Fallisce Hyperloop: addio al treno supersonico nato da un’idea di Elon Musk

Il rivoluzionario sistema di trasporti sembra destinato a fallire insieme alla chiusura della startup, tra le più grandi a investire nella tecnologia

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Il progetto Hyperloop One chiude definitivamente i battenti e con esso il sogno di un treno supersonico. La startup, nata dall’idea di Elon Musk di sparare vagoni in condotti sottovuoto a velocità da jet, sta svendendo asset e uffici, licenziando tutti i dipendenti. Come riportato da Bloomberg, la società dovrebbe fermare ufficialmente le attività alla fine dell’anno e tutta la proprietà intellettuale dovrebbe passare al suo azionista di maggioranza, il principale operatore portuale di Dubai DP World. Anche se in giro per il mondo rimarranno diversi progetti Hyperloop, il fallimento di una delle maggiori aziende che ha investito di più sul supertreno rende più remoto lo sviluppo di questa tecnologia in un futuro prossimo.

Il progetto

L’impresa avrebbe dovuto rivoluzionare il sistema dei trasporti spostando passeggeri e merci in tubi a pressione talmente bassa da fare fluttuare i vagoni con una velocità circa mille chilometri orari. Ma la startup, che dalla sua nascita nel 2014 ha raccolto circa 450 milioni di euro tra fondi di venture capital e altri investimenti, si è dovuta arrendere di fronte a costi della tecnologia troppo alti, rallentamenti e frenate nella ricerca, oltre anche ai diversi guai che hanno interessato alcuni manager della società.

Come ricostruisce Agi, l’idea di Hyperloop sarebbe nata durante una conversazione tra Musk e l’investitore iraniano-americano della Silicon Valley, Shervin Pishevar: il fondatore di Tesla e Space X pubblicò nel 2013 l’Hyperloop Alpha paper dove illustrava quella che definiva la “quinta modalità di trasporto”, il progetto di capsule aerodinamiche in alluminio che avrebbero consentito di far viaggiare persone e merci nel vuoto pneumatico di tubi a pochi metri del suolo o sottoterra, ricoprendo grandi distanze in pochissimo tempo (come la tratta Los Angeles-San Francisco in 30 minuti) e abbattendo così tempi, costi ed emissioni.

L’intuizione aveva raccolto l’entusiasmo di ingegneri e investitori in giro per il mondo, portando alla nascita di decine di società che in breve tempo hanno cercato di replicare il treno supersonico nei rispettivi Paesi chiudendo accordi con le ferrovie locali, così come ha fatto Hyperloop Italia in Veneto (qui avevamo parlato dell‘ipotesi dei 25 minuti di percorrenza con Hyperloop da Roma a Milano).

Il fallimento

Intanto la startup statunitense aveva attirato l’interesse del miliardario britannico Richard Branson che acquisì Hyperloop One cambiandole il nome in Virgin Hyperloop One.

L’imprenditore a capo della Virgin aveva già ottenuto 50 milioni di dollari ai quali si aggiunsero 172 milioni di dollari nel 2019, che sarebbero serviti anche alla costruzione di un lungo hub in Nevada per testare la fattibilità e la sicurezza del treno supersonico.

Nel frattempo incominciarono i guai giudiziari con alcuni co-fondatori, come Brogan BamBrogan, con il quale la società affrontò una causa per le accuse di molestie e sabotaggio nei suoi confronti, e come Shervin Pishevar, estromesso con accuse di violenza sessuale e cattiva condotta.

Nel 2020 è stato condotto il primo e unico test con passeggeri umani, che non ha portato però ai risultati sperati: la capsula raggiunse una velocità massima di 160 km/h, molto al di sotto delle attese.

Infine, durante la pandemia quasi tutti i manager e fondatori hanno lasciato Hyperloop One, che ha anche eliminato la Virgin dal suo nome dopo che la società ha deciso di abbandonare il progetto di viaggi passeggeri a favore di quelli cargo.