Giornata Mondiale per l’Alimentazione: “Ecco come il suolo fa da magazzino di carbonio”

Gianmaria Sannino, climatologo dell'ENEA, ci spiega come il cambiamento climatico influisca nella produzione di cibo e nell'agricoltura

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Alessandro Mariani

Giornalista green

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Un suolo ben curato è la base di ogni sistema agricolo produttivo. Fornisce i nutrienti essenziali per le piante e influisce sulla salute delle colture e sulla loro resistenza alle malattie e ai parassiti. Senza terreni sani, la produttività agricola diminuirebbe, mettendo a rischio l’approvvigionamento alimentare di molte comunità”. In occasione della Giornata Mondiale per l’Alimentazione QuiFinanza Green ha incontrato Gianmaria Sannino, climatologo dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, che dal 2022 dirige la divisione dell’ENEA “Modelli e tecnologie per la riduzione degli impatti antropici e dei rischi naturali’. Il centro di ricerca è focalizzato sullo studio del cambiamento climatico e dei suoi impatti, sull’inquinamento atmosferico e sulla prevenzione del rischio sismico e idrogeologico.

La Giornata Mondiale dell’Alimentazione, che si tiene il 16 ottobre di ogni anno, commemora la fondazione della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, avvenuta 78 anni fa. Nel novembre 1979, la Conferenza FAO ha invitato i paesi membri a celebrare questa giornata, seguita da una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1980, che

Gianmaria Sannino, qual è il ruolo dei suoli nell’affrontare il cambiamento climatico e garantire la sicurezza alimentare?

I suoli giocano un ruolo fondamentale e multifunzionale nell’affrontare il cambiamento climatico e garantire la sicurezza alimentare, diventando elementi chiave nel tessuto dell’ecosistema globale. In termini di cambiamento climatico, i terreni agiscono come una delle più grandi riserve di carbonio del pianeta. Quando vengono gestiti in modo sostenibile, possono assorbire e immagazzinare enormi quantità di carbonio, funzionando come veri e propri “serbatoi”, che aiutano a bilanciare la quantità di CO2 nell’atmosfera. Questo processo, conosciuto come sequestro del carbonio, è essenziale per ridurre la concentrazione di gas serra e rallentare l’effetto serra. ha incoraggiato governi e organizzazioni a contribuire attivamente alla Giornata.

Ma non si tratta solo di carbonio, vero?

Esatto… i suoli sani e ben gestiti favoriscono anche la conservazione della biodiversità, migliorando la resilienza degli ecosistemi alle variazioni climatiche e ai fenomeni meteorologici estremi. Ad esempio, un terreno sano può trattenere meglio l’acqua, proteggendo le colture dalle siccità e prevenendo l’erosione. Per quanto riguarda la sicurezza alimentare, un suolo ben curato è la base di ogni sistema agricolo produttivo. Fornisce i nutrienti essenziali per le piante e influisce sulla salute delle colture e sulla loro resistenza alle malattie e ai parassiti. Senza suoli sani, la produttività agricola diminuirebbe, mettendo a rischio l’approvvigionamento alimentare di molte comunità. Pratiche agricole sostenibili che proteggono e rigenerano i suoli possono aumentare la fertilità, riducendo la necessità di fertilizzanti e pesticidi sintetici. Questo non solo riduce le emissioni di gas serra, ma garantisce anche colture più sane e ricche di nutrienti.

Come influiscono i cambiamenti climatici sulla produttività agricola e forestale, sia in termini di emissioni di gas serra che di capacità di assorbire carbonio?

L’innalzamento delle temperature e le alterazioni nei ritmi delle precipitazioni influenzano la crescita delle colture. Mentre alcune regioni potrebbero beneficiare di stagioni di crescita prolungate, molte altre sono esposte a siccità, ondate di calore e inondazioni che compromettono i raccolti. Questi fenomeni, oltre a danneggiare direttamente le piante, possono alterare le condizioni del suolo, rendendolo meno ospitale. Per quanto riguarda la silvicoltura, dobbiamo ricordare che gli alberi, essendo esseri viventi di lunga durata, sono particolarmente sensibili agli stress ambientali. Le elevate temperature e i cambiamenti nella disponibilità d’acqua possono limitare la loro crescita e, in situazioni estreme, causarne la morte su larga scala. Le foreste, che svolgono un ruolo fondamentale nell’assorbimento del carbonio, vedono la loro efficacia ridotta se vengono danneggiate. Non dobbiamo dimenticare inoltre che alcune pratiche agricole, se non gestite correttamente, possono peggiorare la situazione. Ad esempio, un’aratura eccessiva può liberare il carbonio immagazzinato nel suolo. Tuttavia, con una gestione accurata, terreni agricoli e foreste possono diventare potenti alleati nella cattura del carbonio, bilanciando in parte le emissioni di gas serra.

