Si prevede e teme che nel corso del 2025 sentiremo parlare molto di cassa integrazione. Basti pensare al caso Stellantis, con i lavoratori di Pomigliano d’Arco e Mirafiori che, ad esempio, hanno inaugurato il nuovo anno in tale condizione. In Manovra ha trovato spazio un pacchetto ammortizzatori da più di 400 milioni di euro, ed ecco corrisponde il piano politico sul fronte lavoratori e aziende in difficoltà.
Cassa integrazione 2025
La Manovra portata avanti dal governo di Giorgia Meloni prevede più di 400 milioni di euro in ammortizzatori sociali. Si tiene conto del delicato periodo storico e si offrono strumenti per attuare piani di ristrutturazione, tutelando i dipendenti:
- indennità onnicomprensiva – Rifinanziata con 30 milioni di euro (importo che non può superare la soglia dei 30 euro giornalieri) per ogni dipendente da impresa impegnata nella pesca marittima. Nell’elenco dei dipendenti trovano spazio anche i soci lavoratori impegnati in cooperative della piccola pesca;
- trattamenti di Cigs e mobilità in deroga – Rifinanziati con 70 milioni di euro al fine di rioccupare i lavoratori dipendenti o licenziati, impegnati in aziende operative in territori dichiarati “aree di crisi industriale complessa”;
- ulteriore trattamento Cigs – Stanziati 100 milioni di euro per aiuti alle imprese che cessano la propria attività produttiva. Un contributo, in presenza di determinate condizioni, per la gestione degli esuberi di personale;
- sostegno al reddito – Stanziati 19 milioni di euro per il sostegno al reddito, misura che viene prorogata in favore dei dipendenti delle aziende del gruppo Ilva (anche al fine di garantire formazione professionale);
- cassa integrazione guadagni straordinaria – Misura prorogata con lo stanziamento di 100 milioni di euro per il triennio 2025-2027, per i casi di crisi aziendale o riorganizzazione (integrazione al reddito garantita per un massimo di 12 mesi), al fine di attutire il più possibile gli effetti sui territori.
Nuovi ammortizzatori sociali
Nel grande ambito del piano di ripresa post Covid, il governo ha optato per la proroga, per un solo anno, della convenzione tra lavoro e Regioni. L’obiettivo è quello di riuscire ad assorbire i lavoratori socialmente utili.
Sguardo rivolto poi a un ambito professionale di cui si parla generalmente soltanto con toni dispregiativi, che necessita però di supporto (considerando le tante fughe aziendali registrate): lavoratori dei call center. Per loro sono stati stanziati 20 milioni in supporto per il 2025.
Alcune realtà possono inoltre fruire di un periodo di cassa integrazione ulteriore e straordinario, fino al limite imposto del 31 dicembre 2025. L’ambito è quello delle imprese considerate di interesse strategico nazionale. Ciò a patto che si verifichino alcune premesse:
- numero di lavoratori dipendenti non inferiore a mille;
- piani di riorganizzazione aziendale in corso e non ancora completati.
Si mira così a salvaguardare il ricco patrimonio di competenze dell’azienda e, al tempo stesso, il livello occupazionale. Per questa forma di ammortizzatore sociale, definibile “speciale”, sono stati stanziati 63,3 milioni di euro.