In ogni momento della giornata sono in viaggio milioni di treni, navi, aerei, automobili, tir, autobus, tram, moto, biciclette. Il settore dei trasporti ha, quindi, un grande impatto sull’ambiente, sulle nostre città e sul nostro vivere quotidiano.
La mobilità sostenibile è diventata rilevante per ridurre l’inquinamento dell’aria e il rumore, abbattere i consumi di energia proveniente dai combustibili fossili, tutelare la salute e gli spazi pubblici. I vantaggi riguardano l’ambiente, le persone, l’economia e la società nel suo complesso, perché una rivoluzione della mobilità è in grado di innescare quella transizione ecologica diventata sempre più urgente.
Approfondiamo con Luigi Licchelli, Regional Business Development Lead & Public Affairs Italy presso SHARE NOW/Free2move cosa vuol dire pensare e implementare un sistema di trasporto sostenibile.
Il 26 novembre si è celebrata la prima edizione della Giornata Mondiale del Trasporto Sostenibile indetta dall’ONU. A suo avviso c’è un motivo per cui si è scelto solo ora e nel 2023 di dar inizio alla celebrazione di un argomento così rilevante?
La sostenibilità anche in ambito trasportistico sta diventando sempre più rilevante, solo in ambito urbano i trasporti sono responsabili di circa il 25% delle emissioni climalteranti. Il ritardo può essere dovuto al consenso ancora incerto sugli obiettivi da raggiungere in tal senso a livello mondiale. Nonostante ciò, i risultati raggiunti alla COP28(uscita graduale dai combustibili fossili attraverso energie pulite ed efficienza) hanno comunque segnato una svolta, seppur ancora non pienamente soddisfacente. In Europa, nonostante alcuni recenti ripensamenti, siamo comunque su un percorso di consapevolezza maggiore, tant’è che i risultati raggiunti nella COP28 sono stati guidati principalmente proprio dall’UE.
Il trasporto nella sua forma attuale è associato a impatti negativi, come le emissioni di CO2, l’inquinamento atmosferico, la congestione del traffico. Cosa vuol dire pensare e implementare un sistema di trasporto sostenibile?
Il trasporto è un’esigenza ancestrale e insopprimibile dell’essere umano, tuttavia è vero che nella società odierna genera alcune esternalità negative. La missione di un trasporto che sia realmente sostenibile deve essere quella di minimizzare e, se possibile azzerare, queste esternalità negative. Tra i principali fattori chiave possiamo citare:
- promuovere forme di spostamento differenti dall’abuso dell’auto privata, per ridurne gli impatti sia in ambito cittadino (TPL, sharing mobility etc..), che al di fuori;
- migliorare l’offerta di trasporto pubblico in tutte le sue articolazioni (bus, tram, metro), lavorando su efficienza, puntualità/affidabilità, comfort e realizzando più nodi di interscambio e sviluppando l’integrazione tariffaria (attraverso i MaaS);
- finanziare la realizzazione di piattaforme MaaS, con incentivi maggiormente significativi, sia per operatori di mobilità pubblici che privati;
- operazione culturale sugli utenti: incrementare la consapevolezza sugli impatti ambientali ed energetici dei diversi sistemi di spostamento, incentivando le soluzioni più sostenibili.
In subordine a tutto ciò, lavorare sulla sostenibilità dei mezzi privati in termini di alimentazione (elettrica, idrogeno, biocarburanti di ultima generazione etc..), ma anche e soprattutto considerando l’impatto dell’intero ciclo di vita (LCA) del mezzo.
Quali sono gli attori chiave della mobilità sostenibile?
In ambito urbano, laddove mediamente si verifica la maggioranza degli spostamenti, sono TPL e tutto il ventaglio di servizi della sharing mobility (carsharing, scootersharing, monopattini in sharing, ma anche carpooling, etc..). In questo la sharing mobility sarebbe in grado di giocare un ruolo notevolmente superiore a quello attuale (già importante), ma per farlo occorre implementare un mix tra quadro regolatorio più favorevole (meno prescrizioni e più libertà nell’esercizio del business, che ad oggi registra conti economici ancora molto precari), infrastrutture (parcheggi dedicati pari almeno al numero di mezzi autorizzati), fiscalità (ad esempio con l’allineamento dell’Iva dal 22% al 10% – aliquota attualmente in vigore per Tpl ed Ncc) e abolizione dei canoni richiesti dai comuni, soprattutto per il carsharing, che ne impediscono la sostenibilità economica e ne limitano pesantemente gli investimenti. Si pensi che 20mila auto di carsharing, in una città come Roma, toglierebbero dalla strada almeno 220mila auto private (fonte fleet&mobility).
Muoversi in modo sostenibile significa anche utilizzare tecnologie per strade e autostrade connesse. Lo stato delle smart road in Italia e in Europa?
Non è materia di mia stretta competenza. So che le prime implementazioni in Italia, anche se ad uno stadio ancora preliminare, dovrebbero partire dal 2025, per svilupparsi in modo più significativo entro il 2030. Aiuteranno non solo la sostenibilità ma, dialogando con i veicoli, miglioreranno sensibilmente anche le condizioni di sicurezza dei viaggi.
Esiste un mezzo di trasporto sostenibile per eccellenza?
Più che di mezzo di trasporto, parlerei di metodo di trasporto, e in questo senso il più sostenibile rimane la mobilità attiva, evitando – quando si può – gli spostamenti non indispensabili che richiedono modalità meno ecologiche.
Quanto è importante usare in modo integrato i vari mezzi di trasporto in un contesto urbano e non solo per completare il percorso quotidiano agevolmente e in modo conveniente?
È fondamentale e oggi è possibile farlo con relativa facilità. Aggiungo che a muoversi tra le varie possibilità di trasporto che è possibile utilizzare, oggi come oggi, i giovani sono senza dubbio i più bravi, sanno cogliere le opportunità di muoversi interagendo sia con il tpl che con i mezzi in sharing più idonei (micromobilità per le tratte brevi, car per quelle medio-lunghe). Lo sanno fare sia per questioni di necessità (maggiore economicità e utilizzo quando serve), sia per motivi ideologici, perché più preoccupati di noi adulti del futuro del pianeta in cui dovranno vivere loro e i loro figli.
Mobilità sostenibile: come si lega al concetto di sostenibilità territoriale?
È un legame indissolubile, clima, inquinamento, congestione, occupazione irrazionale di spazio pubblico sono temi strettamente legati al territorio. Come detto, ad esempio considerare l’intero LCA di un veicolo è indispensabile per capire l’impatto di una forma di mobilità piuttosto che di un’altra. Il punto di vista deve però essere a 360 gradi, non si possono non considerare anche gli aspetti socioeconomici e l’accessibilità: se in Italia il parco veicoli è al 39% ancora composto da veicoli di più di 15 anni, un motivo c’è e non risiede (solo) nella mancanza di sensibilità per il tema della sostenibilità.