Secondo gli esperti, le frane sono un rischio concreto per l’Italia. La Terra si ribella, trema e continua a mostrarci – senza fare sconti – le conseguenze del cambiamento climatico, spesso acuite dall’azione dell’uomo o dal mancato intervento di un piano di intervento concreto nel contrastarle.
Non solo tempeste sempre più violente, uragani e nubifragi, il nostro Paese è – tra gli europei – quello che si distingue per maggiori aree a rischio franoso. Si tratta di eventi che incidono sull’ambiente e sull’uomo, esponendo secondo gli esperti determinate zone più di altre.
Allerta frane in Italia: le aree a rischio
Secondo i dati riportati da Ispra, il dissesto idrogeologico costituisce un tema di particolare rilevanza per l’Italia a causa degli impatti sulla popolazione, sulle infrastrutture lineari di comunicazione e sul tessuto economico e produttivo. Il Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia, aggiornato al 2018 e pubblicato dall’Istituto, specifica che a contribuire a peggiorare questa condizione è stato sicuramente il forte incremento delle aree urbanizzate, verificatosi a partire dal secondo dopoguerra, che spesso in assenza di una corretta pianificazione territoriale ha portato a un considerevole aumento degli elementi esposti a frane e alluvioni, e quindi del rischio. Le superfici artificiali sono passate infatti dal 2,7% negli Anni Cinquanta al 7,65% del 2017.
Secondo la mosaicatura 2020-2021, invece, la superficie complessiva italiana delle aree a pericolosità da frana e delle aree di attenzione è pari a 60.481 kmq, circa il 20% del territorio nazionale. L’8,7% delle superfici italiane è appartenente alle classi di rischio più elevate (P3 e P4). In totale, l’area caratterizzata da elevata o molto elevata pericolosità franosa è pari a 26.385 kmq.
In queste aree così complesse, come riporta Openpolis, vivono 1,3 milioni di abitanti. Per cui, rapportando la popolazione a rischio con la popolazione residente, la regione con la maggior percentuale di abitanti in zone di questo tipo è la Valle d’Aosta (12,09%) seguita da Basilicata (7,02%) e Molise (6,08%). I valori più bassi si registrano in Lombardia (0,47%), Friuli-Venezia Giulia (0,37%) e Veneto (0,14%).
I Comuni a rischio: la mappa delle zone più esposte al pericolo frane
I dati continuano ad essere preoccupanti anche e soprattutto se si rapportano alla popolazione residente nelle zone più esposte al pericolo frane. Sono 97 su 7.904 i comuni in cui la percentuale di abitanti di aree caratterizzate da pericolosità di frana supera il 50%, mentre Sauze d’Oulx (Torino) e Panni (Foggia) la percentuale di residenti sale al 100%.
La provincia caratterizzata dal maggior numero di edifici in zone a elevato rischio invece di frane è Salerno (31.379) a cui seguono Genova (20.672), Torino (19.526) e Lucca (18.846). Al contrario, i valori più bassi si registrano a Gorizia (16), Monza e Brianza (4) e Milano (3).
In generale però, anche a fronte di come sta cambiando il clima, gli esperti continuano a sostenere – giustamente – che la strategia migliore rimane quella di prevenire, invece che curare. Per mitigare questo tipo di fenomeni, viene spiegato nel rapporto Ispra, è necessario “effettuare opere infrastrutturali per consolidare i pendii instabili e il potenziamento della rete di monitoraggio”. Inoltre, per le nuove costruzioni rimane fondamentale e importante “selezionare territori caratterizzati da rischio minore, con particolare attenzione a edifici strategici quali scuole, ospedali e uffici pubblici”. Poiché solo “una corretta pianificazione territoriale e un’attività conoscitiva su scala nazionale hanno un ruolo strategico nel contenimento degli effetti di questi eventi sulla vita umana”.