Sono arrivati come di consueto i nuovi dati del monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità sulla situazione Covid in Italia, che potrebbero determinare da lunedì il passaggio dalla zona gialla alla zona arancione per alcune Regioni. La buona notizia è che finalmente il picco della quinta ondata è stato raggiunto (non quarta, come erroneamente riportano molti media, perché in Italia eravamo partiti prima e siamo avanti di una rispetto al resto d’Italia).
Indice
Incidenza, Rt e ospedali: la situazione al 21 gennaio
L’incidenza settimanale dei nuovi contagi si è finalmente stabilizzata e l’Rt è in calo, anche se ancora al di sopra della soglia epidemica. L’incidenza si è fissata a 2.011 casi ogni 100mila abitanti nel periodo compreso tra il 14 e il 20 gennaio, rispetto a 1.988 casi registrati nella settimana precedente.
Nel periodo 22 dicembre-4 gennaio, l’Rt medio calcolato sui casi Covid sintomatici è stato invece pari a 1,31, in diminuzione dunque rispetto alla settimana precedente ma ancora al di sopra della soglia epidemica. Lo stesso andamento si registra per l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero: Rt a 1,01 all’11 gennaio, rispetto all’1,2 del 4 gennaio.
Stabile anche il tasso di occupazione dei posti letto nei reparti di terapia intensiva da parte di pazienti Covid, che si attesta al 17,3% al 20 gennaio, rispetto al 17,5% della scorsa settimana. Il tasso di occupazione in aree mediche invece è in aumento al 31,6%, rispetto al 27,1% della settimana precedente.
L’Iss evidenzia però che diverse Regioni/Province autonome hanno segnalato problemi nell’invio dei dati del flusso individuale e non si può escludere che i valori di questa settimana possano essere sottostimati.
Quali Regioni rischiano di più
Mentre il governo sta per varare il nuovo Dpcm con le attività esentate dall’obbligo di green pass, secondo quanto segnala l’Istituto, 7 Regioni sono a rischio alto e 11 a rischio moderato. La Provincia autonoma di Bolzano è quella con l’incidenza più alta d’Italia, pari a 3.468,7 su 100mila abitanti, in aumento rispetto ai 2.538 della settimana precedente. Al secondo posto la Provincia autonoma di Trento con 2.797,2.
Il più alto tasso di occupazione di posti letto in area medica si registra in Valle d’Aosta, con una percentuale del 54,5%; al secondo posto c’è la Calabria con il 40,1%, al terzo la Liguria con il 39,7%.
Il più alto tasso di occupazione di posti letto in terapia intensiva si registra invece nelle Marche, con una percentuale del 23,9%; seguono il Friuli-Venezia Giulia con il 22,9% e il Piemonte con il 22,8%.
Zona arancione dal 24 gennaio: chi rischia
Sono tre i parametri da superare a livello regionale per entrare in zona arancione:
- incidenza superiore ai 150 casi per 100mila abitanti
- soglia del 30% dei posti letto occupati nei reparti ordinari
- soglia del 20% dei posti letto occupati nelle terapie intensive.
Stando ai dati, 4 Regioni rischiano la zona arancione lunedì 24 gennaio, ma come sempre si attende l’ordinanza del ministro della Salute Speranza. A rischiare il cambio di colore e l’addio alla zona gialla sono:
- Piemonte
- Friuli Venezia-Giulia
- Abruzzo
- Sicilia.
La situazione in bilico del Piemonte
Il Piemonte è l’osservato speciale, “ma si attende la valutazione definitiva e ufficiale da parte della Cabina di regia ministeriale” ha fatto sapere la Regione.
Nonostante un quadro complessivo che dimostra sia nella diffusione del virus che nel numero di nuove ospedalizzazioni una situazione in “costante miglioramento”, il Piemonte ha superato in piccolissima percentuale (0,3%) uno dei parametri per il passaggio in arancione e su questo ha inciso evidentemente il ricovero delle persone non vaccinate, che continuano a occupare i 2/3 delle terapie intensive e più della metà dei posti letto ordinari, ponendo il Piemonte così come altre Regioni in Italia sopra la soglia di allerta.
Questo quanto hanno spiegato il presidente della Regione Alberto Cirio e l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, rinforzando la tesi dei governatori che chiedono al governo Draghi lo scomputo dei positivi asintomatici ricoverati ma per altre patologie e il superamento del sistema a colori, o al massimo il mantenimento della zona rossa.
Cosa cambia in zona arancione, solo per i non vaccinati
Va comunque precisato che l’ingresso in zona arancione per le persone vaccinate non porta di fatto nessuna ulteriore restrizione. Per chi possiede il super green pass da vaccinazione o avvenuta guarigione non cambia praticamente nulla, ma solo per chi non è vaccinato.
Per chi non ha il green pass, gli spostamenti con mezzo proprio verso altri comuni della stessa Regione o verso altre Regioni sono consentiti solo per lavoro, necessità, salute o per servizi che non siano disponibili nel proprio comune. Restano consentiti invece gli spostamenti dai comuni con un massimo di 5mila abitanti,verso altri comuni entro i 30 km, tranne che verso il capoluogo di provincia.
Vietato l’accesso ai negozi presenti nei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi (tranne alimentari, edicole, librerie, farmacie, tabacchi), la pratica di sport di contatto all’aperto e la partecipazione a corsi di formazione in presenza.
Valle d’Aosta salva? Niente zona rossa?
Buone notizie invece per la Valle d’Aosta, che sembra scampare la tanto temuta zona rossa. Da una settimana in zona arancione, i dati di questa settimana collocherebbero la Regione in zona gialla e allontanano il pericolo di finire in zona rossa.
“Il passaggio in arancione, legato a pochi casi, ha causato un grave danno d’immagine alla Regione” ha commentato all’Adnkronos il presidente della Regione Erik Lavevaz. Questo in una stagione cruciale e per tutto il settore del turismo invernale, “che ha messo in campo un grande lavoro di preparazione e grandi attenzioni”.
Questo “altalenare” di situazioni, legato ai piccoli numeri della Regione, viene letto dal governatore, e come lui anche dagli altri, come un segno di come sia necessario rivedere nel complesso il sistema delle regole e andare verso un superamento delle zone di rischio come inteso finora.
“Andiamo verso una convivenza con il virus, che possiamo affrontare con l’esperienza accumulata fin qui e con lo strumento imprescindibile della vaccinazione”, ha sottolineato Lavevaz.