Intelligenza artificiale già in crisi: i dubbi degli investitori affossano big tech

Aumentano i dubbi degli investitori sull'Intelligenza artificiale e big tech inizia a risentirne sui mercati finanziari

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 28 Luglio 2024 20:12

Le grandi aziende tecnologiche hanno subito uno dei più gravi rallentamenti in Borsa negli ultimi anni. Da quando avevano tagliato le migliaia di posti di lavoro in eccesso accumulati durante la pandemia, le società del settore avevano cominciato una corsa rialzista fondamentalmente ininterrotta. Il Nasdaq ha però fatto segnare la sua peggiore performance dal 2022, bruciano mille miliardi di dollari.

La ragione di questo rallentamento è stata ricondotta soprattutto ai pessimi risultati trimestrali che quasi tutte le aziende tecnologiche hanno pubblicato. Risultati che, pur legati a diversi fattori, hanno un comune denominatore nell’interpretazione che molti analisti hanno dato. L’intelligenza artificiale non sta dando i frutti sperati.

La giornata nera di big tech

Martedì 23 luglio è stata la giornata peggiore per la Borsa degli Usa dal 2022. Alla luce di alcuni risultati deludenti da parte di quasi tutte le società tecnologiche americane, si è interrotta l’ondata di rialzi che da quasi due anni aveva accompagnato queste aziende e le loro azioni. Meta e Alphabet, rispettivamente parent company dei gruppi di Facebook e Google, hanno perso più del 5% in un giorno. Microsoft, Apple e Amazon, il cui business è meno legato alla parte software rispetto alle prime due, hanno lasciato sul terreno circa il 3%.

Ci sono poi i casi particolari. Tesla, azienda che produce auto elettriche di proprietà di Elon Musk, ha perso il 12% dopo aver diffuso un report trimestrale pessimo, con un calo dei profitti del 7%. Gli investitori sono anche stati spaventati dall’annuncio, fatto dallo stesso patron della società, che il prossimo grande progetto di Tesla, i veicoli a guida autonoma, saranno rimandati a ottobre. Quella dei “robotaxi” è una promessa che Elon Musk annuncia ripetutamente da ormai 5 anni come prossima alla realizzazione.

Altro titolo che ha sofferto particolarmente in Borsa è Nvidia. Poco più di un anno fa questa azienda era un produttore di nicchia di schede grafiche, famoso nel mondo dei videogiochi e che aveva avuto moderato successo anche grazie alle criptovalute. I suoi sistemi però si sono rivelati perfetti per addestrare l’intelligenza artificiale in 12 mesi le sue quotazioni sono andate oltre ogni aspettativa, facendola diventare l’azienda più capitalizzata al mondo. In un giorno però, ha perso il 6% del suo valore.

I primi dubbi sull’intelligenza artificiale

Il crollo di Nvidia mostra uno dei primi grandi dubbi degli investitori riguardo a un settore che, fino a questo momento, era sembrato in grado di attrarre fondi infiniti: l’intelligenza artificiale. La prima istituzione a sollevare perplessità sull’argomento è stata la grande banca di investimenti Goldman Sachs. Un’analisi di alcuni esperti del mercato tecnologico ha infatti sottolineato che, pur avendo un enorme potenziale, l’IA generativa potrebbe non produrre in tempi rapidi i profitti necessari a ripagare gli enormi investimenti che richiede.

Da una parte, sottolinea il report, l’intelligenza artificiale costa moltissimo. Non soltanto in termini di consumi dei data center necessari al suo addestramento e al suo funzionamento, ma anche su quello infrastrutturale. L’aggiornamento alle reti elettriche dei soli Stati Uniti, in modo che siano in grado di reggere la domanda prevista per le aziende di intelligenza artificiale, richiederebbe secondo una stima 3mila miliardi di dollari.

Dall’altra, al momento, l’IA generativa non sembra in grado di produrre grandi profitti. Le professioni che promette di sostituire non sono così costose per le aziende da giustificare gli investimenti necessari allo sviluppo dei modelli necessari. Nelle parole del report di Goldman: “L’intelligenza artificiale generativa non risolve i grandi problemi”.