Roma Expo 2030, ecco i maxi progetti che nasceranno

Manca molto ancora alla prossima Expo ma Roma è fra le candidate, ecco i progetti che prenderanno vita in caso di vittoria

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

L’Esposizione Universale di Roma 2030 si propone come un evento più verde, più inclusivo e più innovativo. L’assegnazione avverrà a novembre, il che significa che il tempo a disposizione è limitato. Tuttavia, l’Expo rappresenta un evento di grande importanza e richiamo a livello mondiale, che darebbe un nuovo impulso all’economia della Capitale e offrirebbe una grande visibilità al nostro Paese, attirando un numero maggiore di turisti. Sono stati concepiti numerosi progetti in caso di vittoria, e il fulcro della manifestazione sarebbero Tor Vergata e le Vele, progettate dall’architetto Santiago Calatrava. Tuttavia, verranno allestiti anche altri padiglioni in città e si prevede un potenziamento dei trasporti per garantire una migliore accessibilità ai visitatori.

L’idea dell’Expo Solar Park

La candidatura della Capitale per Expo 2030 è senza dubbio ambiziosa. Giorgia Meloni ha recentemente presentato tale candidatura durante la sua visita a Parigi, dove ha incontrato il presidente Macron. Prima di questo incontro, ha partecipato all’Assemblea generale del Bureau International des Expositions, un evento che precede il voto di novembre per determinare quale città ospiterà Expo nel 2030.

Uno dei progetti chiave dell’Esposizione Universale di Roma 2030 è l’Expo Solar Park, un parco energetico di 150.000 metri quadrati progettato dall’architetto Carlo Ratti, direttore del Senseable Lab del MIT di Boston. Situato a Tor Vergata, nella zona sud di Roma, appena fuori dal GRA, questo parco solare urbano sarà il più grande al mondo, con la capacità di produrre fino a 36 megawatt di energia.

Il parco sarà caratterizzato da centinaia di “alberi energetici”, composti da pannelli solari che si aprono e si chiudono durante il giorno, offrendo riparo e ombra ai visitatori nelle giornate soleggiate. Sarà suddiviso in tre aree che simboleggiano la transizione dal contesto urbano a quello naturale. La prima area, chiamata “Città”, fungerà da Expo Village durante l’evento e successivamente verrà integrata come estensione dell’Università di Roma. Il “Boulevard” sarà un percorso che attraverserà i padiglioni delle diverse nazioni partecipanti, mentre il “Parco” sarà una zona interamente dedicata alla vegetazione.

Il tema dell’Esposizione Universale sarà “Persone e Territori: Rigenerazione, Inclusione e Innovazione”, il che indica chiaramente la visione di trasformazione del territorio di Roma e l’approccio con cui la Capitale si appresta ad accogliere uno degli eventi più importanti al mondo, in caso di vittoria nella selezione che si terrà tra pochi mesi. Questo tema sottolinea l’importanza della rigenerazione urbana, dell’inclusione sociale e dell’innovazione come elementi chiave per lo sviluppo sostenibile e la crescita della città.

Miglioramenti anche nella mobilità

L’Esposizione Universale di Roma 2030 prevede importanti miglioramenti nella mobilità urbana, tra cui il prolungamento della linea C della metropolitana di Roma. Questa tratta, che rappresenta il più recente sistema di metropolitane della città, sarà ripensata per collegare la periferia, passando per il Colosseo e Piazza Venezia, fino ad arrivare al capolinea di Grottarossa.

Il sindaco Gualtieri ha annunciato che durante l’intera durata dell’evento, l’orario di funzionamento della metropolitana sarà prolungato fino all’1 di notte, al fine di garantire una migliore accessibilità e mobilità per i visitatori.

Inoltre, sono previsti potenziamenti anche nel settore ferroviario, con tre interventi specifici: il collegamento da Valle Aurelia a Tor di Quinto, da Tor di Quinto al Bivio Pineto-Stazione Aurelia e un’ulteriore estensione verso la zona nord di Roma, con un investimento totale di 1245 milioni di euro. I lavori saranno completati entro il 2029, rendendo la città più “smart” e pronta ad accogliere l’Expo dell’anno successivo.

Quanto sarà grande Expo Roma 2030

Sebbene il fulcro dell’evento sarà a Tor Vergata, l’Esposizione Universale si estenderà anche ad altre zone della città. Ad esempio, è previsto un padiglione ai Fori Imperiali e altri due padiglioni in altrettante aree non specificate, dedicati alla storia dell’umanità e all’interazione tra persone e territori.

Una delle caratteristiche distintive di Expo Roma 2030 sarà il coinvolgimento di diverse zone cittadine e un percorso verde che attraverserà il Parco dell’Appia Antica.