E i fertilizzanti?

L’uso di fertilizzanti e la decomposizione della materia organica possono produrre ulteriori emissioni, soprattutto con l’aumento delle temperature. Ma con ricerche avanzate e pratiche agricole sostenibili, queste emissioni possono essere limitate, potenziando al contempo la capacità del suolo di assorbire carbonio. Pur affrontando notevoli sfide a causa dei cambiamenti climatici, l’agricoltura e la silvicoltura possono, con una combinazione appropriata di gestione e ricerca, diventare protagonisti nella lotta contro il cambiamento climatico.

Fonte: ENEA
Gianmaria Sannino, climatologo dell’ENEA e direttore della divisione “Modelli e tecnologie per la riduzione degli impatti antropici e dei rischi naturali” (@ENEA)

In che modo il sistema suolo agisce come serbatoio di carbonio e come questo può contribuire a mitigare il cambiamento climatico?

Il suolo gioca un ruolo fondamentale come “magazzino” di carbonio, e comprenderne le dinamiche può aiutarci a capire come affrontare il cambiamento climatico. Pensiamo al terreno come a una grande spugna: esso assorbe carbonio dall’atmosfera attraverso la materia vegetale che muore e si decompone, immagazzinandolo poi sotto forma di materia organica. Quando le piante crescono, assorbono anidride carbonica dall’atmosfera attraverso la fotosintesi e la utilizzano per produrre energia, crescere e sviluppare la propria struttura. Una volta che le piante muoiono o perdono foglie, queste restano al suolo e iniziano un processo di decomposizione. Durante questo processo, parte del carbonio viene rilasciato nuovamente nell’atmosfera, ma una parte significativa rimane intrappolata nel terreno, contribuendo a formare la materia organica del terreno.

Perché questo aspetto è così importante?

Il mantenimento e l’aumento della capacità del suolo di immagazzinare carbonio è fondamentale per due motivi principali. Primo, riduce la quantità di CO2 nell’atmosfera, che è uno dei principali gas serra responsabili dell’effetto serra e, quindi, del cambiamento climatico. Secondo, un terreno ricco di materia organica è più fertile, ritenendo meglio l’acqua e i nutrienti, il che è benefico per l’agricoltura e la produzione alimentare. Si calcola che i suoli del pianeta potrebbero potenzialmente sequestrare da 2 a 5 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno, compensando una frazione significativa delle emissioni antropogeniche annuali. In altre parole, attraverso pratiche agricole sostenibili, riforestazione e conservazione delle aree verdi, possiamo potenziare la capacità del suolo di agire come un serbatoio di carbonio, aiutandoci non solo a combattere il cambiamento climatico, ma anche a garantire una terra più produttiva e resiliente per le future generazioni.

Quali sono queste pratiche agricole sostenibili?

Un suolo sano aiuta a mitigare l’effetto serra, poiché ha la capacità di assorbire e immagazzinare notevoli quantità di carbonio, aiutando così a diminuire le concentrazioni di CO2 nell’atmosfera. Esistono diverse pratiche agricole sostenibili che possono essere adottate per raggiungere questo obiettivo: l’adozione dell’agricoltura di conservazione è essenziale per mantenere il terreno in ottima salute. Questa tecnica riduce o addirittura elimina la necessità di lavorare il terreno, preservandone la struttura e prevenendo l’erosione. Allo stesso modo, mantenendo una copertura vegetale costante, si può salvaguardare il suolo, arricchirne la fertilità e facilitare l’immagazzinamento di carbonio.

E poi?

