratori a domicilio;
  • dipendenti di aziende industriali, artigiane e cooperative;
  • apprendisti;
  • marittimi di bassa forza (sottufficiali e comuni);
  • disoccupati, che possano dimostrare che nei 90 giorni precedenti le nozze hanno lavorato, per un periodo di almeno 15 giorni, per aziende industriali, artigiane o cooperative.

Congedo matrimoniale, un lavoratore può rinunciare?

Nessun lavoratore è obbligato a usufruire dei giorni di congedo quando si sposa, non c’è nessuna Legge che non dia la possibilità quindi ad un soggetto di usufruirne solo in parte oppure di rinunciarci del tutto.

In effetti la giurisprudenza si è pronunciata parecchie volte su questo punto, con decisioni che obbligano il datore di lavoro a retribuire i giorni del congedo matrimoniale, pure se il dipendente dovesse decidere di riprendere l’attività lavorativa prima di quanto previsto.

Congedo matrimoniale, è concesso anche per le seconde nozze

Come abbiamo già detto, questo permesso viene concesso anche a chi si sposa per la seconda volta. Non spetta il congedo matrimoniale in un solo e unico caso, ovvero quando le nozze hanno solo valenza religiosa e nessun effetto civile. In nessun’altra circostanza il datore di lavoro si può rifiutare di concedere i 15 giorni di permesso al lavoratore che si sposa.

C’è un unico requisito fondamentale per poter usufruire di questo diritto: il matrimonio deve essere celebrato con rito civile. Quindi se ci si sposa per la seconda volta e oltretutto l’azienda in cui si lavora e quindi a cui viene fatta richiesta di congedo matrimoniale è la stessa, questa è obbligata a concedere il diritto al dipendente.