Le dimensioni e gli effetti economici di Expo Roma 2030 sono impressionanti. Il valore complessivo dei lavori si aggira intorno ai 50 miliardi di euro, con la creazione di 11.000 nuove aziende e 300.000 nuovi posti di lavoro. Si prevede un impatto economico diretto di 10 miliardi di euro e quasi 6 miliardi di investimenti esteri. L’affluenza prevista è di 23 milioni di visitatori, che potrebbe arrivare a 30 milioni considerando anche le persone che torneranno più volte.

Inoltre, è prevista la partecipazione di circa 20.000 volontari al giorno, come indicato nel dossier presentato dalla Meloni. Molte scuole parteciperanno anche all’evento. L’intero progetto è ambizioso e il sindaco Gualtieri stesso lo ha definito una candidatura unica nel suo genere. Sarà in grado di superare la concorrenza e ottenere l’assegnazione dell’Esposizione Universale?

La Vela di Calatrava: la sua storia

Il fulcro dell’Esposizione Universale di Roma 2030 saranno le Vele di Calatrava, o meglio, la Vela, poiché l’opera è rimasta incompiuta. L’Expo rappresenta un’opportunità unica per valorizzare qualcosa che attualmente viene considerato uno spreco di denaro pubblico e un ostacolo da rimuovere. Questa area diventerà, dopo l’Expo, un Polo della conoscenza aperto agli studenti, e saranno sviluppati collegamenti di trasporto per agevolare l’accesso alla struttura.

L’occasione è unica per valorizzare non solo la Capitale, ma anche un’area che da tempo è stata abbandonata al degrado e, nonostante la presenza di un’importante Università, versa in uno stato di trascuratezza. L’Expo potrebbe anche rappresentare un modo per ridare vita a un’opera incompiuta, progettata originariamente per ospitare i Campionati Mondiali di Nuoto del 2009, ma che non venne completata in tempo. Da allora è rimasta incompiuta e visibile solo quando si percorre la tratta dell’autostrada che attraversa la periferia orientale di Roma.

La Vela si caratterizza per la sua forma che ricorda la pinna di uno squalo ed è una delle due strutture progettate dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava per coprire due palazzetti speculati, uno per gli sport acquatici e uno per il basket e la pallavolo. Intorno alla struttura era previsto un campus attrezzato. Oggi, l’opera voluta dall’ex sindaco Walter Veltroni, in collaborazione con l’Università, per creare una Città dello Sport, suscita rabbia tra i cittadini perché avrebbe dovuto dare prestigio all’area est della Capitale, ma si è trasformata in un altro esempio di spreco di denaro pubblico, avendo avuto un costo di 660 milioni di euro.

I lavori per il progetto iniziale vennero interrotti dal successivo sindaco Alemanno, che capì che l’opera non sarebbe stata completata in tempo. Successivamente, i lavori furono ripresi in vista della candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020. Tuttavia, anche in questa occasione, non si sono avute prospettive concrete per il completamento e i lavori vennero nuovamente interrotti. Guardando la struttura, si può ammirare la sua imponenza ed è indubbiamente suggestiva. Si tratta di un intreccio di parti metalliche su cui sarebbero dovuti essere installati pannelli di vetro opaco per garantire una buona illuminazione interna. Dall’alto si può anche notare la base di quella che avrebbe dovuto essere la seconda Vela, ma che non è mai stata costruita.

Il destino della Vela: come verrà usata per Expo 2030

Nel corso del tempo si è assistito a un continuo scaricabarile per quanto riguarda le responsabilità riguardanti questa situazione. Risulta difficile accettare che un’opera così estesa e firmata da un architetto di fama mondiale versi in stato di abbandono. Va detto che spesso le opere di Calatrava si dimostrano più costose e complesse di quanto preventivato, tuttavia, in questo caso sembra che la colpa non sia interamente da attribuire allo spagnolo.

Diversi fattori hanno avuto un ruolo significativo, come il mancato controllo da parte del Comune e la scarsa coordinazione tra l’Università, l’amministrazione e la società responsabile dei lavori. Molti puntano il dito verso l’amministrazione di Alemanno, che sembrerebbe essersi disinteressata al progetto durante una fase cruciale.

Negli anni, molte persone hanno espresso la volontà di demolire l’opera, incluso il candidato sindaco del 2021 Carlo Calenda. Tuttavia, un progetto dell’Università di Tor Vergata mirava a recuperare la struttura nota come “Vela”. Ora, finalmente, abbiamo una reale opportunità di infondere nuovo vigore e un’immagine rinnovata a questo complesso, eliminando l’immagine di abbandono che l’ha oscurata per anni. L’Expo rappresenta un’ottima occasione per conseguire questo obiettivo e per promuovere un’immagine positiva della Capitale italiana.