Il Manifesto AI di Milano è il primo regolamento urbano sull’intelligenza artificiale

Con la Digital Week 2025, Milano presenta un manifesto per l’uso etico dell’IA, diventando la prima città italiana a dotarsi di un regolamento AI integrato con GDPR e AI Act.

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Danilo Supino

Data journalist

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Durante la Milano Digital Week 2025, il Comune ha ufficialmente presentato il Manifesto per l’uso dell’intelligenza artificiale, un documento che stabilisce principi, linee guida e finalità per l’utilizzo dell’IA in ambito urbano. Con questa mossa, Milano si propone come la prima città italiana ad adottare un regolamento locale sull’intelligenza artificiale, nel tentativo di coniugare innovazione, trasparenza e tutela dei diritti dei cittadini.

Il Manifesto AI di Milano: contenuti e valori

Il documento definisce sei valori fondamentali cui il Comune si impegna: umanesimo digitale, trasparenza, inclusione, responsabilità, sostenibilità e sperimentazione.

Tra le misure previste ci sono:

  • la predisposizione di atti interni che disciplinino l’uso dell’IA all’interno dell’amministrazione;
  • la formazione del personale comunale su sistemi di IA ad alto rischio;
  • l’uso di contratti-safeguard con fornitori esterni, con clausole che assicurino compliance normativa;
  • la promozione di progetti partecipativi con la cittadinanza e meccanismi di feedback.

Il Manifesto non è un semplice appello morale: assume la forma di un vero quadro regolatorio urbano, che raccorda prassi amministrative con vincoli legali e standard tecnici, e anticipa la disciplina europea dell’IA.

Milano prima in Italia: contesto e potenzialità

L’iniziativa ha una forte valenza non solo simbolica. Milano diventa la prima città italiana ad attivare un regolamento AI a livello locale.

Già con AI e Città, la Smart City Alliance milanese aveva elaborato linee guida per la progettazione urbana con IA, insistere su “sicurezza by design” e integrazione dei dati urbani.

Inoltre, Milano è da tempo riconosciuta come la città più “smart” d’Italia: secondo il City Vision Score 2024, ha ottenuto il primo posto nelle classifiche nazionali di intelligenza urbana, grazie alla performance in settori come smart governance, mobilità e economia digitale.

Il regolamento AI comunale potrà fare da banco di prova: se efficace, sarà un modello replicabile in altre città italiane o europee. Vista la tradizione di innovazione tecnologica e digitale, l’esperimento milanese va collocato all’interno del regime normativo europeo e nazionale.

Il GDPR e l’IA

Dal 2016 ad oggi, il Parlamento Europeo ha lavorato nella direzione di regolamentare sempre di più il rapporto tra cittadini (ma anche aziende) e digitale. Il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) resta, infatti, il pilastro della tutela dei dati personali. Ogni uso dell’IA che impieghi dati identificabili deve rispettare i principi di liceità, minimizzazione, correttezza, trasparenza e responsabilità. In particolare, gli interessati devono ricevere informazioni chiare sui trattamenti (come citati negli art. 13-14) e hanno il diritto di opporsi o ottenere la cancellazione dei dati.

Laddove un sistema AI operi decisioni automatizzate, il GDPR impone adeguate garanzie (art. 22) come la possibilità di intervento umano.

L’AI Act europeo

Il regolamento UE sulle intelligenze artificiali (Regolamento 2024/1689), invece, è entrato in vigore il 1° agosto 2024.

L’AI Act adotta un approccio basato sul rischio. Alcune pratiche sono proibite (es. manipolazione subliminale, social scoring, sorveglianza biometrica in tempo reale), mentre le applicazioni ad alto rischio (ad esempio nei settori salute, giustizia, trasporti) sono soggette a obblighi stringenti di trasparenza, qualità dei dati, supervisione umana e audit.

Molti obblighi dell’AI Act diventeranno pienamente applicabili solo entro agosto 2026. Ma intanto, l’Italia ha approvato a fine settembre la legge che completa il quadro AI-nazionale, anticipando penalità per usi illeciti e introducendo obblighi di trasparenza e responsabilità.

Milano come città-laboratorio

Da tenere in considerazione che l’AI Act non sostituisce il GDPR. La normativa sulla protezione dei dati resta primaria, ma l’AI Act introduce regole aggiuntive su qualità, accountability e governance nei sistemi basati su IA.

In questo contesto, il regolamento locale di Milano potrà esercitare un ruolo di “laboratorio di conformità”: sperimentare audit interni, codici etici, coinvolgimento dei cittadini e monitoraggio continuo.

In questo modo, Milano non propone soltanto una dichiarazione d’intenti, ma si propone come prima città in Italia a tradurre in regolamento locale i principi dell’IA etica, mettendo la persona al centro. Il contesto europeo impone vincoli ma offre anche opportunità: le amministrazioni urbane possono fare da trait d’union tra cittadini, impresa e tecnologia. Milano può testare modelli replicabili e fungere da “città laboratorio” per una governance urbana dell’IA che sia innovativa, inclusiva e ben regolata.