Un altro metodo efficace è l’agroforestazione, un approccio che integra alberi, colture e pascoli all’interno dello stesso spazio. Questa sinergia favorisce l’accumulo di carbonio nel terreno, combatte l’erosione e promuove una maggiore biodiversità. Adottare il compostaggio e privilegiare i fertilizzanti organici è un altro modo per potenziare la materia organica presente nel suolo, rendendolo più resiliente di fronte a siccità e malattie. Questi metodi non aumentano solo i rendimenti agricoli, ma diminuiscono anche la dipendenza dai fertilizzanti chimici, i quali, nel corso della loro produzione, possono liberare gas serra. È inoltre essenziale variare le colture e diversificare le piante per rompere i cicli di parassiti e patogeni, ridurre l’uso di pesticidi e potenziare la capacità del sistema agricolo di adattarsi ai mutamenti climatici. Una gestione oculata delle risorse idriche, soprattutto attraverso tecniche di irrigazione efficienti, contribuisce a minimizzare il consumo d’acqua e a controllare le emissioni di gas serra. Le strategie agricole sostenibili sono fondamentali non solo per mantenere un suolo sano, ma anche per combattere il cambiamento climatico. Adottando queste pratiche, possiamo ambire a un panorama agricolo del futuro più robusto e rispettoso dell’ambiente.

Ma il degrado del suolo e il cambiamento climatico si influenzano reciprocamente, creando un circolo vizioso…

Il degrado del terreno e il cambiamento climatico si influenzano reciprocamente in un intricato intreccio. Iniziamo col considerare il suolo sano come un importante serbatoio di carbonio. Quando il terreno si degrada, ad esempio a causa della deforestazione o di pratiche agricole non sostenibili, enormi quantità di carbonio immagazzinato nel terreno vengono rilasciate nell’atmosfera sotto forma di anidride carbonica o altri gas serra. Questo rilascio contribuisce all’effetto serra, accelerando il cambiamento climatico. A sua volta, il cambiamento climatico porta a condizioni meteo estreme, come periodi prolungati di siccità o piogge torrenziali. Queste condizioni estreme possono causare erosione del suolo, perdita di nutrienti e diminuzione della capacità del terreno di trattenere l’acqua. Un terreno eroso o degradato ha una minore capacità di immagazzinare carbonio, rilasciando ancora più gas serra nell’atmosfera.

E poi c’è l’aumento delle temperature…

Che fa aumentare anche l’evaporazione dell’acqua dal suolo, rendendolo ancora più secco e suscettibile alla degradazione. Una terra secca è meno produttiva e meno in grado di sostenere la vegetazione, il che significa che c’è meno vegetazione per assorbire il carbonio atmosferico attraverso la fotosintesi. Quindi, mentre il degrado del suolo accelera il cambiamento climatico rilasciando carbonio, il cambiamento climatico, a sua volta, aggrava ulteriormente il degrado del terreno attraverso condizioni meteorologiche estreme. Questo rapporto di mutua influenza crea un circolo vizioso che potrebbe diventare sempre più difficile da interrompere se non vengono adottate misure per combattere sia il degrado del suolo sia il cambiamento climatico.

In conclusione, secondo lei quali sono le sfide più urgenti che la zona del Mediterraneo deve affrontare a causa del cambiamento climatico?

L’area del Mediterraneo, data la sua particolare posizione geografica e la sua rilevanza ecologica ed economica, è particolarmente sensibile al cambiamento climatico. Questa regione ha affrontato, e continuerà ad affrontare, una serie di sfide legate ai mutamenti climatici. In primo luogo, l’incremento delle temperature e le crescenti ondate di calore hanno avuto un impatto significativo sulle risorse idriche, riducendo la disponibilità d’acqua dolce e aumentando la frequenza e la gravità delle siccità. Questo ha effetti anche sull’agricoltura, con un potenziale calo della produttività e della sicurezza alimentare.
Inoltre, l’innalzamento del livello del mare può erodere le coste, inondare le aree costiere e minacciare gli ecosistemi marini e costieri, compresi habitat fondamentali come le zone umide. Un altro aspetto da considerare è la desertificazione, che sta progredendo in molte parti del Mediterraneo, riducendo la fertilità del suolo e limitando ulteriormente la capacità agricola della regione.

Cosa sta facendo l’ENEA per contrastare questi fenomeni?

L’ENEA, consapevole dell’importanza di queste sfide, sta svolgendo un ruolo cruciale nella ricerca e nell’innovazione per mitigare gli effetti del cambiamento climatico nel Mediterraneo. Attraverso studi avanzati e progetti pilota, l’ENEA si concentra sullo sviluppo di soluzioni sostenibili per l’agricoltura, la gestione delle risorse idriche e la protezione degli ecosistemi. Inoltre, collabora con partner internazionali per monitorare e prevedere le variazioni climatiche, fornendo dati preziosi ai decisori per la pianificazione e l’adozione di misure di adattamento efficaci.